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Tra Re, Regine e morti ammazzati (XII)

La lettrice scomparsa di Fabio Stassi, Sellerio 2016

Già letto e recensito (per due volte) Curarsi con i libri di Ella Berthoud e Susan Elderkin, Sellerio 2013. Cosa c’entra questo libro con il presente? Intanto l’autore ne fu il curatore e da lì deve avere preso lo spunto per questa storia.

Ma veniamo al sodo. Siamo a Roma e abbiamo proprio un personaggio che si inventa come lavoro la biblioterapia. Ovvero curare le persone con i libri, ovvero Vince Corso, professore precario, padre sconosciuto (ogni tanto gli manda una cartolina), lasciato dalla moglie Serena (assillato dall’abbandono), in affitto di monocamera in via Merulana (ci ricorda qualcosa) con poster di Buster Keaton e poltrona in pelle anni Cinquanta. Qualche cliente arriva. Donne. Cito a braccio senza ricontrollare a partire da Carla con il problema dei capelli impossibili; Velia lasciata dal marito per una ragazza più giovane di lui; Rosalba, abbandonata, invece, dal fidanzato perché sta per diventare cieca; Elettra l’”elettrica” che lancia il primo oggetto a portata di mano; Melissa spallata del “coinquilino”, ovvero del marito (immagina anche di vederlo morto); Elena che si butta sull’alcool perché le sembra di vivere in una stanza vuota; Guendalina a cui piace infrangere il pudore; Margherita Dupuis, la donna cannone decisa ad ingrassare per il suo lavoro, è dimagrita perché desiderava andare più in alto (un po’ di sorriso ci vuole); Lidia, vecchia con voce giovanile, ex attrice, non riesce più a leggere, non ricorda i nomi, confonde le trame. E allora giù a chiedere qualche lettura curativa, a discutere, confrontarsi, litigare, sulla vita, sull’uomo e sulla donna, sui rapporti ormai logori e finiti, sulla voglia di cambiare, di ribellarsi, di evadere, di togliersi dalle palle. Qualche consiglio di lettura, anche un audiolibro, accettato o rifiutato.

Con Emiliano, suo amico libraio, discussione approfondita (direi colta) su Wakefield di Nathaniel Hatwhorne, storia di un uomo che una mattina saluta la moglie, poi affitta una stanza nel palazzo di fronte al suo e si mette ad osservare la vita della famiglia per venti anni (diabolico). Parallela la scomparsa dell’inquilina del piano di sotto, che il nostro biblioterapeuta cerca di studiare, capire e conoscere attraverso i libri che leggeva, trascritti in uno schedario dell’amico citato. Avrà fatto mica come il personaggio della Hatwhorne?

Tutte le figure, anche quelle minori, come il portinaio Gabriel, lontano dalla propria patria da venticinque anni, eppure forte nella vita, hanno il loro ruolo, il loro piccolo spessore. Ogni tanto Vince è assalito dai ricordi della sua vita, della moglie, della madre, dal senso del suo fallimento, di essere destinato alla solitudine in una Roma malinconica e sempre più illusoria.

E poi citazioni storiche, letterarie, musicali a go-go, una brancata di citazioni culturali che mi hanno riportato indietro ai tempi della non beata gioventù universitaria (mai una lira in tasca) quando mi buttavo a capofitto nel mare magnum degli scritti.

Finale con disvelamento di tutto l’ambaradan attraverso una mera indagine sui libri letti dalla signora scomparsa (già detto) che una parola può farci capire il senso di una vita. Idea carina, stimolante. Ci ritrovi i tuoi amici, le persone più care, ci ritroviamo noi nudi tra mille dubbi e mille domande. Al termine della lettura un senso di smarrimento con lieve sorriso (non manca l’ironia) e l’ansia di scoprire se qualcuno nel nostro condominio sia sparito. Se sia sparita la consorte o si voglia sparire, addirittura, noi stessi (un pensierino ci si fa, via).

Bel libro, bel thriller letterario. Citati pure gli scacchi e questo, ma solo per me, è un altro pregio.

E allora andiamo a verificare dove si trovano. Tra il proprietario di una libreria e il personaggio principale Vince “– Dovremo riprendere la nostra partita a scacchi, piuttosto.- Quando vuoi. La scacchiera è sempre lì, dove l’abbiamo lasciata-. Su una mensola dell’ultima libreria, la nostra ultima partita era sospesa a metà. I neri avevano un leggero vantaggio, ma la situazione si sarebbe potuta ribaltare con poche mosse. Un piccolo ragno si nascondeva dietro la linea dei pedoni, come se si fosse sentito osservato.” (pag.52).

Più avanti Vince, ripensando ad una signora scomparsa, “Avanzavo con il passo corto di un pedone verso il centro sconosciuto del gioco, sostenuto appena dalla convinzione che ogni esistenza lascia sempre una traccia come un segnalibro seppellito in un volume.” (pag. 75).

Sempre Vince “La sera la trascorrevo giocando a scacchi da solo o in rete e a fumare, ma mi aveva fatto male rendermi conto di quante poche cose utili avevo accumulato nel corso del tempo.” (pag.78). “Sulla scacchiera sopra il tavolo avevo riprodotto le posizioni della partita in corso con Emiliano. Avanzai il pedone di una casa e controllai come si erano schierati i pezzi. Ora il cavallo si trovava in una posizione difficile, minacciato da ogni lato.” Non può difenderlo e la partita è compromessa. (pag.110).

Alla prossima.

 

I precedenti articoli della serie “Tra Re, Regine e morti ammazzati”:

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