Baguio 1978: Karpov – Korchnoi
18 luglio 1978: inizia il mondiale Karpov-Korchnoi
Il match tra Karpov e Korchnoi del 1978 non ha bisogno di particolari presentazioni, meno che mai i due sfidanti. Questo articolo (lunghissimo, mettete su il caffè) vuole essere una raccolta delle mille polemiche che lo attraversarono e di qualche curiosità. Chi vi cercasse scacchi giocati ne resterebbe deluso, ma è comunque il benvenuto!
GLI SFIDANTI
A farlo apposta, non sarebbe stato possibile trovarli più diversi. Il ventisettenne Karpov è l’uomo del Cremlino e lo sempre stato da quando, ragazzino, mostrava il suo potenziale infinito. Russo puro a differenza di altri Campioni sovietici del passato come Tal (lettone) e Petrosjan (armeno), privo di origini ebraiche (come, tra gli altri, Korchnoi), iscritto alla gioventù comunista prima e al Partito poi. Non esce dalle righe neppure quando gli viene chiesto dei suoi gusti letterari, cinematografici, artistici in genere: è sempre pronto a parlar bene di qualsiasi paccottiglia propagandistica sia apprezzata a Mosca in quel momento (Korchnoi, che non ha molti motivi per volergli bene, nella sua autobiografia del 1976 ha scritto di non credere che potesse avere gusti così pessimi, che era solo facciata). Dopo il mondiale vinto a tavolino contro Fischer nel 1975 ha deciso di mostrare al mondo che è davvero il Campione in carica e si è buttato anima e corpo nelle competizioni internazionali. Risultati? Qualche paragone a riguardo con i suoi predecessori? Impressionanti:
Numero di importanti Tornei internazionali vinti in solitaria durante la detenzione del Titolo:
Steinitz 0, Lasker 5, Capablanca 2, Alekhine 5, Euwe 0, Botvinnik 0, Smyslov 0, Tal 0, Petrosjan 0, Spassky 1, Fischer 0, Karpov 7 (nota bene: 7 fino al 1978!). Anche ammettendo che Karpov fosse privo di quella soddisfazione, di quel conseguente rilassamento, che poterono incece avere i suoi colleghi grazie alla vittoria conquistata sulla scacchiera, non è possibile non togliersi il cappello.
Una davvero curiosa immagine giovanile di Karpov
Korchnoi, quarantasettenne, non ha mai legato con il regime. Più è andato avanti nella carriera più ha trovato difficili i compromessi, gli accordi di corridoio, gli scacchi di palazzo. La finale dei Canditati del 1974, a suo dire, è stata l’ultima goccia: si è trovato emarginato dall’intero mondo scacchistico sovietico, durante la sfida contro Karpov ha lamentato che gli era quasi impossibile trovare qualcuno che gli facesse da secondo, o addirittura che lo salutasse per strada. Sempre a suo dire, ha ricevuto oltre che forti pressioni anche minacce affinché non ostacolasse la marcia del giovane sul quale il Cremlino ha deciso di puntare. Per averci provato sino in fondo (Karpov lo batté 3 a 2 con 19 patte) il regime lo “mise in castigo” a San Pietroburgo, senza permettergli di proseguire la carriera. Durante questo forzato riposo prese la sua decisione: voleva il Titolo ed è chiaro che l’URSS non era d’accordo. Nel 1976 gli venne concesso di partecipare ad un Torneo in Olanda. Alla fine della competizione lo aspettarono all’ambasciata Sovietica per le formalità del ritorno. Non lo videro mai arrivare: dopo una gita in macchina con degli amici entrò in una stazione di Polizia e chiese asilo politico. Per vivere da uomo libero e ricominciare la carriera.
Meno “giovanile” e meno “curiosa” ma comunque non ciò a cui siamo abituati: Korchnoi nel 1955
Non vale la pena dire che l’Unione Sovietica la prese malissimo: chiese che Korchnoi fosse sostanzialmente escluso dal mondo degli scacchi o che, almeno, sparisse dal ciclo dei candidati. Il Presidente FIDE Max Euwe obiettò che le scelte di vita personale di uno scacchista non hanno la precedenza sui suoi risultati alla scacchiera e quelli di Korchnoi, in quanto finalista nel 1974, valevano la qualificazione diretta ai Candidati del ’77 senza passare per Zonali e Interzonali.
Due momenti della finale dei Candidati 1974 (Fonte della prima foto: Chessbase)
Korchnoi attraversò il Torneo sbarazzandosi dell’altro suo nemico giurato Petrosjan (6 ½ a 5 ½, con la soddisfazione personale extra di fargli perdere di conseguenza la direzione dell’importante rivista scacchistica 64) Polugayevsky (8 ½ a 4 ½) e Spassky (10 ½ a 7 ½ ), arrivando quindi a sfidare Karpov.
I risultati tra i due mostrano al momento della sfida filippina una sostanziale parità: +7 = 23 -6 a favore di Karpov, ma il conto è un po’ sballato perché include una patta giocata in una simultanea tenuta da Korchnoi in cui ha incontrato un undicenne Karpov e, sopratutto, un match di allenamento del 1971 in cui Korchnoi giocò con i neri in cinque delle sei partite ed avvisò Karpov delle varie difese che intendeva adottare.
IL LUOGO
Panorama della città
Baguio è una bella cittadina di circa 300.000 abitanti situata tra le montagne nel nord delle Filippine. La sua posizione geografica le dona un clima sensibilmente più fresco di quello della capitale Manila, di modo che durante la calda estate locale si ha un esodo nazionale da sud verso nord, facendo di Baguio la capitale estiva della Nazione. I suoi numerosi giardini, le sorgenti calde, il campo John Hay (un ex base militare statunitense già allora trasformata in un resort top class), oltre ai suoi musei e la sua cattedrale, la fanno una delle principali mete turistiche nazionali.
Ma perché fu scelta per ospitare il mondiale di scacchi del 1978, l’unico a svolgersi lontano dall’Europa dai tempi della sfida tra Capablanca e Alekhine a Buenos Aires nel 1927, tra il Campione Karpov e lo Sfidante Korchnoi?
La FIDE ricevette quattro offerte considerate degne di nota per la gestione del mondiale: da prassi, chiese ai due giocatori le loro preferenze. Tanto per cominciare con il piede giusto, le scelte dei due giocatori furono opposte:
Korchnoi
|
1) Graz
Austria |
2) Baguio Filippine |
3) Tillburg Olanda |
4) Amburgo Germania Ovest |
Karpov
|
1) Amburgo Germania Ovest |
3) Baguio Filippine |
4) Graz Austria |
Perché il secondo spazio di Karpov è vuoto? Perché il Campione in carica (o, più verosimilmente, la Federazione Sovietica) non volle neppure prendere in considerazione di giocare nella Nazione che due anni prima aveva concesso a Korchnoi asilo politico.
Ancora una panoramica di Baguio: in città non manca il verde
Malgrado l’offerta equilibratrice di Graz e Amburgo di dividersi il Match (in quanto prime e ultime scelte dei due giocatori), la scelta cadde infine sulla città filippina, che sembrava da sola capace di rappresentare una buona via di mezzo. Nel processo decisionale Baguio ebbe anche il vantaggio derivato dal fatto che le Filippine, Manila nella fattispecie, avrebbero dovuto ospitare il Match mondiale del 1975 tra Fischer e Karpov, Match che, non credo di doverlo ricordare, infine non si svolse. Sembra che la decisione della FIDE non fu gradita a Karpov: piuttosto curiosamente egli non aveva mai disputato un Match al di fuori dell’Unione Sovietica, ed è comprensibile che preferisse un luogo meno esotico per il suo esordio extranazionale. Inoltre le Filippine non erano per lui un luogo che evocasse ricordi felici: com’è noto, dopo essere diventato Campione del Mondo senza giocare, Karpov si lanciò nei Tornei Internazionali per dimostrare a tutti che fosse meritevole del Titolo, dopo i successi di Portoroz, Riga, Milano, Skopje e Amsterdam fu a Manila che la serie si interruppe vedendo Karpov arrivare secondo.
1978: Karpov in “Kibitz” su Larsen , sullo sfondo Boris Spassky
PROBLEMI PRELIMINARI
Inutile dire che prima della prima mossa della prima partita fu necessario affrontare una miriade di problemi, si arrivò concretamente a temere che alla fine il risultato sarebbe stato il secondo Campionato del mondo di fila a non essere giocato. Senza perderci nelle mille problematiche contrattuali (decisamente troppo tecniche e “aride”) nelle note scritte in piccolo, daremo un’occhiata a qualche curiosità.
SOTTO QUALE BANDIERA?
L’URSS inizialmente pretese che Korchnoi giocasse sotto una bandiera bianca con ricamata la parola “Stateless” (Senza Stato), poiché la nazionalità sovietica gli era stata revocata e non risultava ne avesse ottenuta una nuova. Dopo una breve residenza olandese, Korchnoi si era trasferito in Svizzera, nazione a cui aveva chiesto cittadinanza ma che, tecnicamente, non gli era ancora stata concessa. Benché dalla svizzera segnalassero che era una mera questione burocratica e che garantivano al giocatore il diritto di usare la loro bandiera, l’URSS non intendeva cedere. Korchnoi, di cui tutti conosciamo il carattere, affermò allora che era dispostissimo al limite anche a giocare sotto bandiera sovietica ma, visto che si parlava di ricami, solo se le parole “I’ve escaped” (Sono scappato) vi fossero state cucite sopra. In alternativa, era disposto a giocare sotto il JollyRoger. Si escogitò una soluzione: i giocatori non avrebbero avuto nessuna bandierina al tavolo, mentre un’unica bandiera sovietica sullo sfondo avrebbe lasciato allo spettatore la possibilità di decidere chi rappresentasse e chi no.
Max Euwe: dopo aver affrontato 3 Mondiali “impossibili” con l’ottimo risultato di 2 su 3 riusciti il Presidente FIDE lasciò l’incarico. Qui si “gode la pensione” dando una simultanea nel 1980 (Fonte:Chessdryad)
SATELLITI SPIA & ALLARMI NUCLEARI (tanto per cominciare)
Arrivati a destinazione, entrambi i team fecero, in modi che oggi a mente fredda ci appaiono grotteschi, le loro mosse d’apertura: i russi pretesero di passare la sedia di Korchnoi ai raggi x per verificare l’assenza di dispositivi che gli avrebbero permesso di ricevere informazioni tramite onde elettromagnetiche (visto che si può escludere che temessero l’intervento dei nostri vari “amigos inumanos” forse dobbiamo pensare che immaginassero Fischer dettare le mosse da qualche parte negli Stati Uniti via satellite), mentre lo staff di Korchnoi replicò con una forte “mossa profilattica” dichiarando che avevano a disposizione strumenti per misurare, nientemeno, il livello di radioattività nella sala da gioco (sarebbe bello sapere se la risposta sovietica, “L’URSS dichiara ufficialmente di non aver sganciato bombe atomiche sul territorio filippino”, sia stata intesa come ironica o meno).
PEZZI LEGGERI (cavallo e alfiere? Non proprio)
Dopo settimane di problemi, proposte, controproposte, minacce e via discorrendo, sembrò che tutto fosse pronto per la Sfida. Il giorno precedente alla prima partita tutto era sistemato. E invece no: Karpov e Korchnoi, che probabilmente in vita loro non erano mai stati d’accordo su niente, abrogarono questa loro “tradizione” per convenire che i pezzi, che avevano già provato ed approvato, erano dopotutto troppo leggeri. Il problema sembrò inizialmente di facile soluzione, fossero stati tutti come quello, ma si scoprì che in tutta la città non si poteva trovare un set con le caratteristiche volute dai due giocatori. Furono dovuti essere spediti in tutta fretta da Manila, attraverso 200 chilometri di tortuose strade di montagna, in una corsa contro il tempo che siamo stati abituati a vedere nei film quando si tratta di vaccini o antibiotici…Pare che siano arrivati un quarto d’ora prima dell’inizio della partita….
Verso Baguio: “tortuose strade di montagna” non era una frase retorica…
SI GIOCA
Karpov in attesa del suo sfidante
POSSO MANGIARE UNO YOGURT? (possibilmente seduto comodamente)
Per le prime due partite (entrambe patte) tutto filò liscio. Ma non poteva durare: nell’intervallo tra la seconda e la terza infatti il team di Korchnoi inoltrò una protesta formale riguardo allo… yogurt di Karpov. Sostenendo che il suo arrivo al tavolo potesse trattarsi di un codice: non accettare o offrire una patta, per esempio, e così via. Sembra assurdo, ma per risolvere la questione fu necessaria una riunione fiume di diverse ore. Lothar Schmid, arbitro capo che pure aveva in curriculum il Match Fischer-Spassky del ’72 con tutto ciò che ne deriva, una cosa del genere non doveva averla mai vista, ma fu comunque lui a trovare la soluzione: Karpov avrebbe potuto avere il suo yogurt ma solo ad un certo momento stabilito, portato da un cameriere stabilito e solo del gusto mangiato durante la seconda partita (per evitare che i diversi colori potessero essere una qualche sorta di codice: immaginate un arbitro del suo calibro girarsi insonne tra le lenzuola sperando di non doversi mai trovare a dirimere una questione riguardante il fatto che uno yogurt viri più al malva o al lilla).
L’Arbitro Capo: Lothar Schmid (Fonte: Chessbase)
Karpov, in mancanza di meglio e dovendo pur rispondere in qualche modo (sai mai che i toni si abbassino…), si lamentò che la sua sedia era troppo bassa. Gli venne aggiunto un cuscino ma così risultava troppo alta. Si arrivò a far spedire da Manila, altra corsa contro il tempo tra le montagne, chissà se l’autista era lo stesso, un duplicato della poltrona più alto di quattro centimetri, che però il Campione non trovò soddisfacente. Alla fine, la sedia originale con un diverso cuscino fu giudicata da Karpov sufficiente alle sue esigenze. E noi ci lamentiamo se la sala da gioco è un po’ affollata…
RECORD MA POCO ENTUSIASMO
Lo schema patta, patta, polemica, patta, polemica, patta, polemica, non è il massimo per rendere entusiasmante un match mondiale. A titolo di cronaca, il prezzo dei biglietti per la sala di gioco scese costantemente in questa prima fase del match, ma la sala continuò a presentare zone vuote. Nulla vieta ad una patta di essere una partita godibile e appassionante, ma quando le patte iniziano a essere cinque-sei di fila e in conferenza stampa si parla del colore di uno yogurt è segno che le cose non stanno procedendo al meglio. La quinta partita, in ogni caso, stabilì due record contemporaneamente: la più lunga sino ad allora in una sfida mondiale (124 mosse, distribuite in tre sessioni di gioco) e la prima di sempre a finire in stallo. La settima ci regala un altro record (numero di patte consecutive) e un piccolo mistero: dopo l’aggiornamento Karpov era in netto vantaggio; il team Korchnoi lavorò sulla posizione tutta la notte e, pur trovando qualche speranza in alcune linee, non riuscì a trovare una patta sicura. Considerando che il team Karpov, ben più numeroso e titolato (tra membri ufficiali e non: Tal era a Baguio tecnicamente come “giornalista”, e giornalista lo era senz’altro, ma…), avrebbe sezionato la situazione sino alla morte, al momento della ripresa della partita, sembrava che Karpov avesse ottime possibilità di mettersi il primo punto in tasca.
L’inviato speciale del giornale Clarin, Miguel Najdorf:
il tempo per le analisi non basta mai
Dopo l’immediata stretta di mano alla ripresa del gioco, i tifosi del russo iniziarono ad applaudire il loro campione convinti della resa di Korchnoi. Invece….Karpov aveva semplicemente offerto la patta, che Korchnoi accettò immediatamente. Al che Najdorf (lui sì, era lì come giornalista davvero) esclamò “In Argentina non mi crederanno mai!”: Karpov avrebbe semplicemente potuto giocare e vedere se la patta che lui e il suo staff, evidentemente, avevano trovato fosse stata trovata anche da Korchnoi e i suoi, lui non avrebbe rischiato nulla. Forse semplice stanchezza, vai a sapere, in ogni caso sembrò un punto buttato.
PRIMA VITTORIA (o sconfitta, dipende)
Se gli scacchi, come spesso si dice, sono al 99% tattica, allora lo spazio per la strategia è scarso… Figuriamoci allora quanto ne possa rimanere per la psicologia. Tutti conosciamo la frase di Bobby “I don’t believe in psychology, I believe in good moves” (Non credo nella psicologia, credo nelle buone mosse). Sino a questo punto, a torto o a ragione, di “psychology” i due team ne hanno usata parecchia. E all’ottava partita Karpov fece la “mossa” giusta: senza preavviso alcuno rifiutò di stringere la mano a Korchnoi, che rimase con la mano penzoloni nel vuoto di fronte all’audience mentre Karpov si sedeva. Nello stesso momento, in sala stampa, la delegazione sovietica comunicò che i crescenti tentativi di Korchnoi di intorbidire le acque non consentivano in coscienza a Karpov di stringergli la mano. Korchnoi, facile da immaginare, vide letteralmente rosso e non fu in grado di affrontare serenamente la partita. Contro uno come Karpov, questo basta e avanza: il Campione vinse l’ottava partita in 28 mosse. Impossibile sapere se Karpov fosse in buona fede (pativa davvero il comportamento dell’avversario e lo trovava voluto?) o meno, di certo sapeva che avrebbe notevolmente infastidito (= fatto imbufalire) l’avversario. La morale? Avanti Karpov 1-0. E, ovviamente, polemiche a non finire.
Un momento della sfida
IL MISTERIOSO DOCTOR ZUKHAR
Finalmente arriviamo al personaggio principale della tragicommedia para-scacchistica che entrambi le parti fecero tenere costantemente banco prima e dopo (quando non durante) le partite. Il principio dell’escalation che i due team avevano sino a questo momento rispettato religiosamente non poteva essere infranto proprio adesso. Di fronte alla prima sconfitta, il team di Korchnoi non poteva restare con le mani in mano, doveva inventarsi qualcosa: qualcuno si ricordò che sin dalla quinta partita l’allora noto ipnotista Dottor Zukhar era uso sedersi nella quinta fila (ricordatevi il numero…) e fissare (nientemeno!) costantemente Korchnoi. Di fronte a questo evidente (boh?) tentativo di sabotaggio fu inviata a Campomanes, allora Presidente della federazione filippina e Futuro presidente FIDE (alzi la mano chi avrebbe mai detto che lo avrebbe rimpianto), una lettera nella quale venne richiesto che il suddetto Dottore si sedesse in futuro assieme al resto della delegazione sovietica, negli ultimi posti della sala. Alla richiesta seguì l’inevitabile riunione fiume, che vide nuovamente prevalere l’opinione di Schmid: in quanto arbitro era, da regolamento, suo dovere impedire che i giocatori venissero infastiditi dal pubblico e che, di conseguenza, avrebbe chiesto a Zukhar di spostarsi più indietro nella sala. “Più indietro” non fu il termine giusto, perché troppo vago: i sovietici accettarono volentieri di far arretrare Zukhar dalla quinta alla… settima fila.
Con il che i membri del team Korchnoi decisero che la misura era colma: richiesero che si giocasse in una sala privata. Qui si raggiunse un livello incredibile: quando fu chiesta l’opinione di Korchnoi sulla questione egli cadde dalle nuvole: di questo Zukhar, lui, non ne sapeva nulla. Furono le manovre del suo team che gli fecero rendere conto, con i problemi quantomeno psicologici che ciò gli causò nel resto del match, che c’era un ipnotizzatore in sala. Brutto errore da parte del suo team e ovvia controffensiva sovietica (picchia, picchia, che stiamo meglio): lettera firmata da Karpov in persona nella quale il Campione dichiarò che Schmid aveva travalicato i suoi poteri e che si nutrivano, niente di meno, dubbi sulla sua correttezza e imparzialità. Riunione di sei ore, ça sa van dire, per stabilire che Schmid aveva autorità quando i giocatori subivano da parte del pubblico disturbi fisici ma non quando si trattava, sentite questa, di supposti disturbi di tipo soggettivo, mentale o psicologico. La nota finale della giuria omise accuratamente di esprimersi sul “futuro” del Dottor Zukhar. Pare che sia stato raggiunto un accordo informale che lo “confinava” dalla settima fila in poi. In ogni caso, il risultato fu quello di passare il turno a Korchnoi per lamentarsi della dirigenza: quest’ultimo rilasciò infatti un comunicato in cui accusava giuria, organizzatori e Campomanes di essere filo-sovietici e che da quel momento in avanti avrebbe lottato nel Match sentendo i rumori delle catene dei suoi famigliari rinchiusi in quell’enorme campo di prigionia che era l’URSS . I sovietici ribatterono che quella non era la sede per fare propaganda per la Guerra Fredda e che tutti pensassero invece a giocare, visto che nella missione degli scacchi c’è quella, come ci ricorda il motto FIDE, di unire i popoli (suono di violini dell’Orchestra dell’Armata Rossa in sottofondo, certo che se uno poi pensa che la lettera di Korcknoi a Breznev in cui chiedeva di lasciare emigrare la sua famiglia gli fu restituita senza essere stata aperta…)
OT, ma irresistibile: Karpov e il dodicenne Kasparov (Fonte: Polito.it)
POSSIAMO GIOCARE A SCACCHI PER FAVORE?
L’undicesima partita vide prevalere Korchnoi, grazie ad un apertura inusuale dello sfidante e ad un brutto errore di Karpov alla mossa 26. Parità 1-1.
E Karpov ferma tutto. Ma, calma, tutto regolare: ogni giocatore aveva a disposizione infatti tre time-out nelle prime 24 partite per rinviare lo svolgimento della successiva. Nelle precedenti edizioni vigeva la regola scritta della necessità di esibire un certificato medico, assieme a quella non scritta di accordare il rinvio praticamente sempre. In questa edizione la pratica fu abolita, il che è un peccato se pensate a quante analisi, controanalisi, medici di parte, si sarebbero potuti scomodare nella serena atmosfera di Baguio.
Alla ripresa delle ostilità il Dottor Zukhar, con l’aria più naturale del mondo, riprese a sedersi nella quinta fila e questa volta Korchnoi sapeva chi era e cosa faceva (o, più probabile, andava in giro dicendo di saper fare) e come risultato perse tutta la serenità che la recente vittoria gli aveva infuso. Invece che insistere con la giuria che un disturbo al giocatore è un disturbo al giocatore, lasciando perdere se sia fisico, mentale o che altro, cadde nel comune equivoco che due torti facciano una ragione e, qui vi sorprendo, assunse tale Vladimir Bergina, un parapsicologo israeliano, non si capisce bene se per difendersi da Zukhar o per attaccare a sua volta Karpov, che comunque ebbe l’ottima idea di fregarsene altamente. Dopo qualche giorno il dottor Bergina venne quindi licenziato. Un acquisto decisamente più importante per il team Korchnoi fu in quei giorni Oscar Panno, grazie al quale la situazione tra gli schieramenti durante gli aggiornamenti si equilibrò un po’. Korchnoi, in ogni caso, decise di giocare portando degli occhiali da sole per “ripararsi”. Contento lui…
Buenos Aires 1954: Match Argentina-Urss, in terza scacchiera la Averbach-Panno (Fonte: Inforchess)
Ma Karpov sembrò stare ingranando la marcia giusta: 13ma e 14ma partita incassate: avanti Karpov 3 a 1
Da segnalare solamente Korchnoi che durante la 15ma chiese, non proprio gentilmente, a Karpov di finirla di far scricchiolare quella maledetta sedia. Una relativamente breve riunione della giuria gli diede ragione la mattina successiva.
Sotto di due punti si è nervosi. Sotto due punti contro Anatoly Karpov non si vogliono sentire ragioni: quando all’inizio della 17ma partita Korchnoi, con il proprio orologio già in moto, vide nella sua “solita” quinta fila il Dottor Zukhar fissarlo si alzò di scatto e iniziò a urlare che se qualcuno non lo cacciava in fondo alla sala ci avrebbe pensato lui a sbatterlo fuori. Campomanes in persona scortò il presunto ipnotista in fondo alla sala, avvisandolo che non ci sarebbe stata una seconda volta. Non so quanto Karpov sapesse di questo Zukhar, ma di certo in quel momento non era infelice (o forse sì? Pensiamoci un po’: forse Karpov non le sopportava certe cose, forse voleva solo giocare a scacchi. Aveva o non aveva, chiediamocelo, voce in capitolo negli “scacchi fuori scacchiera”? Cosa ne pensava?): Korchnoi aveva perso 13 minuti e, più importante, il controllo dei nervi: finì con l’abbandonare a due mosse dal matto.
Avanti Karpov 4-1. E a molti i giochi sembrarono finiti.
Panorama di Manila in una foto “quasi d’epoca” (metà anni ’80)
Korchnoi si giocò il tutto per tutto: si spese entrambi i due time-out che gli restavano per “andare in vacanza” a Manila, allo scopo di ricaricarsi le batterie e, possibilmente, dimenticare tutto quanto di orribile era successo nell’ultimo periodo.
In sua assenza il suo team riuscì finalmente nell’ottenere un accordo scritto con i sovietici: Zukhar si sarebbe seduto in fondo alla sala assieme al resto della delegazione. Ma attenzione! Per la seconda volta le comunicazioni interne tra lo sfidante e il suo team fallirono. Si stava ancora brindando all’accordo raggiunto quando da Manila Korchnoi fece sapere che o si installava uno specchio unidirezionale tra giocatori e pubblico (affinché il pubblico potesse vedere i giocatori ma non il contrario) oppure lui minacciava di dare forfait. Ora, non solo “minacciare” di dare forfait quando si perde 4 a 1 non è forse una grande idea, ma il gesto rischiò di buttare via settimane di tentativi verso un accordo, unicamente a causa di malintesi tra il giocatore e i suoi assistenti. In ogni caso, dopo essere stato avvisato via telegramma degli sviluppi Korknoi ritirò la richiesta. Sul 4 a 4 sicuramente i Sovietici avrebbero risposto scatenando un mezzo inferno, ma con tre punti di vantaggio si concessero il lusso bonario di non fare polemiche.
FINALMENTE LA PACE?
Durante la lunga pausa nelle ostilità fu tenuto un party di riconciliazione all’aperto che ebbe un buon successo. Danze europee alternate a cocktail, balli locali, frutta fresca durarono fino a tarda notte. Karpov, penso, non si annoiò al party: decise infatti di usare ora lui un time-out, benché la partita del giorno dopo non fosse prevista che per il ragionevole orario delle 17.
Particolare di uno dei tanti “giardini” di Baguio
CI MANCAVANO GIUSTO LE SETTE…
Il team Korchnoi ebbe l’idea di invitare alla ripresa della sfida un gruppo di ragazze, studentesse di parapsicologia all’Università di Manila. Fin qui tutto bene, i sovietici non mostrarono di curarsene e Korchnoi disse di apprezzare l’aura che queste giovani emanavano con i loro pensieri positivi e auguri mentali di vittoria. Assieme alle ragazze, però, giunse anche una coppia di Guru appartenenti alla setta chiamata Ananda Marga, che Korchnoi aveva incontrato durante la sua “vacanza” a Manila, che si piazzò in turbante e posizione del loto vicino alla delegazione sovietica. Scoperto che questa coppia era attualmente sotto processo d’appello per tentato omicidio, tramite accoltellamento, di un diplomatico e che si era presa 17 anni a testa nella sentenza di primo grado, i sovietici diventarono un qualcosa più che nervosi. Sentivate la mancanza delle riunioni fiume? I sovietici ne richiesero una urgente per la mattina successiva. Non volevano fanatici in tuniche zafferano e turbante vicino a loro, menchemeno seduti in strane posizioni, menchemeno se condannati per tentato omicidio (chissà poi quanti dei sovietici avevano ben chiaro il concetto “processo d’appello”, ma questo ora è gratuito e lascio perdere). Bene: dalla 21ma partita in poi nessuno con precedenti penali avrebbe avuto accesso alla sala (una legge “ad personam” ante littera se vogliamo). Durante la ventesima, i due furono convinti a vestirsi “in borghese” e a sedersi normalmente.
Alcuni odierni membri della setta
Ah, gli scacchi giocati?
Patta la 20ma e vittoria di Korchnoi alla 21ma. Una vittoria importantissima per la classifica e per il morale, sopratutto perché fu la prima che Korchnoi e il suo team ottennero dopo l’aggiornamento, segno importante che la tensione nervosa stava dalla parte dello sfidante. I russi, forse, avevano già un po’ di testa a Mosca.
Avanti Karpov 4-2.
Tre patte di fila, con importante innovazione di Korchnoi a riguardo, visto che a offrire patta attraverso l’arbitro come si era fatto sino a quel momento era già troppa cordialità: alla 42ma mossa della 23ma partita semplicemente scrisse sul suo formulario ½ ½ e lo firmò, aspettando che Karpov facesse altrettanto. Il russo, che era stato in svantaggio tutta la partita prima di riuscire a fermare l’attacco di Korchnoi, preferì non fare polemica sull’atteggiamento non esattamente correttissimo del rivale e provvide a completare il formulario.
Korchnoi sul lato di Donna (Fonte: Chesstigers)
LE SETTE: CRESCENDO
4 a 2, più di venti partite giocate in due mesi ma ci fu ancora modo di rischiare di annullare tutto. Ebbene sì, vediamo come. Dopo la comparsa in sala dei due Ananda Marga, Campomanes decise di indagare con cura sul loro processo e sulla setta in generale. Non apprezzò i risultati: sulla setta sembravano gravare molte ombre (en passant ironico: quella di essere di ispirazione comunista) e fu espressa grande preoccupazione per il fatto che ci fosse un legame tra i due membri e uno dei giocatori. Non ci fu, a dire il vero, grande organizzazione nell’affrontare il problema con la giuria della partita che chiese a Campomanes di prendere, se il caso, dei provvedimenti e quest’ultimo che ripassò la palla rispondendo che era il caso di sospendere il match fino a che la giuria non avesse risolto la questione. Altrimenti, proseguì Campomanes, non vi era altra scelta di terminare il match per questioni di sicurezza generale e personale (personale di chi?). Il team Korchnoi, dopo aver accettato di far uscire i due dalla sala, accettò anche di farli trasferire dal Hotel Pines, dove stavano tutti coloro che ruotavano intorno alla sfida, alla villa concessa a Korcknoi per uso personale suo e del suo staff.
Ancora in attività: l’Hotel Pines
Qualche tempo dopo fu annunciato che i due non facevano parte della squadra di Korchnoi. Quest’ultimo in ogni caso trasse a quanto pare giovamento dalla frequentazione dei due Guru. A dire il vero, l’intera villa dove risiedeva si era trasformata in una sorta di centro meditativo: oltre ai due Ananda Marga vi erano anche le ragazze dell’Università di Manila. Si facevano sedute meditative con una ventina di persone sedute in cerchio nella posizione del loto ricercando armonia, energie positive e quant’altro.
Ma non era ancora finita: la Giuria convocò una riunione nella quale si diceva che era stato violato l’accordo che prevedeva l’allontanamento dei due Guru dall’albergo, poiché erano stati visti nella lobby. Questo non fu considerato affatto corretto da Korchnoi e il suo team: i due risiedevano nella villa di Korchnoi, dove poi passassero il loro tempo non era cosa che potesse decidere il team dello sfidante, tanto più che i due non facevano parte della squadra. Inoltre la protesta non era stata fatta dalla delegazione sovietica ma dalla giura, cioè lo stesso organo che doveva esprimersi a riguardo, il che non sembrava esattamente una cosa corretta…
MAGIA NERA, RIMONTA E FINALE
Come se le cose avessero bisogno di essere complicate ulteriormente, furono arrestati tre tizi che avevano chiesto a Korchnoi 15.000 dollari per servizi di magia nera che lo avrebbero favorito. Perché arrestarli? Perché Korchnoi non aveva chiesto assolutamente i loro servizi e, pensa un po’, i tre avevano fatto notare che avrebbero garantito la sua sconfitta se non li avesse accettati.
Inquietante coincidenza, dopo il loro arresto si giocò la 27ma partita: vittoria di Karpov che a quel punto conduceva 5 a 2. Nelle successive partite nella sala da gioco furono notati “pezzi grossi” appena arrivati da Mosca, il presidente della federazione sovietica tra gli altri, evidentemente in attesa di poter presenziare alla premiazione nei giorni successivi.
Korchnoi non era d’accordo: vinse la 28ma e la 29ma, pattò con i neri la 30ma e vinse la 31ma: parità, 5-5. Era già successo che un giocatore riuscisse a recuperare tre punti di svantaggio in una sfida mondiale (Steinitz e Euwe) ma mai quando all’avversario bastava una sola vittoria per conquistare il Titolo. Giocare con una spada di Damocle come quella è psicologicamente devastante, onore a Korchnoi.
Karpov, saggiamente, decise di interrompere questo “momentum” di Korchnoi: usò un time-out e fu il suo turno di “andare in vacanza” a Manila.
Notevole tramonto sull’odierna Manila
Nel mentre la delegazione sovietica dovette cercare di inventarsi qualcosa per fare polemica, intorbidire le acque, alzare la tensione, insomma cercare di rovinare il mood di Korchnoi. Mica si poteva fare finta di niente, dopo che in quattro partite aveva azzerato quello che Karpov aveva costruito in venticinque…Non gli riusci di trovare niente di meglio che ritirare fuori la questione degli Ananda Marga: benché nulla fosse cambiato dalle ultime decisioni prese, adesso i sovietici pretesero che i due fossero allontanati anche dalla villa (privata) di Korchnoi. La giuria acconsentì, benché non si capisse bene che ragioni potevano avere i sovietici e Korchnoi la prese come un attacco nei suoi confronti e delle sue possibilità di prepararsi mentalmente alla resa dei conti.
Non paghi, l’inizio della 32ma partita vide il buon vecchio Zukhar seduto in quinta fila, in barba a quanto, faticosamente, accordato.
Karpov giocò bene, ma giocò contro un Korchnoi irriconoscibile da quello che aveva vinto le ultime tre partite su quattro. Alla 41ma mossa la partita fu aggiornata. Korchnoi abbandonò senza riprenderla.
Come ultimo atto del Campionato del Mondo più movimentato di sempre, rifiutò di firmare il formulario come segno di protesta per la pressione che aveva ricevuto prima di quell’ultima partita.
Tre mesi, 32 partite, Karpov si confermò Campione del Mondo con 6 vittorie, 21 patte e 5 sconfitte.
Tutte le partite del match, QUI.
FINE
Allora, alla fine, ho deciso di limitarmi all’aggiunta di un’unica altra foto. Mi piace pensare ci mostri che, in fondo, c’è speranza, sempre, che le cose migliorino. Proprio per tutti
Bibliografia
Horowitz, Israel Albert: The World Chess Championship
Keene, Raymond: Karpov-Kortchnoi 1978 – Parapsycology, Gurus and the KGB
Kasparov, Garry: My Great Predecessors, Vol 5
Korchnoi, Victor: Chess is my life
“Sitografia”
Wiki italiana e inglese
chessdryad,com
chesshistory.com
chessgames.com
chessbase.com
www3.polito.it
chesstigers.com
inforchess.com
Le foto di Karpov e Korchnoi nel titolo e nella tabella delle preferenze sono tratte dal Megadatabase 2008 dellaChessbase.
29 settembre 2020 - 13:06
[…] fu protagonista; anzi, personalmente fui affascinato e colpito dalla scelta di Korčnoj che, sia nel drammatico match di Baguio del 1978 che in quello brevissimo di Merano nel 1981 adottò la Variante Aperta contro la 1. e4 di Karpov, […]
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