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tribuna

L’era Carlsen e le mosse da computer

Presente e futuro tra il nuovo Re e i software

In fondo il match mondiale è passato via senza particolari eco. Una risonanza mondiale solo discreta, gli appassionati chiacchierano dei pregi o meno del nuovo Campione del Mondo, del viale del tramonto di Vishy, del come Kramnik o Aronian (e forse un domani Caruana) potrebbero impegnare di più lo schiacciasassi norvegese. Sostanzialmente, il match è parso una ratifica del fatto che Carlsen è, e non da oggi, il miglior giocatore del mondo. Si sapeva già.

Eppure l’evento non è da poco. Intanto, negli scacchi di oggi non sembrava facile incontrare un campione capace di svettare così nettamente sopra il resto del pianeta. Allo stato è davvero difficile immaginare chi potrebbe battere Carlsen e nemmeno tra i giovanissimi sembra di poter individuare un talento così grande. Aronian è il n° 2 ma, pur magnifico giocatore, non sembra avere solidità, tenuta e determinazione sufficienti per vincere un match con Carlsen. E appare già al suo acme. C’è la classe di Kramnik, ma Vlad sembra un passo indietro rispetto al suo passato (i 40 anni si avvicinano, senza dimenticare i problemi di salute) e ovviamente è difficile valutare se un Kramnik al top potrebbe / avrebbe potuto battere Magnus.

Topalov ha lasciato subito le vette raggiunte all’epoca del suo titolo, non ha la completezza e la profondità del coetaneo Kramnik, e anche se fosse al top il suo gioco spesso rischioso apparirebbe poco adatto a impensierire chi, come Carlsen, nelle complicazioni appare viaggiare con ancora più sicurezza e rapidità.

Alcuni anni fa il match mondiale del futuro sembrava tra i due 1990 Carlsen e Karjakin ma il GM russo – ucraino è cresciuto in modo meno spettacolare del rivale norvegese, pur partito in anticipo (più giovane GM di sempre, a 12 anni e 7 mesi), forse “troppo”. Già molti anni fa, peraltro, i giocatori top guardavano più a Carlsen che non a Karjakin quale futuro N° 1, avvertendo in Magnus quel qualcosa in più che…

n ogni caso, un Karjakin più maturo e “feroce” (magari stimolato proprio dalla forza del rivale) potrebbe rappresentare una delle poche chance del futuro prossimo per avere un match non del tutto scontato. Certo, finora non si avvertono segnali in questo senso ma i 24 anni lasciano il beneficio del dubbio e il prossimo Torneo dei Candidati (l’11 marzo si parte!) potrebbe rappresentare l’occasione per vedere all’opera un nuovo Karjakin (o per archiviare tale possibilità…).

Ai nastri di partenza a Khanty-Mansiysk i 4 giocatori appena citati insieme ad Anand (dal quale non credo ci si aspetti un acuto), Svidler, Andreikin e Mamedyarov. I favori del pronostico sembrano tutti per Aronian e Kramnik, con qualche piccola chance per un Topalov in eventuale stato di grazia o per un “improved” Karjakin. Per Kramnik, Topalov e lo stesso Aronian potrebbe essere l’ultimo autobus per affrontare Carlsen con qualche chance, ma l’impressione è che il trono del norvegese non vacillerà, gli stimoli per dimostrare di essere il Campione sono ancora forti e il divario con gli avversari sembra esserci, almeno sulla distanza del match e con l’energia della gioventù dalla parte di Magnus.

Per i match successivi? Il grande talento di Grischuk non si è mai espresso del tutto, né sembrano esservene le prospettive, essendo forse mancata una piena dedizione agli scacchi. La estrosità di Nakamura? Il talento nippo – americano ha già compiuto un salto di qualità importante, ha ancora margini per un ulteriore step? Difficile scrutare nel futuro di Hikaru, verrebbe da ipotizzare di no, ma forse un piccolo dubbio si può lasciare a mezz’aria. Comunque, se un Nakamura ancora più forte e maturo riuscisse a qualificarsi per il successivo match con Carlsen riproporrei l’ipotesi fatta per Topalov: difficile battere Magnus sul terreno della complessità.

Infine, tra i top attuali, non resta che Caruana. Fabiano ha dalla sua la grande dedizione, un valido spirito guerriero, la volontà di arrivare ancora più in alto, e sembra averne i margini, con un gioco non ancora completo, non pienamente sviluppato, ricordando anche i soli 21 anni. Vedremo, Caruana deve crescere ancora (e credo lo stia facendo, il segnale del rapid del Zurich Chess Challenge è molto interessante…). Certo, ci piacerebbe vedere questo match!

Poi? Le ipotesi vengono più spontanee per giocatori ancora abbastanza giovani da far pensare a margini di miglioramento, ma si tratta non solo di considerare una ulteriore crescita quanto di valutare la possibilità che possano esprimersi con continuità a livello di prime due / tre posizioni della classifica mondiale, tanto da vincere diversi grandi tornei, il ruolo oggi di Aronian, per intenderci. Ad esempio, Vachier-Lagrave e Wesley So hanno certamente un grande potenziale, che tuttavia finora, per motivi diversi, non si è espresso pienamente. Potrebbero arrivare alla top ten, forse e più o meno stabilmente, ma fino al livello accennato? In realtà le posizioni di vertice sembrano alquanto prenotate per i prossimi anni, tra Aronian, Caruana, Karjakin e Nakamura, aggiungendo la possibile resistenza ad alto livello di Kramnik e forse con una piccola possibilità per un ritorno di Radjabov.

Ancora più difficile parlare di giovanissimi: tanti i ragazzi che diventeranno (o sono già) dei “super” ma senza quell’impressione da “predestinato” che dava Carlsen già a 14 o 15 anni. Rapport, Artemiev, Nyzhnyk, Dubov, Duda, tanti altri. Due citazioni “obbligatorie” comunque per Anish Giri e Wei Yi.

La crescita di Giri è sembrata meno travolgente negli ultimi 3 anni (dopo il superamento di quota 2700 a 17 anni), tuttavia non è detto che non riprenda, anzi, me lo aspetterei; da lì alla top five il passo è breve e la prospettiva mondiale diventerebbe per forza uno stimolo e un obiettivo, anche se l’impressione sembra quella di ipotizzare un possibile sfidante, ma un vero contendente? Finora appare mancare quel mix di determinazione / abnegazione / volontà di vincere che é necessario. Piccola nota, Fabiano e Anish sono tra i giocatori che, osserva Carlsen, “Non hanno paura di me…”!

Wei Yi sembra disporre di un talento particolare, il rapporto tra forza di gioco ed età parla a suo favore, più giovane di sempre a varcare quota 2600, anche se finora i giovani cinesi che lo hanno preceduto non hanno mantenuto del tutto le promesse. Certo, prima o poi… Comunque, cominciamo a parlare di un futuro non vicino, a Wei Yi, 15 anni il prossimo giugno, manca ancora parecchia strada.

Dunque, Carlsen troppo forte e titolo mondiale prenotato per i prossimi 10 o 15 anni? Forse, ma c’è tanto futuro da scrivere. Di sicuro abbiamo un vero re, come mancava da tempo. C’è comunque un ultimo avversario del quale non abbiamo parlato: lo stesso Magnus! Questo è vero in generale, restare in vetta implica mantenere motivazioni, energia, e non è facile. In particolare, per Carlsen ho avuto più volte la sensazione che abbia bisogno di stimoli forti per impegnarsi al massimo, che la semplice e pura passione scacchistica non sia così grande come quella di altri grandi campioni e non basti a sostenere una completa dedizione. Senza lo stimolo del titolo mondiale da raggiungere, senza avvertire una sfida sufficiente dagli avversari, magari dopo aver passato il muro dei 2900, Carlsen potrebbe dedicare meno tempo alla preparazione e perdere via via il filo delle sue certezze?

Altro aspetto dell’evento Carlsen: il percorso degli scacchi prosegue e tempi fino a poco fa recenti si fanno un po’ più lontani. Abbiamo definitivamente lasciato le coste dell’arcipelago Kasparov – Karpov, composto anche dalle isole Kramnik, Anand, Topalov, Ivanchuk, insieme a diverse altre. E in questo arcipelago non erano troppo lontane le tappe precedenti, dal solitario e maestoso scoglio Fischer fino al legame con Botvinnik, maestro, almeno in parte, dei due K e ponte con l’epoca di Capablanca e Alekhine. Il viaggio prosegue e il vento che gonfia le vele ha una componente particolare, in cui all’intelletto umano si affianca l’aliena presenza del computer, del calcolo che sorpassa la strategia, fino ad inglobarla. Non è un fatto del tutto nuovo, dato che i semi erano visibili da tempo e forse è possibile cercare le tracce del cambiamento nella sequenza dei grandi giocatori. Ci conforta la storia, si è sempre figli delle generazioni precedenti!

Karpov ha rappresentato forse la sintesi e la tappa finale della grande scuola russa. Grande preparazione in apertura, eccellente tecnica nei finali, approccio profondamente strategico unito ad una grande sensibilità scacchistica, ad un forte senso dell’armonia. A tutt’oggi credo che le partite di Karpov siano tra le più istruttive. Qualcosa cambia con Kasparov, con lo sforzo riuscito di imbrigliare il suo talento combinativo al servizio della grande scuola classica, della grande strategia. Ma le sue partite iniziano ad andare un po’ oltre, l’armonia cede in parte alla praticità, il gioco si fa più complesso, meno lineare. Kasparov ha forse iniziato la ricerca di nuove verità, di nuovi confini, difficili da definire. Ad accompagnarlo tre grandissimi giocatori, ancora oggi sulla breccia. Direi, innanzi tutto, Ivanchuk: troppi limiti caratteriali per il geniale Vassily, ma tanti nuovi scacchi nel suo gioco, specialmente nelle partite in cui ha raggiunto le vette più alte (per dirla con Kasparov, quando “… A volte gioca come un 3000!”). Difficile stilare classifiche ma Ivanchuk è stato / è tra i giocatori maggiormente dotati di una memoria prodigiosa e di straordinaria profondità di calcolo. Se guardiamo, forse, un piccolo passo umano parallelo alla crescita del computer. Del giovane e velocissimo Anand si diceva che avesse il suo personale microchip incorporato! La velocità di calcolo unita a un approccio molto pratico avvicina uno stile più moderno, la teoria scacchistica al servizio di una visione concreta, meno classica di quella di Karpov, meno alla ricerca delle difficili perfezioni di Kasparov.

Potrebbe sembrare diverso Kramnik, maggiormente legato alla grande scuola e alla profondità strategica, ma credo sia così solo in parte. Per molto tempo Vlad si è mosso, attraverso la sua notevolissima profondità di gioco, in un universo prudente, in cui la via dell’equilibrio era stretta e non poteva essere lasciata a cuor leggero: se arriva l’imprecisione dell’avversario bene, si proverà a vincere, ma non devo commetterla io l’imprecisione, squilibrare una posizione è rischioso e il confine che porta alla sconfitta è a un passo. Per alcuni versi, l’Anand maturo mi ha dato a volte la stessa impressione, pur con uno stile diverso. La teoria, la grande conoscenza degli scacchi e la profondità della visione di gioco indicavano il normale esito della patta, restando in agguato per cogliere l’errore dell’avversario e cercare la vittoria (estremizzo, ovviamente). Va considerato che Anand e Kramnik sono cresciuti nell’epoca del miglior Kasparov, guai lasciare uno spiraglio! Una visione non errata magari, ma un po’ rarefatta, non sufficientemente aggressiva, i grandi campioni sono sempre anche dei killer (come Fischer, Karpov, Kasparov… e Carlsen!).

In qualche modo, la lezione dei software degli ultimi anni e l’avversario Carlsen sembrano aver stimolato maggiormente Kramnik che non il meno giovane Anand: forse le vie dell’equilibrio non sono così limitate e legate all’armonia, è possibile sbilanciare la posizione, aggiungere complessità, senza varcare la soglia che porta alla sconfitta ma ponendo domande più difficili al proprio avversario. Certo, non è facile per un giocatore maturo e completo come Kramnik passare dalla sua “classicità” a un approccio così pratico e meno ortodosso. Non si tratta solo di praticità e di vincere di più, comunque, c’è in questa strada il valore della ricerca, di una comprensione scacchistica che in qualche modo si fa più profonda.

Cambia sottilmente l’idea della patta come conclusione naturale di una partita molto ben giocata. Era ed è così, ma le strade dell’equilibrio sono al tempo stesso più ampie e più impervie. Il tanto bistrattato numeretto dei software non è “la verità” ma qualcosa racconta: 0.08 – 0.24 – 0.19 – 0.32 – 0.46 – 0.41 – 0.54… Do per scontato che Rybka e Houdini siano da alcuni anni compagni della preparazione e del percorso scacchistico di tanti GM. Certo, mosse da computer, basate su un calcolo talmente straordinario, con i miliardi di posizioni valutate ogni secondo, da non avere rilievo per l’approccio umano al gioco. O no? I software scacchistici non dicono nulla del gioco? Se in realtà raccontassero anche qualcosa di nuovo non c’è il rischio che vi sia un nostro rifiuto a capire, a ricercare? Una mossa forte “del computer” non è comunque una mossa forte?

Io credo che le traiettorie scacchistiche dei grandi giocatori da Kasparov in poi ci stiano portando oltre gli scacchi della grande scuola russa e che, volenti o nolenti, i software sono nuovi e importanti compagni di questo viaggio. Per ora sembra più un percorso dei singoli giocatori, mancano approcci teorici che cerchino di integrare nella teoria scacchistica questi nuovi confini. Peraltro, gli scacchi frenetici e molto più giocati di oggi lasciano probabilmente meno spazio e tempo alla ricerca del teorico.

Forse il primo campione a portare nel gioco degli umani il possibile contributo dei computer è stato Aronian ma, avvantaggiato dalla freschezza della fase di crescita di un giovanissimo, Carlsen sembra poter essere il primo momento di sintesi di questi nuovi scacchi. L’apertura non più come ricerca spasmodica della novità forte in varianti principali, in qualche modo ricerca di una perfezione che non c’è, ma come porta d’ingresso ad una partita fatta di tensioni forti, da ricercare e mettere in campo, una guerriglia da condurre tra nebbie e paludi da cui non è facile uscire, dal medio gioco a finali sempre più tesi. In fondo scacchi nuovi ma antichi, scacchi come lotta e di cui il finale è spesso la quintessenza! Quello che è cambiato rispetto alla visione di Lasker (comunque evidentemente corretta, ricordando anche come il grande campione di inizio novecento abbia detto di aver conosciuto “…Molti giocatori in grado di vincere ma pochi in grado di pattare!”) è la maggiore complessità dell’arrivare alla patta. Nonostante la crescente potenza di calcolo dei processori e l’affinamento dei software, con valutazioni Elo, per quanto difficili da paragonare, ben oltre quota 3000, i migliori programmi continuano a battersi a vicenda…

Carlsen ha dichiarato che oggi capisce gli scacchi molto meglio rispetto a un paio di anni fa, quando era già oltre i 2800. Una affermazione che fa meditare. Forse Magnus è un campione ancora più forte e “nuovo” di quanto non pensiamo. Non è un piccolo dettaglio che abbia lavorato a lungo anche con Kasparov. La mia impressione è però che la sintesi di Carlsen sia lievemente sbilanciata verso la guerriglia, che lo strappo consumato rispetto ad un approccio più classico sia elevato. E’ possibile una sintesi più legata ad elementi strategici, integrandoli con le nuove visioni della partita che i programmi lasciano intuire? Forse è la strada che imboccherebbero Karpov o Kramnik se fossero oggi giovani in formazione, e potrebbe essere la via che sta guidando la crescita di Caruana, sicuramente più giocatore di scuola (come stile) rispetto a Carlsen, meno “calcolatore” ma dotato di una sensibilità scacchistica straordinaria. Una nuova sintesi per andare oltre Carlsen? Vedremo, di sicuro il fantastico viaggio degli scacchi continua!

 

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