Il bacio di Najdorf
Nello splendido articolo di Ale su Najdorf si accenna anche all’aneddoto del suo bacio a Tal. Il “Mago di Riga” aveva appena sacrificato la donna e il grande polacco – argentino non seppe resistere, si avvicinò e gli schioccò un bacio sulla guancia!
La circostanza è ben nota, citata in più siti nella stupefacente internet dei nostri giorni, più in relazione al sacrificio di donna di quella Tal – Hecht del 1962 che non riguardo al bacio di Najdorf, spesso nemmeno citato ma che mi appare come l’elemento di maggior rilievo: di sacrifici di donna la storia degli scacchi è piena mentre questo mi sembra l’unico “bacio GM” di cui si abbia notizia! La sua unicità va meglio compresa: fu solo espressione del carattere estroso di Najdorf o Tal meritava un così alto riconoscimento?
L’ambiente di gioco alle Olimpiadi di Varna 1962. Si notino le sedie a scacchi! Foto dall’archivio storico del circolo lussemburghese Le Cavalier
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Il contesto è quello delle Olimpiadi di Varna, in Bulgaria, nel 1962, in un altro mondo, scacchistico e in generale. Si giocò dal 15 settembre al 10 ottobre, con una durata oggi improponibile. Il torneo (con 37 nazioni partecipanti, l’Italia non era presente) prevedeva una prima fase con 4 gruppi seguita da tre gironi finali, in quello A con 12 squadre a giocarsi la vittoria.
In basso a sinistra si riconosce il 19enne Fischer, all’epoca meno intransigente in materia di pubblico e setting.
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Più che una corazzata lo squadrone sovietico sembrava un “cubo Borg” (“La resistenza è inutile…”) con, in ordine di scacchiera, Botvinnik, Petrosjan, Spassky, Keres, Geller e Tal. Tal “seconda riserva” è difficile da scrivere…
Seconda arrivò la Jugoslavia (Gligoric, Trifunovic, Matanovic, Ivkov, Parma, Minic), terza l’Argentina (Najdorf, Bolbochàn, Panno, Sanguineti, Rossetto, Foguelman), solo quarti gli Stati Uniti, argento a Lipsia due anni prima.
Tra l’altro, oro di scacchiera per Petrosjan (10 su 12), Spassky (11 su 14), Geller (10,5 su 12!) e Tal (10 su 13)! Tra una vittoria e l’altra Geller ebbe anche modo di ideare, durante la sospensione della partita, la strepitosa difesa che salvò Botvinnik nella sua partita contro Fischer!
Il “Patriarca” e il pischello americano
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All’epoca di quella Olimpiade Tal aveva 25 anni (ne avrebbe compiuti 26 il novembre successivo) ma doveva già fare i conti con i suoi problemi renali, che ne avevano minato sia il match di rivincita per il titolo mondiale, perso con Botvinnik, che il Torneo dei Candidati a Curacao, nel maggio / giugno di quello stesso 1962.
Nel girone finale, nell’incontro U.R.S.S. – Germania Occidentale, in quarta scacchiera Tal affrontò il 23enne maestro tedesco Hans-Joachim Hecht, sicuramente talentuoso, come dimostrerà anche in questa partita. Hecht conquisterà il titolo di Grande Maestro nel 1973, con un Elo massimo di 2515 nel 1974 (approssimativamente, nell’ordine dei 2650 di oggi). Considerato un ottimo finalista, ha vinto due volte il campionato tedesco e ha ottenuto forse il suo maggior successo a Dortmund, nel 1973, precedendo per spareggio tecnico Andersson e Spassky (superato nel confronto diretto).
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Tal – Hecht, Olimpiadi di Varna 1962
In rete questa partita viene proposta in molti siti e video ma, naturalmente, i libri sono sempre i libri! Due i principali riferimenti che ho utilizzato:
“I miei grandi predecessori” di Garry Kasparov (“volume 2 – da Euwe a Tal” – Edizioni Ediscere 2004), opera sempre eccezionale, che analizza estesamente questa partita, spesso citando le parole di Tal;
“The Magic Tactics of Mikhail Tal” di Karsten Muller e Raymund Stolze (New In Chess 2012), che riporta un lungo articolo dello stesso Hecht.
Su questa base ho rivisto la partita con quel tonto di Stockfish: quando gli parli di tornei o grandi campioni ti guarda con occhi da pesce lesso e comprendi che non capisce… D’altra parte, quando sciorina varianti su varianti non capisco io… Un connubio perfetto!
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“… Questa partita è stata di gran lunga la migliore delle mie sconfitte … Quando seppi che avrei giocato contro l’ex campione del mondo, che appariva in grande forma, decisi di giocare nel modo più solido possibile …” (Hecht, op. cit.)
1.d4 Nf6 2.c4 e6 3.Nf3 b6 4.Nc3 Bb4 5.Bg5 Bb7 6.e3 h6 7.Bh4 Bxc3+ 8.bxc3 d6 9.Nd2
Il bianco si accinge ad occupare “robustamente” il centro con le spinte f3 ed e4. Il nero, oltre alla e5 giocata in partita, ha diverse alternative tra cui g5, spinta chiave in questo impianto per ricacciare il fastidioso alfiere h4 ma indebolendo l’eventuale arrocco corto; g5 è nettamente la preferita di Stockfish, con gioco equilibrato. In generale è una variante complessa e tagliente, in cui entrambi i colori possono, a seconda degli sviluppi, arroccare sia corto che lungo, restando con il re al centro per molte mosse. Il bianco cercherà il momento opportuno per aprire il gioco, valorizzando il lieve vantaggio della coppia degli alfieri. “I sacrifici di pedone ed altri strumenti “efficaci” sono tipici del gioco del bianco in questa variante.” (Kasparov, op. cit.)
9. … e5 10.f3 Qe7 11.e4 Nbd7 12.Bd3
“… Dopo cavallo f8-g6 e O-O sarei stato molto soddisfatto.” (Hecht, op. cit.)
Kasparov: “Giocando 12. …Nf8 il nero ha evitato la classica g5. Dopo 12. …g5 13.Bf2 Nh5 14.Nf1 exd4?! (f5!?; Ng6;) 15.cxd4 f5 16.Ne3 il bianco è in chiaro vantaggio (Tal – Mnatsakanjan, U.R.S.S. Ch Erevan 1962).”
Stockfish si limita ad annotare che dopo 14. …f5! il gioco appare equilibrato.
Faticando a seguire le varianti, guardo la posizione e chiedo: “Ma 12. …O-O non sembra spontanea?”
Stoccafisso mi scruta come se fossi il fratello scemo del Commodore 64, Kasparov borbotta soltanto: “È difficile che 12. …O-O con l’idea Rfe8 e Nf8-g6 pareggi il gioco.” Abbandonato al mio destino cerco di valutare da solo, forte del mio titolo di Schiappa Strong. Forse arroccare per poi seguire l’idea di cavallo in g6 è una manovra troppo lenta, con un tempo in più rispetto a cavallo f8-g6 seguita da O-O, magari con la torre che sta meglio in f8 se si pensa alla spinta f5.
Il cigolio dei miei modesti ingranaggi deve aver impietosito Stockfish, che mi mostra un paio di varianti: “Il nero in questa fase può giocare attivamente sull’ala di re, l’arrocco corto può tarparne un po’ il gioco. A parte la più forte 12. …g5, anche nel piano di Hecht, dopo 12. …Nf8 13.Nf1 Ng6 14.Bf2, arroccare non è una buona scelta, meglio proseguire con 14. …Nf4 per cambiare l’alfiere in d3, come in diverse partite successive, ad esempio la Piket – Ljubojevic, Monaco 1994. Dopo 12. …O-O è preferibile abbandonare l’idea di Ng6 e giocare al centro con 13. …exd4 14. cxd4 d5!?, anche se il bianco resta in vantaggio.” (La variante, decisamente “Stoccafisso Style”, si può seguire nel visore)
12. … Nf8 13.c5!?
“A questo punto (dopo Nf8) Tal pensò per circa tre quarti d’ora.” (Hecht)
“Il nero voleva togliersi lo spillo (l’alfiere h4) con 13. …Ng6. Non poteva immaginare che il bianco avrebbe rotto il centro e indebolito considerevolmente la casa d5 con un intuitivo sacrificio di pedone.” (Alexander Koblents, citato da Hecht nel suo articolo)
“Una novità: un dubbio sacrificio di pedone tipico di Tal! In linea di principio, sarebbe stato più vantaggioso mantenere la tensione con 13.Nf1 Ng6 14.Bf2 Nf4 15.Ne3 o con 13.Qa4+ Qd7 14.Qc2” (Kasparov)
La partita di riferimento era all’epoca la Borisenko – Kotov, URSS Ch 1955, proseguita con 13.Bf2 Ne6, con parità. Penso che il commento migliore qui sia: “Semplicemente… Mikhail Tal!”, in contrasto con i terrificanti “Blunder, was better…” dei software. Stokky sta per dire qualcosa ma lo fulmino con una occhiataccia!
13. …dxc5 14.dxe5 Qxe5 15.Qa4+ c6?!
Non è mai facile cambiare piano ma Nf8-d7 sembra la replica migliore. Volendo mantenere l’idea Ng6, appare buona anche Nf6-d7, che era la mossa che Tal si aspettava, ritenendo che il bianco avrebbe mantenuto una buona iniziativa con Qc2. Sia Kasparov che Stockfish dissentono, accordando una chiara preferenza al nero. 15. …c6 mura l’alfiere e, soprattutto, indebolisce la casa d6, che entra subito nel mirino del cavallo d2.
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Una piccola curiosità: nel 2008 Hecht trovò per caso e acquistò, in un negozio a Monaco, un quadro che raffigurava la posizione di questa partita dopo 18. …b5 (con l’errore dell’assenza del pedone c5).
Si tratta di un’opera degli artisti lettoni Juta & Mareks, creata in onore del loro grande compatriota.
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16.O-O Ng6 17.Nc4 Qe6 18.e5 b5 19.exf6!?!
Un utente di Chessgames ha segnalato che Hecht, mostrando questa partita in un circolo tedesco, ha raccontato che Tal ha pensato per circa 45 minuti prima di giocare exf6.
Hetch: “Ero stato attirato in un magnifico turbinio combinativo alla Tal ma mi stavo divertendo e mi sentivo a mio agio. Tuttavia, saltai quasi sulla sedia nel vedere 19.exf6, avevo considerato solo Qb3. Improvvisamente una scacchiera murale comparve alla mia destra, la posizione venne rapidamente impostata e la maggior parte degli spettatori venne verso di noi. Tutti i compagni di squadra di Tal stavano intorno alla scacchiera come le canne di un organo.”
Credo che possiamo facilmente immaginare il silenzioso brusio della sala di gioco e l’implosione intorno alla loro scacchiera. Possiamo quasi udire i bisbiglii: “Che succede?” “Tal ha sacrificato la donna!”
Tal (riportato in entrambi i testi citati): “Fu a questo punto che il passionale Miguel Najdorf, che stava guardando la partita, venne verso di me e… Mi baciò! Questa mossa ha qualcosa in comune con la ben nota partita Lilienthal – Capablanca, Hastings 1934-35. Hecht replicò quasi senza pensare.”
Evidentemente, Hecht si fidò dell’aforisma di Botvinnik: “Se Tal sacrifica un pezzo prendetelo, se lo sacrifico io calcolate prima di prenderlo, se lo sacrifica Petrosjan… Non prendetelo!”
Kasparov ipotizza, con prudenza (“probabilmente”), che 19. …bxa4 possa essere l’errore decisivo, dato che 19. …O-O porta ad un maggiore equilibrio (dopo 20.Qc2 Nxh4 21.fxg7 Kxg7 22.Na5 Ba6). La considerazione è che il finale che seguirà in partita possa essere vinto per il bianco, cosa che non appare così chiara.
Contro 19. …O-O Tal aveva in animo di giocare 20.Rae1, con un “attacco vincente” che in realtà il nero può rintuzzare (variante nel visore).
19. …bxa4 20.fxg7 Rg8 21.Bf5
Una posizione fantastica, che ha contribuito non poco a rendere famosa questa partita! Il bianco ha sacrificato la regina per un alfiere, ora ha tutti i suoi tre pezzi leggeri in presa, eppure…!
Hecht: “Qui la mia compostezza alla fine mi ha lasciato. Ci sono voluti minuti prima che fossi in grado di calcolare le varianti successive. Ebbi comunque abbastanza tenuta nervosa da trovare la miglior difesa.”
Mi sembra il momento opportuno per aiutare Stockfish a comprendere più profondamente la partita: “Vedi Stokky, è magnifico ricordare questa partita anche per la possibilità che abbiamo di comprenderne il contesto, il clima, i tempi di gioco, l’aspra battaglia in corso, i pensieri e le emozioni dei protagonisti, e questo dopo ben 60 anni! Una partita bellissima, ben al di là delle imprecisioni eventualmente indicate dalle analisi, proprio perché è alla dimensione del gioco vivo che ci riporta con…”
“Non capisco perché tanta emozione” interloquisce il buon software “il nero con 21. …Ba6 può difendersi bene, e il bianco poteva giocare in modo più preciso con 21.Bxg6 che…”
“Ma pensa all’impatto psicologico!” lo interrompo a mia volta “Dopo Bf5 Hecht deve essersi chiesto se si trattava di scacchi o di magia! È già notevole che sia riuscito a riprendersi. Ci dà tutto il senso della tensione nervosa, del momento agonistico, non a caso dopo commenta con rammarico che gli restavano solo dieci minuti per tredici mosse laddove…”
Qui Stockfish insorge: “Ma 10 minuti per 13 mosse sono una montagna di tempo! Si può parlare di zeitnot quando hai, diciamo, meno di un decimo di secondo per mossa.”
Niente, devo arrendermi, non capisce…
21. …Nxh4 22.Bxe6 Ba6 23.Nd6+ Ke7
Al momento di 19.exf6 Tal deve aver calcolato anche la seguente 24.Bc4!
Abbiamo bene individuato tutte le circostanze che hanno condotto al bacio di Najdorf, la partita prosegue nel visore, con diverse varianti e brevi annotazioni sul complesso finale.
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Direi che abbiamo acquisito sufficienti elementi per valutare, dunque, cosa ne pensate? Solo un guizzo umorale di Najdorf o quella è stata una consacrazione pienamente meritata?
Il fotografo ha mancato l’attimo ma, anche alcuni secondi dopo, è visibile la forte emozione sul volto di Misha!
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Mentre scrivevo queste righe mi è venuto in mente come Najdorf abbia attraversato diverse epoche, avendo avuto modo di conoscere tanti giganti della storia degli scacchi, da Capablanca e Alekhine fino a Fischer, Karpov e Kasparov. Ha distribuito baci a destra e a manca? Ne ha baciati solo alcuni? No e no. L’unico insignito del supremo riconoscimento “Gli scacchi ti ringraziano di esistere!”, l’unico GM baciato da Najdorf in oltre 60 anni di palcoscenico scacchistico, è stato Mikhail Nekhemyevich Tal.
Non è tuttavia una argomentazione conclusiva, la questione si presta a diverse valutazioni e sollecito il vostro aiuto con il seguente sondaggio:
a) Najdorf era troppo esuberante, un gesto plateale e, a ben rifletterci, deprecabile: e se la cosa prendesse piede? Se ad ogni sacrificio in sala torneo cominciassero a volare baci? Sarebbe la fine degli scacchi come oggi li conosciamo…
b) Il bacio di Najdorf ha premiato giustamente un giocatore unico e fantastico. Non si tratta di forza di gioco o di campioni del mondo ma di creatività, genialità, di quel desiderio profondo di avventura che è l’essenza del viaggio dell’uomo. Unico Tal e unico il supremo riconoscimento tributato da Najdorf.
c) Tal non avrebbe dovuto essere l’unico a riceverlo, senza fermarsi peraltro ai campioni del mondo: ad esempio, cosa c’era che non andava nelle guance di Keres?
d) Criterio troppo arbitrario quello del sentire del momento del solo Najdorf. Si doveva costituire una Commissione FIDE per individuare i meritevoli e stabilire il protocollo di attribuzione.
e) Si è creata una grande ingiustizia storica. Chi avrebbe mai dovuto baciare Morphy? O Steinitz? E oggi? Se Carlsen lo meritasse, chi dovrebbe baciarlo? Caruana? Pepe Cuenca?
Votate!
9 gennaio 2023 - 10:18
E)
Magnus e Cuenca devono baciarsi pubblicamente, lungamente e appassionatamente.
9 gennaio 2023 - 17:31
Dato che Pepe mi sembra ancora più esuberante di Najdorf, ritengo tutt’altro che improbabile un evento del genere, ove si realizzassero circostanze simili! Anche perché Cuenca deve a Carlsen una bella fetta della sua popolarità alla famosa patta fra loro due, a seguito della quale il primo ha aumentato a dismisura i suoi followers…!
QUI link a YouTube
9 gennaio 2023 - 18:06
Questa partita mi perseguita! La vidi la prima volta tanti anni fa sul bel libro di Paolo Bagnoli “Gli Scacchi” con un commento davvero divertente ed entusiasmante dell’autore; ricordo che la mostrai a mia moglie, all’epoca principiante (anche oggi lo è in verità) aggiungendo da parte mia un altro po’ di pepe e da allora ogni volta che parliamo di scacchi lei se ne ricorda e si domanda come fece Tal a sacrificare o lasciare in presa tutti i pezzi facendoseli poi restituire con gli interessi dal “povero” Hecht (l’aggettivo è di Bagnoli). Ed io ogni volta rispondo che Tal è stato unico e immenso, una sorta di Pelè degli scacchi, tutto fuoco, gioia, fantasia, attacco… Misurare la sua classe con stockfish oggi non ha senso, come non ha senso paragonare un campione degli anni ’60 con Ibra, Messi o Ronaldo. Najdorf aveva intuito e si inchinava davanti all’opera d’arte che stava ammirando.
9 gennaio 2023 - 18:49
Partita presente anche nel mio primo libro di aperture, un manuale teorico-pratico delle aperture di Porreca.. Tra l’altro conobbi Hect ad un torneo in Francia qualche anno fa e ovviamente gli corsi quella partita.. Lui fu un vero gentleman ma in effetti non dev’essere facile esserr ricordato solo per “quello a cui Tal ha sacrificato la donna”
11 gennaio 2023 - 15:07
Rientro in Redazione dopo breve assenza e scopro a) questo gran bel articolo e che b) ho l’onore di essere citato in incipit 🙂
Sempre un piacere leggerti Angel!
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