Intervista a Magnus Carlsen
A dispetto della sua giovane età – 31 anni ancora da compiere – il norvegese Magnus Carlsen viene considerato, in modo pressoché unanime, uno dei più grandi scacchisti di tutti i tempi. Forse la definizione più suggestiva, a questo proposito, è quella del pluricampione del mondo, il russo Garry Kasparov, che, in un’intervista del 2009, ha definito lo stile di gioco del norvegese, originario di Tønsberg, come una combinazione letale tra l’istintività imprevedibile di “Bobby” Fischer e la razionalità posizionale di Anatolij Karpov. Carlsen, campione del mondo in carica dal novembre del 2013, ha raggiunto, nell’agosto del 2019, i 2882 punti Elo (metodo di valutazione per calcolare i livelli di abilità relativi dei giocatori), il punteggio più alto mai raggiunto da chiunque; è attualmente il detentore del primato assoluto di partite, a cadenza classica, disputate consecutivamente senza essere battuto, ben 125, ottenuto tra l’agosto del 2018 e l’ottobre del 2020 (sconfitto, durante il Norway Chess, da Jan-Krzysztof Duda).
Se, come dice il poeta, certi uomini sono “divinità in incognito”, Carlsen è una sorta di Odino, quella divinità tanto celebrata dalla mitologia norrena, capace di ogni impresa, precipitato nell’universo degli scacchi. Pochi giorni fa, ho avuto l’onore ed il piacere di intervistarlo.
“Negli ultimi anni ci sono stati degli alti e bassi, non posso nasconderlo. Posso assicurarti che non è facile rimanere a questo livello, per così tanto tempo. I miei rivali continuano a lavorare per mettermi in difficoltà ed io devo fare il possibile per farmi trovare pronto.”
Ma, mettendo da parte mitologie e numeri social da popstar (503 mila followers su Instagram, 436 mila su Twitter) quella con Magnus, grazie alla sua inusitata cortesia, si trasforma rapidamente in una chiacchierata tra quasi coetanei, cordiale e ricca di interessanti spunti di riflessione. Il “Mozart degli Scacchi”, soprannome causato dalla precocità del suo talento, sottolinea ripetutamente, nel corso dell’intervista, quanto duro lavoro sia alle spalle di ogni piccolo traguardo raggiunto, a conferma della massima senza tempo: Genius is 1% inspiration and 99% perspiration.
“Mi dedico ancora moltissimo allo studio. Continuo con regolarità a recuperare le sfide dei grandi maestri del passato. Ti sembrerà assurdo, ma l’ultimo libro che ho letto è interamente dedicato ai campionati mondiali sovietici del 1930… Cerco ispirazione ovunque, provando sempre ad innovare e rinnovare il mio stile di gioco.”
Nei peggiori mesi della pandemia Covid-19, Carlsen ha dedicato anima e corpo all’organizzazione del Magnus Carlsen Invitational. Torneo di scacchi a cadenza rapida ( variante con tempo limitato), giocato online sul sito chess24.com, dal 18 aprile al 3 maggio 2020. L’evento ad 8 giocatori, ha visto tra i partecipanti anche l’italo-americano Fabiano Caruana ( numero 2 al mondo) e Ding Liren (numero 3 al mondo), allettati anche dal ricco montepremi pari a circa 250.000 dollari – dei quali 70.000 destinati al vincitore e 15.000 all’ultimo classificato -. Nemmeno a dirlo, a prevalere è stato lo stesso Magnus Carlsen, superando in finale il Grande Maestro americano Hikaru Nakamura.
“Per quanto complessa e di difficile risoluzione, la situazione epidemiologica in Norvegia non è assolutamente paragonabile a quella italiana. L’emergenza è stata gestita in maniera totalmente differente. Io ho fatto il possibile per continuare a fare quello che amo e donare qualche momento di serenità ai nostri aficionados, in un momento storico del genere.”
Gli occhi di Magnus, come quelli di un predatore affamato di fronte alla preda stremata, sembrano quasi illuminarsi quando gli chiedo un giudizio sul suo attuale rivale numero uno: Fabiano Caruana. Nato a Miami, in Florida, da padre italo-americano e madre italiana, rappresenta attualmente l’aspirante al titolo mondiale più credibile nel panorama internazionale; forse uno dei pochi in grado di impensierire veramente Carlsen.
“La nostra è una rivalità sana e sportiva. Qualunque cosa dica la classifica FIDE – organizzazione internazionale che regolamenta e controlla l’attività scacchistica a livello mondiale – io considero Caruana la maggiore minaccia al mio titolo di campione del mondo. Vedremo come si comporterà al Torneo dei Candidati – competizione che determinerà il prossimo sfidante di Magnus Carlsen per il Campionato del Mondo – ma non posso che vederlo come uno dei massimi favoriti per la vittoria finale.”
Quando chiedo al campione norvegese che cosa accade quando deve elaborare l’amaro gusto della sconfitta, un evento assai raro ed imponderabile, la risposta, per chi ha avuto a che fare con il “Mozart degli Scacchi”, è scontata e prevedibile.
“Semplice: faccio il possibile per non perdere, provo costantemente ad essere migliore del mio avversario. Ahimè, fin dalla più giovane età, ho problemi a relazionarmi con l’idea della sconfitta, mi definirei un bad loser.”
Nell’ultimo scambio di battute non posso che “punzecchiarlo” sulla Serie Netflix: “La regina degli Scacchi”, successo planetario di difficile replica, che, al di là della valenza cinematografica, ha avuto il grande merito di avvicinare migliaia nuovi appassionati al gioco, regalando al movimento nuova linfa rendendolo, se possibile, meno elitario.
“Hai ragione. Dobbiamo fare il possibile per sfruttare quest’opportunità offertaci da Netflix per far crescere il movimento. Il potenziale del gioco è chiaramente illimitato.”
E, se ce lo dice il Re degli Scacchi, impossibile non fidarsi.
Eduardo Accorroni.
21 marzo 2021 - 23:19
Intervista davvero ottima per un giornale generalista. Informazioni corrette, nessuno svarione, domande appropriate. O il giornalista è un appassionato o ha preparato l’intervista in modo molto coscienzioso e accurato. Complimenti!
28 marzo 2021 - 00:51
Volendo fare le pulci un errore ci sarebbe:”campionati mondiali sovietici del 1930″, ma per il resto concordo.
Per la cronaca il libro citato è «Masterpieces and Dramas of the Soviet Championships. Volume I» di Sergey Voronkov, tradotto di recente in inglese da un blogger russo di chess.com (dove traduceva da tanti anni articoli storici di vecchie riviste sovietiche perlopiù).
28 marzo 2021 - 19:24
Grazie per la doverosa precisazione Sirena. Ti ringrazio per avermelo fatto notare: ahimè lo stesso Magnus era stato abbastanza vago e non ho saputo cogliere al meglio l’informazione.
28 marzo 2021 - 19:22
Grazie mille IrishGambit. Mi fa estremo piacere sentirtelo dire!
22 marzo 2021 - 13:43
però il titolo non si può leggere: il Mozart degli scacchi… un titolo più banale non lo si sarebbe potuto trovare nemmeno impegnandosi
28 marzo 2021 - 19:29
Mi dispiace non ti sia piaciuto Franco77, immagino la Redazione (non è opera mia) sperava potesse essere “semplice” quanto d’impatto per un lettore generalista.
29 marzo 2021 - 00:18
A me, invece, il titolo è sembrato calzante, anche se forse il titolista non ne era consapevole!
Premetto che sono diplomato in pianoforte e CM/istruttore Nazionale di scacchi, ma in entrambi i campi tanto mediocre quanto appassionato…
Carlsen ha in comune con Mozart non solo la precocità, ma anche:
1) l’intuito: istinto scacchistico e musicale che consentono di creare senza troppo rimuginare;
2) la dedizione assoluta al gioco (play = suonare, giocare);
3) la semplicità della composizione: le opere di Mozart sono limpide e cristalline, mai difficili o complesse come quelle, per esempio, di Beethoven. Allo stesso modo le partite di Carlsen paragonate, ad esempio, con quelle di Caruana;
4) la prolificità: mai visti stare, che so, due o tre mesi in pausa di riflessione, sempre e sempre a sfornare partite, spartiti, partiture!
5) l’armonia lineare nel dipanarsi della composizione scacchistica e musicale.
Per il momento è tutto!
Saluti e complimenti per l’articolo!
23 marzo 2021 - 17:52
Spesso il titolo non è opera dell’autore dell’articolo.
29 marzo 2021 - 11:57
Questo è già stato precisato dall’autore, non per niente ho parlato del “titolista”, e non di Eduardo Accorroni, evidenziando nel contempo la presumibile inconsapevolezza del titolista stesso rispetto a tutte le analogie Carlsen-Mozart che ho elencato.
29 marzo 2021 - 09:40
il problema è che il titolo “Mozart degli scacchi “per Carlsen viene usato da almeno quindici anni in quasi ogni articolo “generalista”… e quindi dopo un po’ risulta piuttosto banalotto. Anche perchè ormai Magnus non è più un bimbo prodigio ma uno scafato campione del mondo da parecchi anni
29 marzo 2021 - 10:27
Beh, anche Mozart a 30 anni era diventato uno “scafato” autore di opere liriche. E più o meno a quell’età scrisse la più famosa, “Le nozze di Figaro”. Insomma, Mozart non è stato solo un bimbo prodigio 😀
Per le altre analogie cedo il passo al commento di chicco che conosce senz’altro meglio di me Mozart.
29 marzo 2021 - 12:14
Con tutta la dovuta ammirazione per “Le nozze di Figaro” (che anch’io preferisco) mi permetto di precisare che l’opera più famosa di Mozart è “Il flauto magico”, che, per esemplificare, si trova al secondo posto nella lista delle opere più rappresentate nel mondo dal 2011 al 2016, dietro all Traviata e davanti a Carmen, Bohème e Tosca.
https://www.lastampa.it/spettacoli/palcoscenico/2017/03/21/news/hit-parade-dell-opera-verdi-al-numero-1-nel-mondo-piu-di-due-traviate-al-giorno-1.34639095
29 marzo 2021 - 16:14
Chiedo perdono ma non concordo sul legame “opera più rappresentata = più famosa”. Personalmente se dovessi citare tre opere di Mozart che mi saltano per prime in mente, oltre alle Nozze di Figaro direi anche Don Giovanni e Così fan tutte, alla pari con il Flauto Magico…
Però comprendo anche che il “famoso” è un criterio assolutamente personale
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