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Odio Vittorio

Reportage di Dante Di Mauro da Montesilvano in occasione del Campionato Italiano a Squadre

È troppo presuntuoso chiedervi di ricordare la mia ultima narrazione? Quando, in un giorno di festa dello sport al Paese, mi sono imbattuto con un tavolo, messo sotto dei portici, di giovani scacchisti?
Beh, la storia la trovate qui in giro, su Scacchierando. In sostanza, con molto distacco, mi avvicinai a quel tavolo e dopo un paio di partitelle ho fatto l’enorme errore di lasciare il mio numero di telefono a quello che poi scoprii essere il presidente dell’appena nato circolo scacchistico.
Dopo circa venticinque anni di disintossicazione, quando oramai sei più che certo che l’idea di guardare una scacchiera non ti sarebbe nemmeno sfiorata, soprattutto per la salvaguardia del vecchio e stanco cervello, ecco che quell’atto di fiducia di lasciare il tuo numero a un giovane apparentemente normale non ti si rivolta contro, come il peggior incubo della tua vita.
Una vita ricondotta faticosamente sui binari di serietà e distacco, di normalità e sacrificio in un attimo è distrutta da uno stalker quotidiano, martellante e continuo. Il giovane presidente cede il mio numero al più giovane (quasi imberbe) vicepresidente che senza nessuna remora, sordo ad ogni mia richiesta di non farmi cedere in tentazioni oramai sopite, mi ha obbligato moralmente a riprendere gli scacchi!
<< Come ti chiami?>>
<<Vittorio, perché non torni a giocare?>>
<<Ma se non ricordo nulla>>
<< Seee, è come andare in bicicletta: una volta imparato non si dimentica più>>
<< Ma che dici??? A 20 anni vai in biciletta, pieghi, fai le “pinne”, corri saltando ostacoli… oggi non so nemmeno se riuscirei a stare in equilibrio>>
<<Dai, dacci una mano, abbiamo tanti giovani che stanno iniziando …>>.
È su questa ultima frase di Vittorio che la mia fragile moralità, i sensi di colpa e l’orgoglio del vecchio marinaio che vuole salvare l’ultima balena nell’oceano rigurgitano nella gola e nel cuore malandato.
Va bene, d’altronde cosa vuoi che siano un paio di ore a settimana, per liberare la mente dai mille pensieri, da dedicare agli scacchi? E poi se sono stato fuori dal tunnel per 25 anni è la dimostrazione che si può smettere quando si vuole.
I primi incontri nella vecchia sede del circolo, le prime discussioni sul controllo del centro, le ultime novità nelle aperture, le lotte contro i motori (base della “preparazione” di questi giovani) e da due ore a settimana mi sono ritrovato a parlare di scacchi per più volte a settimana, rintracciare e chiamare vecchi amici, che oramai tendo a sfruttare per avere notizie da portare al circolo.
Dal frequentare le stanze di una vecchia parrocchia e il darsi da fare per cercare una sede più ampia, più centrale e più adeguata è stato un tutt’uno con la crescente dipendenza da legnetti: rieccomi all’opera.
Ma un piccolo ruolo da “aiuto, aiuto, aiuto collaboratore” certo non inciderà su una ripresa dell’attività agonistica, penso. Poi mi iscrivo ad una chat di scacchisti, dove l’Avvocato strepita con problemi, posizioni e dirette social; riinizio a leggere Scacchierando (la bibbia dello scacchismo interplanetario) … i passi sono tutti così veloci, ma inesorabili. Con una buona dose d’invidia per questi agonisti che si gettano nella mischia sciorinando stati d’animo, posizioni e varianti, ti fa ritornare in mente quando per ore e ore al giorno tu facevi la stessa cosa (ma senza social).
La mazzata finale era dietro la porta: Vittorio, con il suo fare da stalker navigato e professionale, mi chiede se “eventualmente” e se “ce ne fosse bisogno” potevo dare la mia disponibilità per un intervento al CIS nella squadra del circolo.
Campionato Italiano a squadre? Ma siamo pazzi?
Non è nel mio stile fare brutte figure, a maggior ragione cosciente a priori che sarebbe stata una brutta figura.
Lo stalker non demorde, insiste quotidianamente, pesantemente, promettendo cose inattuabili e mentendo sapendo di mentire.
Ci accordiamo per una mia “eventuale” partecipazione in promozione in quarta (ultima) scacchiera, ma cosciente che mai avrei giocato.
Lo spudorato mentitore “si era dimenticato” di dirmi che i turni di gioco sarebbe stati 5 in 3 giorni e che i giocatori della prima squadra sarebbero stati solo quattro; quindi, “casualmente”, mi sono ritrovato iscritto come giocatore fisso per tutta la manifestazione … dimenticanze di poco conto… Ora, a parte il fuori allenamento, a parte che non ricordo se non come muovono i pezzi, cosa più determinante è l’incognita della mia tenuta fisico-mentale. 70 anni non sono pochi (anche se portati come un Adone).
Lo stalker professionista mi “obbliga” a partecipare ad un blitz, sempre per un piccolo “allenamento”.
La confusione, il chiacchierio, l’arbitro Achille (che nulla ha con il mitico greco) che sbraita, i turni, le sedie scomode, i giovani affannati e preoccupati. Tutti gli NC (autopromossisi in GM) a dare consigli su finali impossibili o su tatticismi “elementari”, o su mosse “forti” (il motore da un +1) … insomma un vecchio mondo che riaffiora con l’aggiunta dei telefonini e degli +0,93 o degli -0, 70 (che ho faticato non poco per capirli).
Un Blitz con “incremento” e con orologi che appaiono essere centraline elettroniche con palese richiesta di laurea in ingegneria. Al grido di “bianchi in moto” il mio sguardo vaga sperduto e incapace di dare una risposta.
Vittorio, debitamente nascosto ai miei occhi, gioca, si diverte soddisfatto, come una creatura alle giostre, fregandosene del mio disagio generazionale, e del mio inutile ricercare volti noti nella sala.
Alla fine del torneo, ben organizzato, simpatico, dove il nostro eroe riesce a perdere per il tempo due partite a due mosse dal matto, al ritorno in macchina verso casa, si vocifera ancora di partite che potevano essere vinte, di errori “stupidi” in apertura e di pedoni mangiati convinti di avere l’iniziativa e poi la frase fatidica: <<metto la partita sul telefonino, vediamo che dice il motore!>> Ma che ha questo telefonino? Da quando esistono telefonini che oltre alla sua normale funzione di telefono giocano anche a scacchi? E con naturalezza spunta la frase caratteristica: <<AI miei tempi…>>.
Debbo dire che tutto è stato organizzato con precisione: una macchina che mi veniva a prendere sotto casa, per ovviare alle mie difficoltà deambulatorie (le ossa durante il pieno di umidità, solo Dio lo sa), rispetto dovuto all’anziano, caffettino prima del primo turno. Poi iniziava il rito: i capitani che si affacciano dall’arbitro (che poi scopro essere stato uno degli arbitri che conoscevo 30 anni prima, oggi magro, ma sempre incazzuso, il buon Massimo, che appena mi ha visto mi ha salutato cordialmente e non si è fatto mancare la battuta più tremenda: <<anvedi, pure i dinosauri tornano>>). Partite in ampia sala, scacchiere in legno, quasi una cosa seria. Nella sala adiacente il CIS delle serie nazionali e qualche nome illustre che ricordavo dai tempi delle guerre puniche in serie A.
Il ritorno ben organizzato dal sempre più odioso Vittorio che tra un complimento e l’altro ha cercato di convincermi che quel leggero mal di testa che avevo era dovuto al freddo e non alla stanchezza per la partita e che per i due turni del giorno dopo sarei stato in formissima.
Formissima!!! Sveglia a notte fonda, il rimuginìo continuo della partita del giorno prima che non mi aveva lasciato per tutta la notte impedendomi di dormire come si addice ad un “atleta” e sentire il nervosismo che sale per i due turni successivi… insomma una esperienza devastante e così per 3 giorni.
La domenica sera è arrivata e insieme a lei la fine della tortura, dire stanco direi poco, forse più corretto sarebbe distrutto, ma soddisfatto: il nostro circolo è in serie C!
Prestazione alla mia scacchiera decisamente buona: ho lasciato solo un pezzo in presa in 5 incontri, beh niente male, e ne ho vinta anche più di una (la fortuna del vecchiarello), credo perché i miei avversari palesemente mi hanno snobbato pensando “tanto il vecchio prima o poi si addormenta sulla scacchiera!!!”
Ora aspetto il pagamento dell’ingaggio, pattuito prima degli incontri: 20 arrosticini abruzzesi…

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Insomma, ora mi tocca studiare di nuovo: ho rispolverato i vecchi libri, i vecchi numeri di telefono degli amici scacchisti, qualche partita online (con i pezzi che mi danno l’impressione che prima o poi mi cadranno dallo schermo), tutto come 30 anni fa … tutto, o quasi.
Ma perché ho dato retta a Vittorio? Credo di odiarlo dal profondo del mio cuore malandato!

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