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Il blu, il giallo a confronto tra Olanda e Italia

Un articolo di Andrea Loi sui sottili legami che possono unire scacchi, arte e grappa!

Si è da poco concluso il Tata Steel Chess 2021 che ci ha regalato un nuovo campione olandese, non succedeva dal 1985!
Congratulazioni a Jorden van Foreest per aver polverizzato ogni pronostico e, come tutte le imprese che si rispettino, pagine verranno scritte per ricordare a chi non le ha vissute in prima persona le emozioni di questo momento.

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Jorden van Foreest

Voglio rendere omaggio a Jorden per l’impresa che ha compiuto, scomodando i più grandi fra i grandi dell’arte e della letteratura, avvicinandolo alla famiglia Dolzan, produttrice di grappa Trentina dal 1800.
Wijk aan Zee in Olanda dal 1938 è il luogo dove ad inizio anno si incontrano i grandi campioni di scacchi che battagliano per la supremazia intellettuale di un gioco che da secoli ci regala momenti di approfondimento interiore senza eguali.
Una partita di scacchi si svolge nella profondità dell’animo dei singoli giocatori: tutte le energie, la sofferenza e lo sforzo sono invisibili agli occhi dello spettatore, ma ci sono, eccome se ci sono! L’intensità delle emozioni che circondano lo scacchista è rappresentata benissimo da Vincent Van Gogh mediante il dipinto “Sulla soglia dell’eternità”.

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Un uomo solo, ripiegato su se stesso, quasi privo di forze, che soffre il peso di tutto ciò che lo circonda. Una posa tragica che mi ricorda tantissimo lo stato d’animo di uno scacchista che sorregge la sua testa mentre riflette sugli errori che l’hanno portato a perdere la partita. Attraverso il blu, che è anche il colore del Tata Steel, Van Gogh rappresenta al meglio lo stato d’animo dello scacchista sconfitto.

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È proprio attraverso la storia dell’artista olandese che ho deciso di collegare questa vicenda. All’inizio della sua carriera, Van Gogh decide di dipingere soggetti più poveri di lui: la sua intenzione era proprio quella di rappresentare le difficoltà della vita contadina, da cui l’epiteto “pittore contadino “.
Anche le generazioni di produttori di vino di mezzo secolo fa ne sanno sicuramente qualcosa. Oggi sembra tutto molto facile e raggiungibile, ma non bisogna dimenticare il punto di partenza: incomprensioni, poca valorizzazione dei sacrifici, scarsa attenzione da parte del pubblico. Dal punto di vista cronologico, il riconoscimento universale che attribuisce valore di prestigio al vino è cominciato negli anni Novanta, mentre per gli scacchi il boom lo stiamo vivendo oggi grazie ad un interesse globale accentuato da Netflix (The Queen’s Gambit).

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Con gli scacchi ed il vino stiamo vivendo l’epoca gialla di Van Gogh: l’utilizzo di quel colore ha dato un’anima a ciò che aveva dentro e a distanza di oltre cento anni ancora ci fa emozionare profondamente.
La grande prestazione di Jorden, inaspettata, spinge il movimento scacchistico olandese verso l’alto nelle gerarchie mondiali. L’Olanda bussa alla porta dell’eccellenza ancora una volta. Una vittoria imprevista che intendo collegare, con malizia benevola, allo “spirito” italiano fin troppo sottovalutato.
La famiglia Dolzan da oltre 200 anni è portabandiera di un prodotto prettamente nostrano: la Grappa. Da Romedio fino a Mauro e Michele percorriamo oltre 2 secoli di storia. Siamo alla sesta generazione di grandi lavoratori, di contadini e distillatori, innanzitutto, prima che imprenditori.

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L’intensità unita alla brillantezza del liquido dorato che colora il bicchiere ha la stessa forza espressiva di Van Gogh quando dipinge i girasoli. Con il calice condivide anche l’emozione che suscita la percezione dell’arte. Contemplando il dipinto si resta invasi dallo stupore spirituale di fronte alla precisione semplice di un momento di contorta felicità. Da un calice di “Vibrazioni” di Villa de Varda traspare una similare forza espressiva che mi rimanda alla sensazione di felicità e alla gioia nella degustazione.
Cosa c’entra tutto ciò con Jorden Van Forrest?
Quanti di voi appassionati che hanno seguito il torneo avrebbero mai scommesso su una vittoria dell’olandese? Ve lo dico io: nessuno!
Non crediate che non ci sia lavoro, sacrificio e grande dedizione. Lo ha dimostrato attraverso molte partite; richiamo alla vostra attenzione la patta al decimo turno contro Jan-Krzysztof Duda, una partita spettacolare per preparazione ed innovazione che ha lasciato a bocca aperta più o meno tutti gli spettatori.
Jorden ha vinto da “underdog” una sfida contro avversari molto più forti, prestigiosi e preparati di lui. È per questo motivo che voglio accostare la sua prestazione al distillato italiano molto spesso bistrattato e poco considerato che ha raggiunto, al contrario, un livello qualitativo eccezionale che merita, quindi, di essere raccontato con la stessa emozione.
La storia è capace di regalare momenti di riflessione ogni qual volta si venga stimolati e questo vuole essere uno di quelli. Sono alla ricerca della bellezza e la trovo in un episodio storico del dopoguerra italiano, quando a Mezzolombardo, la capitale italiana della Grappa grazie ai Dolzan, si presentano alla porta della distilleria i nazisti pronti a saccheggiare tutto quello che capitava loro a tiro. La famiglia riesce ad evitare che vengano requisite l’autovettura nuova e la riserva di grappa con un astuto stratagemma: un elmo della Werhmarcht e 2 bossoli di proiettile di cannone, ancora visibili nel loro museo, verranno scambiati con una trentina di bottiglie di grappa lasciate in bella vista.
I bossoli sono stati successivamente cesellati e trasformati in vasi da fiori, gli stessi fiori che per Van Gogh sono grande fonte di ispirazione.

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Van Foreest, da sfavorito, vince il Tata Steel Chess a 21 anni alla stessa età di Mauro Dolzan quando distilla per la prima volta.
La mia immaginazione vola verso gli occhi di Luigi Dolzan, che guarda il figlio Mauro e finalmente può capire cosa ha provato suo padre vedendolo intraprendere la sua stessa strada. Una lettura del futuro, un regalo del tempo.
La parte finale di questo articolo è dedicata interamente all’amore e ad uno fra tanti grandi che meglio ha interpretato il sentimento che muove tutto ciò che viviamo: Johann Wolfgang von Goethe.

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Riporto una citazione dello scrittore e critico Giorgio Manacorda: “Il poeta è colui che attinge al livello del rimosso, tocca quella dimensione in cui l’amore è del tutto personale e per questo profondamente pubblico, in quanto modalità vissuta in tutto o in parte (consapevolmente o meno) da altri essere umani”.
Ho scelto una poesia che mi riporta interamente a tutto ciò che vi ho appena raccontato.

Un mattino grigio e fosco

Un mattino grigio e fosco
copre i miei campi amati:
sprofondato nella nebbia
giace il mondo intorno a me.
O Federica cara,
potessi tornare a te!
In uno dei tuoi sguardi
rifulgono il sole e la gioia.
L’albero che sulla scorza
ha il mio nome accanto al tuo
scolora alla furia del vento
che disperde ogni piacere.
Il verde splendore dei prati
si oscura come il mio volto:
non vedono più il sole,
e io non vedo più Federica,
presto andrò alla vigna
a vendemmiare l’uva.
C’è vita tutto intorno,
ribolle il vino nuovo
ma nella pergola sola,
ah, penso, se fosse qui
le porgerei questo grappolo
e lei – cosa darebbe a me?

Non è una lezione poetica o letteraria, non ne ho le competenze per poterlo fare. Mi soffermo sulla volontà del poeta nel richiamare l’importanza della vite, dell’uva e del vino, sempre molto presenti nella sua manifestazione dell’amore. C’è vita tutto intorno! Cosa potremmo avere – si chiede Goethe – in cambio di un grappolo d’uva?
Io vorrei poter giocare una partita a scacchi contro Jorden, magari bevendo un eccellente bicchiere di Grappa Villa de Varda.
Al momento mi devo accontentare dell’oro giallo nel bicchiere ed è già una grande fortuna e un vero privilegio.

(Andrea Loi)

6 Commenti a “Il blu, il giallo a confronto tra Olanda e Italia”

  1. Angelmann
    17 febbraio 2021 - 13:42

    Dal sorprendente Wijk aan Zee di Jorden, alla disperazione di Van Gogh, all’amore sospeso nel tempo di Goethe, ai riflessi dorati di una straordinaria grappa invecchiata, utilizzando il giallo come ponte. Fili davvero esili, eppure percorso in cui ci chiedi di accompagnarti e lo facciamo volentieri.
    Oltre al giallo si potrebbe trovare un altro ponte nell’eternità, a volte effimera ma non tanto da tradire il termine.
    C’è sicuramente una piccola eternità nella scacchiera, che sia nella memoria o nelle profondità del gioco, in qualche modo immutabili: quella sequenza di mosse possiamo ritrovarla ogni volta, è lì per sempre.
    Sulla soglia della fine, della morte, il peso dell’esistenza che sta per schiacciare quell’uomo sconfitto dipinto da Van Gogh ci parla con una disperazione estrema. Eppure, la vita contempla tutto questo, da minuscola foglia morente si fa gigante, del pensiero, del colore, della rappresentazione, nel descriverlo si innalza, sulla soglia dell’eternità.
    Sembra un amore perduto quello di Goethe, pure è vivo nell’istante in cui lo narra, in quel condizionale che è al tempo stesso passato (nostalgia, dolore) e futuro (speranza, illusione), le parole e il sentimento lo rendono senza tempo, quindi, in qualche modo, eterno.
    E’ sempre il pensiero, la capacità di comprendere e descrivere, ad elevarsi sulle cose e sul tempo, unendo esperienze diverse, separandole, assemblandole nuovamente, osservando i riflessi dorati di quella grappa invecchiata o ascoltandola mentre la assaporiamo, essa stessa esperienza e carpentiere che mette insieme tante sensazioni diverse.
    Da buon prosaico ricavo una indicazione chiara: non sarà un bicchierino di “vibrazioni”, purtroppo, ma alla prima occasione una “normale” Villa De Varda non me la leva nessuno!

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