La forza e l’intelletto, due forme di dominio passate e future.
Una riflessione di Andrea Loi sul mondo degli scacchi
Il mondo degli scacchi vive da sempre in un alone di levatura intellettuale appannaggio di pochi e indiscussi cervelloni. Il dibattito scaturito su un recente post pubblicato su Fabiano Caruana (N.d.R. su Scacchierando FB) mi ha suggerito questa riflessione sul mondo degli scacchi.
Tutti conosciamo la leggenda dei chicchi di grano per ogni casella, raddoppiati per 64 volte che portó alla morte dell’ambasciatore che fece conoscere il gioco degli scacchi al faraone.
Nella storia del tempo l’uomo ha perseguito fondamentalmente tre obiettivi: guerre, arte in tutte le sue forme, sport.
Non mi soffermeró su guerra ed arte come vettori di interesse perché ininfluente al fine della discussione che di per sé è già abbastanza lunga.
Se consideriamo l’uomo come funzionario della specie ci rendiamo conto di come la natura abbia donato due caratteristiche specifiche all’essere vivente: “la sessualità per la riproduzione e l’aggressività per la difesa della prole” (cit. Galimberti). Una volta espletato il bisogno naturale della riproduzione la natura dapprima toglie la sessualità alle donne con la menopausa ed in seguito ci toglie l’aggressività con la vecchiaia fino a condurci alla morte. Non abbiamo nessun altro compito per la natura.
Quello che ci distingue dagli animali é soprattutto il desiderio di affermazione della nostra persona nel tempo, il darci uno scopo che vada oltre il riprodursi e nutrirci, cosa che è rimasta immutata per tutte le altre specie viventi. Si sono susseguite una serie di epoche, citiamone alcune per onor di cronaca: Medioevo, Rinascimento, Romanticismo, per passare all’Età della Tecnica in cui ci troviamo oggi a vivere. Massimo risultato con il minimo sforzo.
Lo sport da sempre non é stato altro che l’affermazione dell’unica cosa che ha sempre contato per la società antica: la forza. La legge del più forte è ancora oggi un caposaldo della natura. Grandi guerrieri, grandi lottatori che ancora oggi sono seguiti da milioni di persone: pensiamo a Mayweather o McGregor.
Forza espressa in tutte le sue forme: fisica, velocità, resistenza, su terra, in vasca, con le mani, con i piedi. La forza è sempre stato il metro di paragone per stabilire chi sia il migliore fra i nostri simili. L’atleta, qualsiasi sport faccia, sia esso calcio, basket, nuoto, rugby, pugilato, pilota sarà sempre in ottima salute fisica e sarà dotato di tutte quelle caratteristiche che richiamano la componente estetica visiva della forza.
Questa premessa è necessaria per comprendere perché il gioco degli scacchi, che è molto più antico del calcio e del basket, abbia molto meno appeal.
Gli scacchi sono un gioco di logica, calcolo, di dominio e di lotta. Un mix tutto mentale. La supremazia dell’intelletto è molto pericolosa. Quando perdiamo una partita a scacchi l’evento ci turba moltissimo, ma difficilmente, noi scacchisti, soffriremo di complesso di inferiorità nei confronti dell’avversario quando é molto più forte di noi; sappiamo molto bene, infatti, quello che c’è dietro per arrivare ad un certo livello. Quando tuttavia ci capita di perdere contro un avversario molto più debole, la frustrazione è massima perché la sconfitta mentale è molto più difficile da digerire.
Come ho già detto (NdR: sempre nel “thread” su Scacchierando FB), per far crescere l’attenzione e quindi il movimento a sostegno del gioco degli scacchi, è necessario aumentare sensibilmente il numero di amatori i quali genereranno un indotto di conoscenza, passione ed interesse di gran lunga superiore a quello che potrà mai fare il professionista.
Chi a scacchi non gioca pensa che sia un gioco riservato agli intelligenti, o sapienti! Noi sappiamo bene quanti citrulli ci siano in giro per i tavoli di un torneo di scacchi, quindi la credenza è veramente ridicola.
Tuttavia un bambino di 10 anni che è arrivato al livello di 1600 Fide non avrà alcun problema a battere il presidente degli Stati Uniti, il governatore della banca centrale, il premio Nobel per la matematica se quest’ultimo non è uno scacchista, il più grande chirurgo del mondo e potremmo continuare.
Per l’uomo medio è difficile poter accettare una sconfitta a scacchi. Si è portati a non giocare se si conosce con anticipo il risultato. Quanti dei vostri amici non scacchisti giocherebbero con voi a scacchi? Nessuno. La sconfitta testimonia l’inadeguatezza e una mancanza di intelligenza. Entrereste in un ring con Tyson? Non credo. Se però voi foste un amatore che si allena in palestra un paio di volte alla settimana sognereste la notte di fare sparring con Tyson. Esattamente come noi tutti, scacchisti saremmo pieni di orgoglio nel fare una partita contro Kasparov nonostante il risultato sia scontato.
22 agosto 2019 - 09:01
Ben fatto. Ottimo articolo che spazia su diversi aspetti dell’intelletto.
Mi sento di condividere quasi tutto, se non tutto.
Il dubbio mi resta sulla conclusione, perchè allo scopo di ridimensionare il mito della forza, a favore dell’uso proficuo dell’intelletto, non credo che la tecnologia sarà necessariamente di aiuto.
Anzi, la tecnologia può essere usata per ribadire i rapporti di forza, a dispetto del confronto intellettuale.
Non è un caso se oggi larga parte dei giovani considera negativamente chi è molto bravo negli studi ( secchione, sfigato, etc. ) : la rapida disponibilità di una conoscenza surrogata ( accessibile via smartphone ) ma superficiale e non permanente, è più appetibile di quella reale, acquisita usando l’intelletto.
22 agosto 2019 - 10:43
Più precisamente, la tecnologia può essere usata per ribaltare i rapporti di forza, a dispetto del confronto intellettuale, quando questo appare sfavorevole.
Un esempio illuminante negli scacchi è il cheating.
22 agosto 2019 - 10:43
Grazie Andrea, condivido la tua riflessione
22 agosto 2019 - 10:54
Quando avevo 15 anni io, quindi nemmeno 20 anni l’unico modo che avevo a disposizione per prendere informazioni era questo: si doveva andare in biblioteca, chiedere al bibliotecario 4-5 testi inerenti l’argomento, leggere 5 testi, evidenziare i punti notevoli, riscrivere un saggio in funzione di quanto studiato.
Il problema fu: come trovare la conoscenza.
Oggi tutta la conoscenza è disponibile in 5 secondi quindi il problema non è più come trovarla, ma quale conoscenza utilizzare.
Il lavoro per apprendere è più incentrato sulla cernita delle informazioni che sulle informazioni stesse.
Chi ancora oggi si rifarà allo studio come in passato si mangerà vivo nel tempo chi non studia.
I giovani oggi hanno un esempio di vita molto pericoloso che in passato le generazioni precedenti non avevano.
Mio padre mi diceva sempre che se non avessi studiato per me ci sarebbe stato come lavoro il mescolatore di letame per gli agricoltori.
Oggi Instagram, YouTube sono una forte alternativa allo studio. Culi e tette su Instagram generano un fiume di denaro e l’influencer è a tutti gli effetti una professione molto redditizia.
Le veline una quindicina d’anni fa erano un punto di riferimento per le ragazzine. Oggi lo sono le influencer.
Chi non ha studiato nel tempo è destinato a mescolare merda.
22 agosto 2019 - 11:09
Quella che hai citato è una percezione diffusa, quindi anche mia, se restiamo in superficie.
E’ vero che la tecnologia velocizza la ricerca e l’accesso alle informazioni, ma per dire di conoscere qualcosa bisogna pur sempre studiarla, non è sufficiente conoscere i titoli.
Pertanto ritengo che il mezzo tecnologico, di per sè neutro e imparziale, può essere usato in modo sbagliato ( rapida occhiata, leggo un titolo, 2 luoghi e 3 nomi celebri, infarinata del loro vissuto, data di nascita….stop : ho studiato la rivoluzione francese ? ) oppure nel modo giusto, che più o meno richiede lo stesso impegno che avremmo messo sui vecchi libri, con il vantaggio di uno studio meglio organizzato.
22 agosto 2019 - 11:18
Certamente Mario,
Peró ti dirò, mi sento più tranquillo oggi a studiare con la metodologia vecchia.
E nonostante tutto, non ogni cosa è accessibile.
Studiare a scacchi oggi è molto più semplice che allora.
E questo grazie alla tecnologia.
La metodologia di studio è diversa, ma il principio fondamentale è lo stesso.
Ci vuole tempo, e tanto tempo per studiare.
La tecnica ha ridotto una parte della tempistica necessaria: lo spostamento in biblioteca.
Tutto il resto dovrebbe restare invariato.
22 agosto 2019 - 11:22
Temo che gli scacchi non raggiungeranno mai un interesse davvero diffuso, perché ancora troppo legati ad immagini di “sfigataggine” che film e tv hanno propinato per anni, o nel migliore dei casi di “snobismo intellettuale”, quasi fossero esclusiva di un elitè di pochi.
Qualcuno obietterà che anche i videogiochi sono sempre stati visti come un passatempo da nerd e invece adesso, tra youtuber e e-sports, stanno avendo un boom incredibile; per loro vale però in parte il discorso del poker, ovvero volatilità del risultato e anche che “chiunque”, con un buon allenamento, può raggiungere ottimi risultati, mentre negli scacchi, per quanto uno si alleni, i risultati top (e non parlo di over 2700 ma anche “solo” di un MF-MI) saranno fuori portata per i più.
Inoltre viviamo in un’epoca che mai come adesso dà al fisico un importanza predominante, con il boom di palestre e i social che veicolano quanto sia importante la bellezza e la forza fisica. Se mai ci sarà un sorpasso dell’intelletto (che come dice Mario viene spesso dileggiato) sulla forza non sarà tanto presto.
22 agosto 2019 - 19:58
Tutto molto interessante, piacere di leggerti!
Ho apprezzato l’aspetto del riflettere come elemento primario, più che risposte quesiti che generano altri quesiti, una ottima strada per la conoscenza.
Il rapporto tra forza fisica e supremazia intellettuale ci caratterizza, attraverso un lungo cammino. Già tra gli scimpanzé non è necessariamente il maschio più forte che riesce a ricoprire il ruolo dominante. Contano anche “amicizie”, fino a vere e proprie alleanze, in cui spesso è il maschio più dotato di sicurezza e leadership a diventare maschio alfa (interessante che queste qualità derivino spesso da madri di rango elevato, pur senza un supporto diretto, come avviene invece in parte tra i bonobo).
Tra i vari gruppi di Homo (in linea generale, da circa 900.000 anni fa ad oggi si può parlare di una unica cronospecie, con tante fasi di incrocio tra gruppi / sottospecie diverse) la nostra ascendenza è diventata vincente, probabilmente, più per la capacità di aggregarsi in gruppi più numerosi (sfruttando meglio le risorse del territorio, con una maggiore pianificazione con presumibili effetti anche sull’arte della guerra). Negli ultimi 500.000 anni è generale la tendenza ad una minore potenza muscolare, non solo tra i sapiens sapiens (noi) ma anche tra i Neanderthal e i Denisoviani, tutti meno “possenti”, almeno un poco, dei gruppi umani precedenti.
Doti di leadership, di capacità di aggregare, di mediare i conflitti per il bene comune, sono da tempo qualità che incidono più della pura e semplice forza (che pure contava e ha tuttora un suo ruolo). Tra l’altro, non credo ci siano motivi perché una cosa escluda l’altra.
Per ora mi fermo qui, tempo tiranno, ma vediamo se le chiacchiere proseguono.
23 agosto 2019 - 15:12
per quello che è dato vedere dalla storia del novecento, gli scacchi agonistici sono sempre stati “inattuali”, tranne la breve parentesi del match fischer-spassky.
troppo complessi per svegliare le masse, o per competere con il facile accesso dei videogiochi che bisogna ammettere, anche secondo fonti scientifiche in alcune espressioni hanno un valore cognitivo e didattico. e allora perché “sbattersi” con gli scacchi, in un’era in cui l’intelligenza stessa viene associata alla velocità.
d’altro canto rimarranno immortali, sempre oggetto di studi, film, quadri, rappresentazioni varie. finché ci sarà un barlume di occidente, gli scacchi saranno ovunque, mai al top ma sempre al fianco dell’uomo, se non altro perché come diceva quel proverbio indiano essi sono “un mare dove il moscerino può bere e l’elefante fare il bagno”.
23 agosto 2019 - 18:58
E l’India, notoriamente, è a occidente, prima o poi.
25 agosto 2019 - 10:41
La percezione della bellezza estetica con l’espressione della forza risulta facilmente comprensibile da chiunque, persino un bambino.
L’intellettualità di qualsiasi evento invece ha bisogno della conoscenza.
Per quanto nell’arte e nella musica questa conoscenza non sia necessaria per scatenare un’emozione, lo diventa quando si vuole essere padroni di questa emozione.
Se per Platone la bellezza aveva più livelli di espressione, da quella dei corpi, passando per l’anima, leggi fino alla bellezza in se. La forza ha principalmente un’unica espressione che è quella corporale, prettamente estetica, quindi di facile comprensione.
Nell’arte troviamo la bellezza estetica che è il primo passaggio, visibile a tutti quindi.
l’urlo di Munch però non lo possiamo comprendere in profondità se non aggiungiamo alla mera estetica anche lo studio della vita dell’artista, la sua interiorità, i suoi sacrifici, la sua storia.
La bellezza negli scacchi non ha niente di estetico di facile comprensione e la sua magnificenza non è accessibile nemmeno a noi.
Tuttavia il computer ci fornisce gli strumenti tecnici per capire, ci da le risposte ai quesiti senza che si debba fare uno sforzo. La macchina ci consegna la verità in pochi secondi e noi tutti possiamo pontificare idee su questa verità.
Il futuro del nostro gioco non è più solo umano, tutti i traguardi raggiunti, la diffusione, le idee presenti e future saranno in funzione del computer.
L’uomo dipende già incondizionatamente dal computer negli scacchi. E non è un male. Significa che tutti quanti avranno accesso alla verità, quindi alla bellezza del gioco.
Per questo ritengo che ci sia spazio per il movimento scacchistico di continuare a crescere. C’è un bacino miliardario di utenti dotati di computer che potrebbero intravedere la bellezza nascosta del nostro gioco, elevandolo ad uno stadio mai raggiunto prima.
Io sono molto fiducioso. Basta togliere la tecnica dal nostro discorso e chiunque può inserirsi nella discussione, ne abbiamo forte bisogno che a questa mensa partecipi anche chi non ha competenze a scacchi. Ci arriveremo con il tempo.
27 agosto 2019 - 17:56
Noto una contraddizione, se non stravedo.
La bellezza, la tecnica e l’armonia sono un tutt’uno negli scacchi.
La tecnica è la chiave di decodifica degli scacchi, ma serve ad aprire la propria mente per accedere al resto, e in definitiva ad una reale comprensione.
Se è vero che la bellezza degli scacchi non è di facile comprensione, allora il mezzo tecnologico può rendere disponibile una risposta tanto rapida quanto incompleta, perchè unicamente tecnica.
Sarà una risposta rapida e disponibile a tutti, ma pur osservando la stessa cosa, non tutti ne coglieranno anche la bellezza e l’armonia, se non approfondiscono la loro conoscenza.
Resta il fatto che la tecnica è necessaria per tradurre correttamente qualcosa che altrimenti sarebbe un vago miscuglio di caratteri incomprensibili.
Possiamo convenire che anche i profani possano parlare di scacchi, ma non possiamo eliminare la tecnica dal discorso, nè loro ( e noi che siamo nel mezzo ) possono accontentarsi del traduttore simultaneo e dire di conoscere la lingua.
27 agosto 2019 - 18:06
Dimenticavo.
Per avere una idea di cosa succede quando gli scacchi sono accessibili a tutti, grazie al computer, e si intavola una discussione, ma con ampia differenza di tecnica propria dei partecipanti ( una fascia compresa fra il troll e il maestro FIDE, per intenderci ) guardate i messaggi della chat di ChessBomb, ad esempio durante le partite della Sinquifield che si gioca anche stasera.
Lungi da me l’idea di limitare l’accesso, però…..leggete ?
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