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La vena letteraria di CrazyHorse

Scacchierando.net (7): “Come diventare un perfetto NC” e “Chi ha rubato la Torre nera?” dello scrittore Ivano Porpora

Prosegue la pubblicazione di alcuni dei principali articoli del sito storico del blog Scacchierando.net, recuperati grazie all’archivio internet Archive.org e ripresentati in vista del quindicesimo compleanno di Scacchierando.

CrazyHorse, per chi non lo ricordasse, è il nickname di Ivano Porpora, che tra il 2007 e il 2009 pubblicò sul blog una cinquantina di articoli e in seguito intraprese una brillante carriera di scrittore (QUI il suo attuale sito). Fu lui ad avere l’idea di creare i Fantascacchi, con i quali tuttora ci divertiamo. E intrattenne i lettori, tra l’altro, con una divertente rubrica su “Come diventare un perfetto NC” e un giallo scacchistico dal titolo “Chi ha rubato la Torre nera?”. Sono proprio questi gli articoli che riproponiamo oggi, dopo oltre un decennio.

 

ivano-porpora

Ivano Porpora

Come diventare un perfetto NC

Lezione n. 1 – Documentarsi

Chi abbia voglia di diventare un bravo NC – o tornare ad esserlo – non può esimersi, prima di tutto, dal documentarsi. Del resto non è facile, se si gioca a sufficienza, essere in grado di restare al massimo a cavallo dei 1500 punti Elo senza mai superarli.

Ci vuole impegno, dedizione e spirito di sacrificio. Prendete spunto da me. Venite, venite a casa mia – e non abbiate timore di svegliare il cane, ché dorme e non morde, né di sporcare a terra, ché di polvere ce n’è a sufficienza.

Guardate. Torre e Cavallo, Scacco, Torre e Cavallo-Scacco! in ogni loro annata. Selezionati come con le figurine, celo celo manca. Rilegati, perché no. Le foto vedono Sarno campione italiano, Godena campione italiano, Kasparov che sta imparando come muove il cavallo, Danailov che impara il linguaggio dei gesti. In questo Caruana ha ottenuto la seconda norma di grande maestro; in questo Korchnoi non è ancora nato. E poi ancora L’Italia Scacchistica, New in Chess, Europe Echecs come se piovesse, Pion de Rey e Jacque per ripassare lo spagnolo, British Chess Magazine anzichenò, 64 se un dì dovessi darmi al russo, Correspondence Chess Magazine se avessi voglia di testare le Poste Italiane.

Tutto questo per non parlare dei libri. La Mursia mi ha intestato una linea editoriale, coi punti della Prisma mi sono arrivati una Smart, la linea di coltelli dello chef Tony e un set di padelle in acciaio 18/10. I tipi della Caissa han saldato i conti di Porto Mannu col primo acconto che ho versato loro; Luciani ancora mi cerca sotto casa per via di un paio di cambiali.

Solo un piccolo particolare.

Per essere un perfetto NC quei libri non li dovete leggere. Li potete impilare, catalogare, lustrare, ordinare per colore, numero di pagine o altezza della copertina. Potete usarli come fermaporta, sfogliarli magari avidamente la mattina mentre vi rilassate sulla bianca ceramica (limitandovi però al massimo a risolvere con soddisfazione i quiz del livello 1, magari sempre gli stessi). Potete addirittura portarli ad un appuntamento galante per dire “Mi riconoscerai da un libro di scacchi intonso sottobraccio”. Comprate, comprate pure; ogni volta che avrete depositato la rivista o il libro in macchina, però, saprete perfettamente che non è quello che vi darà la risposta. Col prossimo, col prossimo imparerò le aperture (magari acquistando tutti i numeri di Schach Archiv con la rilegatura in cartone rigido); non appena avrò acquistato a rate un’altra enciclopedia sulle aperture (possibilmente in 24 tomi e del 2007 perché nel frattempo tutto è cambiato) realizzerò che il Vero Scacchista sa tutto sui finali. Al primo Paoli, magari comprato assieme al Kotov (perché fa volume e perché il finale di R+C+PP contro R+T lo spiega meglio il primo mentre sul R+D+P contro R+T+T+PP il russo è impareggiabile) capirò che tutto, tutto risiede nel mediogioco. E allora via di Euwe, enciclopedie del mediogioco, arti delle combinazioni, finché non si sarà attratti da titoli improbabili come “Lo zen e il movimento del cavallo”, “Come mattare in tre mosse un avversario completamente imbecille”, “Il Re sarà matto ma tu sei fuori” o “Giocare a scacchi contro se stessi e perdere per una svista”.

In fin dei conti vi consiglio: aprite un conto nel vostro negozio di scacchi preferito, usufruendo delle promozioni Visa e Mastercard del mese; poi, al primo nuovo arrivo, comprate e leggete news, note biografiche e di colore, articoli che insultino il presidente della Fide e prossimi appuntamenti cui non andrete perché con l’ultimo abbonamento avete esaurito i soldi.
Se alla fine siete stanchi… che ne dite di un bel Sudoku?

 

Lezione n. 2 – Come giocare

Per prima cosa biasimo il sottoscritto per il titolo di questa lezione. Forse sarebbe stato meglio porre direttamente la questione, nella sua sconcertante desolatezza:

…..Giocare?

Non giocare, se possibile. O, meglio, non giocare troppo (perché il vero NC non è esattamente colui che non si dà mai alla tenzone, quanto colui che gioca e rimane sempre sull’impalpabile filo che intercorre tra un improbabile perpetuo e la sconfitta). Se sei solo la sera, la moglie è andata a cantare nel coro della Chiesa ché domenica ci son le cresime, i figli sono stati lasciati al loro giusto destino e ti prendono i cinque minuti, bene, allora ascoltami. Fatti una doccia fredda, pensa alle quotazioni borsistiche, accendi il PC e datti al campo minato (o alla sua versione edulcorata, campo fiorito). Gioca a Machiavelli col cane (non facendo mancare a te un sigaro e a lui un biscotto), fatti un solitario a Risiko attaccandoti con tre e difendendo con uno, piazzati davanti alla televisione a guardare Ghezzi con audio al minimo – tanto non capiresti. Ma non giocare, per pietà… Non farlo! Potresti cadere nel circuito di quelli che, dopo qualche sconfitta, si stancano e vogliono, ahimé!, salir di grado… Cosa che in questo nostro studio adoriamo quanto l’utente della Rete ama la SIAE.

Se proprio devi, giusto per scaldare un po’ la mano (e per preoccupare di tanto in tanto le seconde nazionali) fai partire uno qualsiasi dei tuoi venti programmi scaricati indebitamente e gioca.

Cadenza: 1+0. E’ la migliore, amico mio. Ti hanno insegnato che più si gioca e più si migliora? E noi facciamo cento partite a sera, che dico, duecento! Non ti preoccupare se perdi la prima, la seconda e pure la terza: nel gioco lampo le sconfitte son talmente tante che a un certo punto contano solo le vittorie, e se contro un 1900 hai uno score del tipo +1 =2 –75 non ti preoccupare che solo del primo risultato ti glorierai.

Il gioco a cinque minuti è per le mammolette, quello a dieci richiede troppo tempo (d’accordo, ci può scappare persino una chat con una finlandese sullo sfondo, ma…) e, Dio mio, potrebbe importi anche di pensare a tratti ad un piano. Vade retro!

Ma dei piani ci occuperemo poi. L’importante è tagliare il tagliabile. In fin dei conti pensa un po’: Morozevich in una partita di due ore quanto tempo ci mette a muovere (intendo a spostare fisicamente i pezzi) e quanto a pensare?

Bene, amico mio, vedo che la risposta te la sei data da solo. Decurta completamente il secondo e otterrai partite magari non esattamente magistrali, ma sufficienti per divertirti.

E, se proprio non si vince… Che ne dici di un bel Sudoku?

 

Lezione n. 3 – L’avversario non esiste

Avrete capito, miei cari discepoli, che contrariamente a quanto ci vogliono insegnare perdere a scacchi non è affatto facile. Ci vogliono maestria, capacità di analisi (per vedere quali pezzi NON muovere, quali case NON controllare) e soprattutto una seria abnegazione nel non imporsi autocritiche né studio casalingo.
Oggi parleremo dell’avversario. O, meglio, parleremo del NON avversario.
Se volete essere un perfetto NC ricordatevi: l’avversario non esiste. In quanto entità inesistente ogni sua mossa è o sbagliata o frutto di una reazione ad una vostra mossa. Non mettetevi in testa, mai!, che possa lavorarvi ai fianchi o che stia creando del controgioco. Né, peggio ancora, che stia giostrando un proprio piano (anche perché, mandatelo a mente come un mantra, il piano è fantomatico anch’esso). Che abbiate di fronte un altro prescelto della vostra schiera o un GM ricordate: l’avversario non esiste.
Ricordo ancora quando, giovane imberbe, tre anni fa provai a scandagliare una sconfitta contro un forte candidato. Questi mi disse, in perfetto dialetto:
”Perché hai fatto questa? Non hai visto le mie minacce?”
La mia risposta fu “Volevo mettere il Re in g7, la mia Donna in e4, poi spingere il pedone b con l’aiuto di un cavallo da piazzare magari in c6 e non avresti avuto più niente da fare…”.
Gli dei di Chissà, musa nemica di Caissa, lanciarono stuoli di petali dall’alto non appena queste parole sgorgarono dalla mia bocca.
E lui, in perfetto dialetto: “E io, quand’è che gioco?”
Lo guardai con un punto di domanda tatuato sulla fronte.
Riprese: “Guarda che tocca una volta a te e una volta a me…”.
Da allora non presi più in mano un pezzo con la stessa ignorante eleganza (o elegante ignoranza, fate voi). Però risolvo un Sudoku in meno di tre ore e mezza.

 

Lezione n. 4 – Non studiare

Mettetevelo bene in testa, miei giovani e sconsiderati allievi.
Non provatevi nemmeno lontanamente a studiare. Lo studio è nemico della mente, allontana le donne, vi cingola le capacità motorie e in più rischia, ahimè, di farvi salire di categoria.
Ricordo bene quando, giovane ancora con una chioma leonina, mi misi al lavoro per migliorarmi. Avevo un bel dire “Tanto in partita non le giocherò mai”. Avevo un bel passare e ripassare le varianti, imponendomi di non ricordarle… Ma sapete, la testa ha i suoi propri mondi…
In partita mi trovai di fronte ad una combinazione. Come se la dea Caissa, nostra acerrima nemica, avesse disposto i pezzi con calma proprio per me. Mancava solo la dicitura “Il B muove e vince”. C’era un sacrificio di Cavallo che avevo visto poco tempo prima, nella mia umile dimora, e con la cattura (forzata) avrei dato matto.
Con un piccolo problema: il mio Elo era di 1488 e l’avversario era una seconda nazionale. Risultato?
Sarei diventato terza senza neppure poter protestare. Dovetti andare in bagno e rovesciarmi addosso litri di acqua fredda.
Al ritorno la mano tremava ma riuscii ad allontanare il diavolo tentatore: lasciai un pezzo in presa, l’avversario ne approfittò e la sera festeggiai ubriacandomi di rosse a doppio malto in una birreria in centro.
Del mio avversario so poco: mi hanno detto che parla con se stesso, scaccia mosche inesistenti e ha recentemente accettato un lavoro in banca.
Ricordatevi quindi: non studiate. Se al limite doveste provare l’irrefrenabile impulso dovuto a libidini giovanili chiudetevi in bagno con qualcosa di improponibile per il vostro livello: uno Yearbook, un tematico su una variante dimenticata della Benoni, chessò, un libro in cui le varianti e le sottovarianti e le sotto-sottovarianti siano a decine di migliaia (in stile Anand), i diagrammi illeggibili e il discorsivo a zero. Se poi il tomo su cui vi allenate è solo ed esclusivamente sulle aperture siete su una strada che mi rende orgoglioso di voi.
Sicuramente da evitare come la peste Nimzowitsch (sia ne Il mio sistema che ne La pratica del mio sistema che ne Il blocco), Strategia di avamposti di Canal edito dalle Messaggerie, i libri sul mediogioco, il malloppo di Laszlo Polgar sui matti in 1, 2 e 3 mosse, nonché L’apprendista stregone di Bronstein e Teoria e pratica degli squilibri di Silman.
Vade retro! Ricordatevi che la lettura di ognuno di questi libri, oltre a rendervi più forti, potrebbe farvi crescere i peli sulle mani e rendervi ciechi.
E chi li legge, poi, i diagrammi del Sudoku?

 

Lezione n. 5: il primo adepto

Ricevo e (volentieri) pubblico questa lettera. Non dopo aver controllato le referenze del mittente.
Che, confermo, diventa il primo adepto ufficiale di questa vostra rubrica.
Ne approfitto per rispondere prima di tutto all’ultimo punto: la rubrica tornerò, assieme ad altre esclusive novità, a settembre. ‘Cappellomani’ d’Italia, tenetevi aggiornati su Scacchierando!
E ora, spazio al lettore.

**********


Salve,
Le scrivo soltanto per ringraziarLa dei consigli, sempre preziosi, pubblicati nella rubrica “Come diventare un perfetto NC”.
Chi Le scrive, un talento naturale (variazione ELO dopo 5 tornei: +3), è capace di perdere partite (et voilà, sopratutto quelle già vinte) nei modi più bizzari e naif e vanta nel proprio curriculum sconfitte che lo stesso Freud avrebbe faticato ad analizzare.
Ad onor del vero, unitamente ad una certa predisposizione, debbo confessare che la dedizione nell’evitare qualunque attività che possa migliorare il mio gioco è assoluta; certo debbo lavorare molto su me stesso: giocare 50 blitz su internet sino alle tre di notte contro lo STESSO avversario richiede una certa fibra nervosa ed evitare, al circolo che frequento, le persone ed i libri che potrebbero insegnarmi qualcosa richiede certo molta inventiva ed una certa dose di trasformismo.
Per quanto riguarda i libri e le riviste che, da buon scacchista, ritengo doveroso comprare avrei, forse con un po’ di presunzione, da insegnarLe qualcosa; se il Suo metodo consiste infatti nel NON leggerli, il mio consiste nel PRESTARLI e immediatamente dopo nel DIMENTICARE (rimuovere?) a chi li ho prestati: questo scongiura definitivamente il pericolo di ritrovarsi a sfogliare qualcosa di utile. In alternativa acquistare eventualmente SOLTANTO libri di ANEDDOTI SCACCHISTICI, innocui per lo più, anche se riscontro da parte di molti autori, una fastidiosa insistenza nell’ inserire anche in questo tipo di libri schemi o posizioni tratte da partite che, ritengo, appesantiscono di molto la lettura e che evito di solito come evito la pubblicità in TV.
Può ben comprendere quindi perchè la Sua rubrica è stata per me quasi una folgorazione, un segno, come la comparsa di un UFO o la liquefazione del sangue di S. Gennaro, che mi ha rassicurato sul fatto che il mio talento naturale, se ben indirizzato, può garantirmi la categoria di NC ancora per anni.
Per questo La prego, La imploro, di riprendere la pubblicazione dei suoi precetti quanto prima: non crede che un adepto così fedele lo meriti più di chiunque altro?
Si avvicina infatti nella mia regione (la Toscana) una lunga serie di tornei che mi piacerebbe fare e non vorrei che, senza il Suo aiuto, potesse inopinatamente capitarmi (per sviste/ svenimenti/ choc anafilattici/ morte improvvisa degli avversari) di vincere più spesso del solito e, Dio ci salvi, di “passare terza”.
La voglia di studiare qualche libro di scacchi, inoltre, si sta facendo sempre più pressante e credo che, pur resistendo con tutte le mie forze, a breve mi ritroverò a cercare di risolvere il quiz scacchistico della Settimana Enigmistica.
La prego non mi lasci in balìa di un così misero destino!
Se questa mia l’ha in qualche modo infastidita la cestini senza ritegno, altrimenti mi dia un segno qualsiasi della sua presenza (adesso debbo lasciarla perchè devo terminare il mio Sudoku).
Cordialmente,
Isacco Benassai

Le gesta degli adepti

Ricevo e volentieri pubblico la lettera del Primo Confratello della Setta degli NC, il nostro già noto Isacco Benassai.
In quanto attualmente Terza Nazionale mi vanto di essere tra loro quello che per gli over 2600 risulta essere Kasparov: un Inimmaginabile, un Sommo Poeta delle 64 case, un Inarrivabile.
E questo lenisce le ferite della mia inopinata promozione a terza: essere unus super omnes, se il mio latino non è come la mia conoscenza del Nobil Giuoco.
Spazio alle sue parole. Le parole del Vostro Umile Profeta (io) in neretto.

Luogo: Prato
Giorno: ieri

Evento: Torneo promozione Prato 2007

E qui, gentile discepolo, già commetti un errore: giuocare.
Permettimi di ricordarti: il vero NC non gioca, se non su Internet. Tanto meno i tornei Promozione, volti a far di te quello che il Paese dei Balocchi voleva far di Pinocchio: corrompere un’anima pura.
Ti consiglio di rileggerti le precedenti lezioni, nonché la prossima, in merito ai piani di gioco, che pubblicherò solo quando scongiurato.

Descrizione: ottavo ed ultimo turno, il sottoscritto è a 5 su 7,

Lo vedi, scellerato, lo vedi? Il Diavolo incombe su te, qualche annetto dopo il buon Faust, e tu sei stato in grado di vincere ben cinque partite per accoccolarti ai suoi piedi?!
E le cappelle, scellerato, dove le hai messe? Le sviste, le hai collocate qui e là sulla scacchiera? Noi Re del doppio punto di domanda dobbiamo essere accorti…

variazione elo +48, se vinco passo terza e buonanotte, tensione, mi siedo al tavolo e gioco col nero,

Questa informazione è totalmente inutile. Come Kasparov e Leko per noi è ininfluente sapere se gioca col Bianco o col Nero. Kasparov vince comunque, Leko patta comunque. Noi chiudiamo il cerchio.

l’avversario apre d4 io Cf6, lui gioca la trompowsky,

Errore! Conoscere così bene il nome di aperture che non siano quelle col nome di fanciulla (Siciliana, Spagnola, Scozzese e, nel caso, EstIndiana) è già fonte di preoccupazione. Mi auguro almeno tu non la conosca!

non la conosco,

Bene

gioco male da subito,

Qui mi piaci

alla decima perdo un pedone,

Un po’ in ritardo ma bene, vedo che recuperi e che dimostri lo smalto che conosco. L’imbecille il pedone lo perde alla terza (come me l’altra sera: io col Bianco contro un Cm, 1.e4 c5 2.Cf3 Cf6 3.d4?? Cxe4), il Sapiente NC tra l’ottava e la dodicesima. E’ la regola.

tutto comincia a farsi più chiaro, vado sotto anche di tempo,

Lo Zeitnot. Vedete, altri confratelli, come ci si comporta? Bravissimo, bravissimo. Comincio ad inorgoglirmi.

riesco a resistere ma il finale è disperato e da giocare in grossissimo deficit di tempo, faccio un respirone, la tensione si scioglie, tutto va al proprio posto,

E qui mi aspetto il colpo di coda…

becco un’ infilata donna re,

Splendido! Magistrale! Superbo!

finita, guadagno solo 33 punti, resto nc, il pericolo è passato, l’onore è salvo.

Penso di poterti conferire il titolo di Semidittatore del Perfetto NC.
Il Dittatore a Diritto Divino sono io. E per te farò scendere dal cielo La perla del pirla, ovvero la mia Immortale.

Arrivo sesto, il quinto andava a premio,

Perfetto anche qui… Sei come quel malese della F1 che era bollato da Schumacher come ‘quello lì’…

coppa + pochi euri, il quinto è proprio quello che mi ha sconfitto all’ultimo turno.

Non è un sogno, è tutto vero e documentato.

E’ un sogno. Sono fiero di te.

Cordialmente,
Isacco Benassai

E ricorda, Isacco, la poesia che alcuni attribuiscono a Montale:

LA PARTITA NON E’ BELLA
SE NON PIAZZO UNA CAPPELLA
LA SCONFITTA E’ IMMERITATA
SE NON PRENDO UN’INFILATA
E GIA’ CRESCO DI DUE DITA
SE POI PERDO ‘STA PARTITA
PERDO ANCHE QUELLA LI’
PER RESTAR FIERO ENNECI.

 

Il pensiero (?) del vero NC

Lo so, caro adepto scacchista, che stavi aspettando la Parola in attesa del Santo Natale.
Sarà mio onore e piacere in questo caso accontentarti, dandoti un saggio di come deve pensare il vero NC.
Hai presente quei titoli che hai in casa (alcuni accatastati, altri in bella mostra ma impolverati sul terzo scaffale a sinistra, altri ancora prestati alla zia Elvira per far credere al ragionier Lo Turco tuttora scapolo e buon partito che la zia zitella non si nutre solo di Chi e Novella 3000?)
Bene. Lasciali lì dove sono – e, nel caso, vai dal tuo pusher e comprane altri.
Ma sappi che il Verbo lo troverai qui: nel capitolo sesto, ovvero PENSA COME UN GRANDE NC

Lascia stare Kotov lì dove sta. Il pensiero del GM, in fin dei conti, non è così interessante: lui è lì che pensa, gioca e vince. Facile, dico io, facile!
Pensa a Godena, per dire. Lui pensa alla prima mossa per un’ora e mezza, alla seconda per venti minuti, poi zac!, e vince. Cosa ci sarebbe di interessante in Godena, dico io?
Siamo noi, i re della cappella, a sondare l’animo umano con le nostre profonde miserie. Dostoevskij è con noi che allieterebbe le sue serate, Hrabal di noi scriverebbe, Rossini da noi e sol da noi facendosi circondare comporrebbe le sue sinfonie. Siamo il pane dell’animo umano laddove esso è più morbido, il punto dove il pensiero si fa debole, dove vengono dubbi che – come diceva Pico – nell’eterna tensione tra il divino e il bestiale l’uomo la sua scelta l’abbia fatta, eccome.
Eccoci alfine al diagramma di partenza.

diagrammaNC3

La posizione (ne avevi qualche dubbio?) è presa da una partita realmente avvenuta.
Ho dei dubbi sulla struttura pedonale e sul fatto che i pedoni non fossero pari – ma, sai, per noi NC i pedoni sono quei grani di polvere che si intromettono nel gioco e che non vedi l’ora di cambiare rapidamente per far girare bene la Donna.
Il vero NC, il sottoscritto, ha il bianco; l’ultima mossa dell’avversario (una seconda nazionale) è stata 1. ..Da1.
Ed ecco come ha pensato il vero NC.
Prima di tutto, però, ti consiglio di valutare la posizione e di stabilire:
1 – Chi è in vantaggio.
2 – Qual è la mossa più forte del Bianco (per evitare di farla, nemmeno per scherzo)
3 – Qual è la cappella più estrosa che posso escogitare.Via al pensiero.
“Uhm… Ammazza quanto è brutto questo… Come fa a battermi con questa faccia? Poi gli puzza il fiato anche di vino. Adesso lo massacro con una serie di combinazioni monsoniche che gli sballotteranno i pezzi di qua e di là sulla scacchiera, e quel che manca a manca non manca a destra…
Allora. Da1 è per cambiare le Donne. Ma non sono scemo io, no! Lui sì che è un idiota… Ma adesso lo batto. Lo straccio. Lo disintegro! Altro che Ultimate Warrior: mi faccio uno shake proteico col suo sangue… Un’occhiatina all’orologio… Uhm… Io venti minuti, lui un minuto e quaranta. E’ fatta. E’ fatta è fatta è fatta! Ho lo scalpo di una seconda in mano. Com’è che diceva Botvinnik, o qualcuno di quelli lì? ‘Non mollare le mani per prendere il collo, sennò l’avversario potrebbe divincolarsi’. Se qui cambio è chiaro che perdo: me l’ha proposto lui il cambio! Allora no, non cambiare. Bisognerebbe, ecco, accentrare il Re. Ma se lo porto subito in mezzo lo espongo al fuoco nemico. Lui vuole portare quella Torre in a2 per darmi scacco. Ma no, via dal fuoco! A proposito di fuoco, devo scaricare Apocalypse Now. Dovrebbe aver finito intanto gli altri trecentodue video di scacchi… Ma non li vedo: aspetto di aver tutta la collezione e poi li guarderò. Allora sì la gente mi guarderà con rispetto!
Uhm… Lui un minuto e quaranta, io quattordici minuti. Calcoliamo le varianti…. Dxd7+ Rb6 non mi piace, accentro il suo Re per un misero pedone e il finale lo vince lui. Figuriamoci se lo vince, ‘sto pirla… Però… ASPETTA!!! Sulla diagonale non posso stare sennò cambia tutto, ma se metto la Donna in b4… No: mi para di Torre ed è finita. Ho perso… Ma se fingo uno svenimento forse perde per il tempo. Come siam messi? Lui un minuto e quaranta, io undici. Undici… Stasera non giocava il Milan? Ronaldo è fuori, ma se Gila si sblocca… Gliela facciamo vedere. Capace che questo idiota è interista. Mò glielo faccio vedere io, ca**o…
Ecco! Ho trovato!!! Questa cambia le Donne ma in posizione agevole per me perché mi consente di tenere il Re vicino al centro!!! Calcoliamo… Lui cambia, prendo di Re, la Torre resta fuori gioco e ho vinto. Perché non ci ho pensato prima???”Ed ecco la mossa giocata:
2. Db2??!! Ta2



Un urlo angoscioso risuonò nell’aere.
I due punti esclamativi per i punti persi, perché mi ha mattato con sei secondi sull’orologio e perché rimasi NC ancora a lungo negli anni.

La preparazione per il torneo – live at Porto Mannu

vignettaxcrazy130  Aspettando Porto Mannu

Ci siamo. Le valigie sono in macchina, il meteo 5 ha già ragguagliato, i croccantini per i gatti sono stati acquistati (e ce l’ho fatta a non protestare con mia moglie dicendo che i 10,90 euro che campeggiavano sulla confezione per me valevano un New in Chess e un terzo di portachiavi a forma di regina). Studiare ho studiato(?!), la scacchiera portatile c’è, il portatile e i libri sono nello zaino… A Porto Mannu imminente non resta, per il nostro NC diventato indegno 1N, che fare i conti con gli avversari.
Non prima di essermi complimentato con John Cipollina (ho riso tanto che non son riuscito a postare commenti), quindi, mi pregio di farvi complici dei miei pensieri.

LA LISTA DEI PARTECIPANTI
E’ indispensabile scorrerla, in tornei a partecipazione vincolata alla preiscrizione come questi. Anche perché passare dal Semilampo di Vaccabiondina (26 partecipanti, 10′ a testa, in palio salame felino nel senso di salame di gatto, orologio digitale che funziona solo per il mio avversario e io che solo grazie a quello lo batto per il tempo dopo una ponzata in stile studio), dicevo, passare dal Semilampo di Vaccabiondina al torneo a tempo lungo di Porto Mannu qualche difficoltà in più la comporta. Vediamo, quindi. Tiviakov… difficile. Hillarp-Persson… uhm…. ha perso contro Vocaturo, recentemente, ma direi difficile. Malakhatko… non lo conosco, ma dal nome direi difficile. Korneev… difficile. Jussupow… è il mio insegnante nel corso intensivo post torneo, non posso batterlo. Difficile. Vocaturo… ha battuto Hillarp-Persson, difficile. L’occhio corre lungo tutta la lista finché non si ferma al numero 80: Jones. DEVO batterlo, motivi di gerarchia interna in Scacchierando (un po’ come la storia del lupo alfa. Io sono il lupo omega, Jones il tau, nella bolgia da cui vi scrivo). Il nostro eroe è 89esimo su 179 (controllate!) e, quindi, esattamente a metà classifica. L’obiettivo diventa quindi un portentoso 3/9 (se siete veterani dei tornei sapete che come obiettivo è decisamente, tristemente realistico. Un po’ come affermare di voler dimagrire un etto al mese).

LA PREPARAZIONE DELLE APERTURE
Non so se vi è mai capitato, ma comprando riviste internazionali (ho detto comprando, non studiando: vedi primo articolo di questa sere) assisto ogni tanto a commenti che mi lasciano basito. Del tipo. Partita tra un tizio e l’altro (diciamo: 800 punti in più di me da una parte, 700 dall’altra. Qualcosa come una terza nazionale in più in due). Nel commento, solitamente del vincitore, si legge alla mossa 28 (dopo tre scacchi di scoperta, un’infilata, una promozione a cavallo che dopo sei mosse avrebbe dato un doppio che guadagnava un pedone) “Here my preparation ended. White has a slight edge”, o qualcosa del genere. Quando leggo queste cose io chiudo il giornale e lo butto dal mio balcone nel cortile della casa abbandonata che mi sta a fianco. Poi mi getto sui Sudoku facilitati. Ma come! Io mi vantavo della fantastica “Siciliana alla Crazy”, che si chiude alla sesta mossa, o della mia “Caro-Kann del Fromboliere” (nome proposto ai tipi dell’Informatore Scacchistico, che in risposta mi hanno recapitato a casa una testa di cavallo mozzata) e questi tirano alla 28esima mossa? Ecco che quindi la preparazione delle aperture si smonta prima di cominciare, e via ai principi strategici.

I PRINCIPI STRATEGICI DEL NC CONTRO UN GM:
1) CAMBIARE TUTTO Quando i GM cambiano i pezzi parlano di partite noiose e dicono che la patta è inevitabile. A me la patta con Tiviakov va bene. Quindi cambierò tutto. Se mi fa la spagnola allora via con la variante di cambio. Imperativo: alfiere in g5, cavallo in d4, scambi di coppia (nel senso che cambiamo le donne) prima di tutto.
2) I FINALI DI TORRE SONO TUTTI PATTI Corollario della regola 1 (cambiare! Cambiare! Cambiare!). E’ indispensabile finire con una torre per lato; poi anche il GM dovrà scuotere la testa, sorridere, dire in un italiano zoppicante Bravo e tendere la mano per la patta. Allora (regola dello sborone, ma ogni NC in sé è uno sborone) sarà indispensabile pensare per tutto il tempo rimanente – tanto la proposta di patta è stata effettuata e non può essere ritirata – e a tre secondi dal termine dire “Ok, draw” mostrando la nostra perfetta comprensione della lingua inglese. Pazienza se Tiviakov è olandese: in fin dei conti compra le nostre stesse riviste.
3) I FINALI DI ALFIERE CONTRARIO SONO TUTTI PATTI Anche in questo caso la regola è abbastanza chiara. Essendo tutti patti (lo dice Nimzowitsch, o qualcuno con un nome altrettanto incompitabile) è indispensabile scagliarsi con ferocia contro l’alfiere campochiaro dell’avversario, preservando nel frattempo il nostro nella sua casa di partenza, al calduccio, con un libro in mano (preferibilmente non di scacchi) e una tavoletta di cioccolato tra le dita. Quando l’alfiere cattivo – o, più che cattivo, infame – dell’avversario sarà caduto nelle nostre mani, metà del compito sarà stata svolta. L’altra metà è giocare (ma qui vi invio alla nostra ormai vasta bibliografia).
4) TRUCCHI E MEZZUCCI Per pattare, o,meglio, battere un GM ogni mezzo è valido. Ecco dunque i consigli che faremo nostri nella trasferta sarda.
gnocchi e roquefort prima della partita. Sarà inelegante, ma la fiatella alla scacchiera aiuta. E’ risaputo.
ritardo dell’avversario. Per il nuovo regolamento, a quanto ne so (ma penso che si sia capito che il quanto ne so è estremamente limitato) presentarsi in ritardo alla scacchiera dà il punto all’avversario. Valgono quindi sgambetti, gomitate, spinte e spintarelle, pizzicotti nonché un megafono piazzato in fondo alla sala con una voce preregistrata (ne ho una per ogni giocatore) che dice “Mister… is urgently urgently urgently required at the reception for a very important call by mr. Anand”. Dovrebbe funzionare.
aiuto informatico. L’aiuto informatico è vietato, direte voi. Appunto! Piazzare un Grillo Parlante della Clementoni in braccio al GM e fotografarlo alla terza mossa dovrebbe chiudere i conti. Solo, si rende indispensabile non perdere in tre mosse (cosa tutt’altro che scontata). Evitare quindi fanfaronate come 1.f4 o 1.g4 (perché l’NC, si sa, è anche un fanfarone).

E ora, spazio al torneo!

 

Come diventare NC (live from Porto Mannu)

vignettaxcrazy130  Dopo il 7° turno…

Buongiorno a tutti, e benvenuti alla rubrica Come diventare NC dalla Sardegna. Il vostro Crazy in questo momento è su una terrazza assolata, coi canti degli uccellini e una calma sovrana.
Tutti dormono, direte voi?
No! Perché lo scacchista, anche in località di mare, scacchista resta. Ecco che quindi alle cinque del mattino si sente il suono all’unisono dell’avvio di Windows di circa 170 computer, pronti ad analizzare con strumenti che avrebbero fatto impallidire Botvinnik (ahi! le partite sospese…) posizioni che dovrebbero essere invise all’avversario. Strano che poi, alla fine, i valori restino rispettati: il vostro beneamato ha appena perso dal FM Drei, Vocaturo guida e via dicendo. Ma, lo sappiamo, se uno vince è solo perché ha un database migliore e un PC più potente,ovvio…

Ecco che quindi il rito serale, detto di quello mattutino, verte proprio sullo scambio di database e sui mezzucci più schifosi per non avvantaggiare plausibili avversari. Nella zona bigliardino girano versioni taroccate del database under 1800: 26 milioni di partite, compilate in interminabili sessioni notturne, in cui entrambi i giocatori fossero dotati di Elo inferiore al livello della prima nazionale. E che dire delle fraterne amicizie? Serate in stile società dei magnaccioni in cui, dopo aver versato abbondante vino, si chiede con nonchalance al compagno di bevute “Senti, ma tu come apri?” per poi andare in camera e studiare tutto, ma tutto lo scibile umano su quanto l’avversario ha dichiarato…

Comunque, alla vigilia dell’ottavo turno, mi sento di dare le prime dritte a chi volesse venire l’anno prossimo o fosse preoccupato per noi.

1) Se ti dicono che qui piove, è una balla pazzesca. Porta creme a raffica.

2) Se qualcuno ti propone una gita fuoriporta dando forfeit, o è il tuo avversario – che poi si presenterà alla scacchiera lasciandoti davanti alla reception solo – o è Giorgio Gozzi.

3) Se vedi uno scacchista più alto di te, è più forte di te

4) Se vedi uno scacchista più grasso di te, è più forte di te

5) Se vedi uno scacchista più basso di te e credi che in Perù non si possa giocare bene a scacchi, prega per non incontrarlo

6) Se vedi uno scacchista che beve più di te, è più forte di te

7) Se vedi uno scacchista con l’Elo più basso del tuo, è perché gli è andato male il Corus B dell’anno scorso per un enfisema.

E ora scusate, ma vado a ripassare. Ci sentiamo per la premiazione!

Crazy Horse

 

Chi ha rubato la Torre nera?

Prima parte

torrenera

Un caldo di gomma soffocava il chiostro di Lodi, quel giorno di giugno.
Stringevo i denti. L’acqua nel distributore era finita; avevo però voglia prima di finire con questa assurda storia e poi, solo poi, di dissetarmi alla fontana della piazzetta adiacente.
Solo un giorno prima, pensai divertito, in quella piazzetta dormivo della grossa, dimentico del mio lavoro di ispettore e nella semplice attesa del quarto turno. Il giardino in piazza Ospitale era striato dalle ombre dei grossi alberi (mai capito niente di botanica: accontentatevi del fatto che gli alberi fossero grossi). Solo un giorno prima, al risveglio, avevo visto Salvador e Martinez, proprio ad un passo dalla fontana, lavorare appiccicati l’un l’altro ad un portatile. Intanto alcuni giovani trasportavano tavolacci di legno per una simultanea; intanto due fotografe – che stuzzicavano i miei appetiti erotici almeno quanto i seni appoggiati al tavolo della Seps durante lo scontro con Zelcic – prendevano accordi con il giovane GM ucraino per una foto da SportWeek.
Qualcuno tra gli indiziati starnutì, dissolvendo nell’aria i miei sogni. Li squadrai uno ad uno, incattivito. Alberto Dassisti, Monika Seps, Dario Pedini, Sergej Karjakin, il cameriere ucraino della pizzeria là vicino e il piccolo Mauro Tirelli. Il colpevole era tra loro, il chiostro era stato chiuso con noi dentro e non saremmo usciti finché giustizia non fosse stata fatta. Ma ero nervoso. Ero nervoso e non avevo alcun motivo per nasconderlo. Solo quel pomeriggio era successo il fattaccio.
Stavo giocando in 23esima scacchiera. Il mio avversario scuoteva la testa.
“Conosco il trucco”, pensai. Mostrati debole quando sei forte, forte quando sei debole. Se hai dubbi sulla posizione fai di sì con la testa: spaventerai l’avversario. Se vedi una combinazione fai no, no, no. Sì, come la canzone. No, no, no.
E lui faceva no, e poi no, e poi no, scuotendo testa e barba. Ma stavolta sembrava un serio no.
Spinse un pedone in g5. Aveva ancora sette minuti; io solo quattro. Diedi un rapido sguardo alle minacce d’alfiere, poi mossi la donna in h5.
Cinque minuti lui, tre io. Alfiere in e2.
“Questa è una cappella”, pensai.
“Ispettore, abbiam bisogno di lei”.
Analizzai lo scacco d’alfiere. No, ne usciva salvo, con solo un pezzo in meno ma uno Zeitnot devastante e senza aggiornamenti. Poteva giocare sul mio tempo: come biasimarlo? La posizione era troppo chiusa. Forse una spinta in g4… Ma cambia le donne ed è davvero finita.
“Ispettore”.
Mi girai. Mi sembrò di parlare con un pesce. Un tizio, dalle guance evidentemente rasate male, mi guardava da vicino.
“Ssshht… Sto giocando”.
“Ispettore, è grave”.
“Niente è più grave di questo”.
Mossi, mangiando il pedone in h4.
“Ispettore”.
Alfiere in e1.
Alfiere mio in d4, scacco.
“Ispettore!”
Al mio avversario rimanevano un minuto e venti, a me un minuto e quaranta.
“Le offro patta”.
“Col cazzo, muova!”
“Ispettore!”
Alfiere in f2.
Donna in g3, scacco.
L’avversario prese in mano il Re. Sembrava tremasse. Fece per metterlo in h, poi lo reclinò.
Gli strinsi la mano, firmai il foglio e andai. Un grande torneo, perdiana. E ora cos’era successo?
“Cosa c’è, rompicoglioni?”
“Ispettore, è successa una tragedia. Ha presente la scacchiera artigianale piazzata al centro del chiostro?”
Ci indirizzammo verso le cassette dove riporre i formulari. Fortunatamente erano vicine ai rifornimenti di liquidi e alle bancarelle di libri.
“Beh?”
“Una tragedia… Una tragedia…”
“Senta. Lei è già brutto senza che mi mostri la sua faccia affranta. Mi spieghi rapidamente, e mi dia un euro”.
“Va bene, ma… Le macchinette sono esaurite”.
Una polla di sudore volò a terra dal mio cranio. La pazienza era già al verde come le candele d’antan. “Allora si sbrighi”.
“La torre… Hanno rubato la torre nera!”

Fine della prima parte.

 

Seconda parte

Un ispettore, geniale giocatore di scacchi e amato dalle belle donne, viene disturbato da un idiota durante l’ultima partita del torneo di Lodi. Scopo dell’azione incauta la ricerca della verità: chi ha rubato la Torre Nera da una scacchiera prestigiosa posta nel centro del chiostro?
Vengono rapidamente riuniti i sei (soliti) sospetti, alla ricerca della verità.La torre nera… Il simbolo della fortezza inespugnabile violato come una giovane vergine in un primordiale ius primae noctis.
La torre, the Rook, la tour. Re Belkib si sarebbe prostrato di fronte alla mia cultura. Forse non mi avrebbe tagliato la testa se gli avessi chiesto una donna per la prima casa, due per la seconda, quattro per la terza e via così.
La torre nera…
Dopo aver contrattato con Luciani per un paio di libercoli e aver insegnato a qualche partecipante che lo scopo del gioco della turca è centrare il buco e non schivarlo feci chiudere il pesante cancello. Risi per l’ironia della sorte: due giorni prima ci aveva impedito di entrare, ora fungeva da torre nella quale tutte le porte e le finestre fossero state murate.
Non ci rimaneva che il cielo.
Mi sedetti su una sedia ballerina, la testa fra le mani, a meditare. Non sarà questa la prima volta, mi dissi, che il Baretta della Bassa Padana, come mi chiamano abilmente i colleghi, si farà infinocchiare da quattro professionisti o cinque.
Ne emersi dopo mezz’ora, quando ormai la mia testa stava andando in Zeitnot.
Scribacchiai sei nomi sul mio taccuino (che portavo con me solo per mostrare che so scrivere taccuino senza usare inverecondamente la q) e diedi la lista al malrasato.
“Portameli qui. E fatti dare due litri d’acqua non gasata, che qui si muore”.
Alberto Dassisti, Monika Seps, Dario Pedini, Sergej Karjakin, il cameriere ucraino della pizzeria là vicino e il piccolo Mauro Tirelli.
Li feci mettere seduti, l’uno accanto all’altro. La Seps vicino a Tirelli, perché nessuno la importunasse. Sudavano mentre li scrutavo.
Forse per il caldo, sicuramente per la tensione.
Mi accesi la pipa, mi girai di spalle e cominciai. La Luna, nonostante il brillare della sera, cominciava a mostrare le sue rotondità. La Seps ne sarebbe stata gelosa.
“Dassisti!” esclamai.
“No, non sono stato io!”.
“Lo so. Tutto congiura contro di te, ma non sei stato tu”.
“E come lo sai?”
“Eh eh… Ti ho visto girare per l’intero torneo. Guardavi di qua, guardavi di là, malrasato pure tu. Cercavi di nascondere la tensione perché il moto della macchina organizzativa non s’inceppasse picchiando chi parlava, controllando in continuazione i fili, addirittura giocando a scacchi in un attimo di pausa. Non hai ceduto nemmeno quando avete cambiato la cadenza di gioco, né quando abbiamo sforato abbondantemente il primo giorno chiudendo le partite attorno all’una”.
Dassisti sorrise di riflesso. “E quindi? Quale sarebbe il movente?” “E quindi saresti stato tentato dal rovinare tutto, compiendo quel furto. Lo sappiamo, ogni scacchista che si rispetti ha tendenze autolesioniste: non sarebbe altrimenti definibile tale”.
Il malrasato alle mie spalle urlò trionfante “Abbiamo il colpevole!”.
Lo centrai con un manrovescio.
“Non è stato lui, ho detto”.
“E come lo sai?”
“Ho parlato di scacchisti. Se fossi tale saresti un autolesionista, indi colpevole. Ma come organizzatore te la cavi, a giocare sei un brocco. Il colpevole non sei tu”.
“Posso andare a casa?”
“No. Finché il caso non sarà risolto nessuno uscirà di qui. Così pagherai anche la prima sera…”.
Un raggio di Luna mi illuminò il canino. La serata sarebbe stata ancora lunga…Fine della seconda parte.

Terza parte

LodiFestival2007015

(nella foto: Monika Seps al torneo. Il filippino Salvador, alle sue spalle, approfitta della distrazione della ragazza per perlustrarsi le cavità nasali)

Un ispettore, geniale giocatore di scacchi, piacente playboy e solutore di enigmi simili a nodi gordiani, viene assurdamente distolto dalla sua combinazione perché risolva un caso all’apparenza impossibile.
Fra gli indagati viene rapidamente eliminato Dassisti. La Luna comincia a lustrare la fronte degli altri 5.

Bevvi un sorso di acqua. Ci sarebbe voluto un Negroni, ma non volevo che Lazzaro Santandrea fosse preso per un vile copione al mio cospetto.
Camminai avanti e indietro per cinque minuti. Sentivo qualcuno che tossicchiava (d’accordo, d’accordo, non Pedini…), qualcuno che buttava giù la saliva come si faceva nei buoni cinema porno del mio paese. Ah, la nostalgia!
Mi girai di scatto. I respiri si bloccarono mentre Dassisti, ormai tranquillizzato, si infischiava dello svolgersi della vicenda controllando con un coltello a serramanico la pulizia delle proprie unghie.
“Tu!” urlai. Una lunga eco risuonò nel chiostro.
Il cameriere ucraino scoppiò in un pianto dirotto.
“Io no, ti giuro, io no! Io no rubato torre nera… Io so di gioco di scacchi, ma ho scacchi in casa…”.
“Lo so, poveruomo. Lo so che non sei stato tu”.
Tirò su abbondantemente col naso. La Seps gli passò un fazzoletto. In quel momento provai una vaga invidia: avrei voluto piangere io, e che lei mi passasse il suo reggiseno.
Ah, la nostalgia!
Ripresi.
“Avevi un motivo anche tu, però”.
Il malrasato alle mie spalle intervenne:
”Abbiamo il colpevole!”
Lo colpii con un uppercut che Alì se lo sarebbe sognato e Dalì lo avrebbe dipinto volentieri.
“Ho detto che non è lui, sottospecie di passeriforme implume. Il movente ci sarebbe: il cameriere sa giocare a scacchi – in quanto ucraino – e odia gli scacchisti che oggi gli hanno affumicato il locale disquisendo su una variante della Est-Indiana che lui conosce a memoria e che confuterebbe in meno di un minuto sulla scacchiera”.
“E’ vero”, riprese a singhiozzare. “e5, dicevano. E fumavano. Ma come fai a giocare e5 se non hai ancora mosso tuo cavallo? Come? Come!?”.
“Stia calmo sennò la prendo a scudisciate”.
Intervenne il malrasato, massaggiandosi la mascella. “E allora?”
“E allora so che nel momento in cui è avvenuto il furto, fra le cinque e mezza e le sei, stava contando le mance. E’ impossibile che, sfruttato com’è dai suoi aguzzini, perdesse tempo per una vile torre, seppur di pregevole fattura”.
“E allora perché l’abbiamo convocato?”
“Ci ha messo mezz’ora a portarmi un sorbetto, porca *****. Giusto che soffra anche lui, oggi”.
La Seps mi guardò con ammirazione. La gelai con uno sguardo #5. Non era ancora finita la serata.
La Luna si accoccolò come una chioccia sul mio cranio, segno evidente che il destino mi stava incoronando ancora una volta come il Papa con Carlo Magno.
“Posso andare?” fece l’ucraino. “Ho turno di notte”.
“Niente da fare. Subirai l’attesa come tutti. Piuttosto, portatemi da bere”.
Mi allungarono una bottiglia. Il ghiaccio la lustrava come uno Swarosky da collezione.
“Ah, bella fresca! Scende giù che è un piacerone…”.
Karjakin intervenne. “Can I drink something, please? It’s very hot here, tonight…”
Sorrisi benevolo al campione.
“No”. E versai un po’ d’acqua sull’asfalto.

Fine della terza parte.

 

Quarta parte

karjakin

L’ospite di Lodi si salverà dalle cellule grigie dell’ispettore più famoso del circondario?

Il nostro ispettore, con la barba un po’ più lunga del solito e un notevole riflesso neurovegetativo di fronte alle fattezze delle giocatrici dell’Est, scagiona Dassisti e il cameriere e picchia il malrasato. La soluzione sembra ancora di là da venire.

Mi chiusi in una mezz’oretta di riflessione. Quando emersi dal mio stato di trance dovuto ad una autoipnosi di tipo ericksoniano nella quale eran coinvolte non soltanto le rotondità del mio ombelico ma anche quelle della Seps (e possibilmente a contatto) notai ancora una volta gli indagati. Dassisti e il cameriere stavano giocando a briscola su una sedia, già visibilmente sollevati; gli altri invece cercavano di non sudare solo per evitare di perdere ulteriori liquidi da un corpo vicino alla liofilizzazione.
Li guardai con il mio sguardo alla Shining. La Seps, Pedini, Karjakin e Tirelli. Tirelli, Karjakin, Pedini e la Seps. Ah, la nostalgia!
Mi avvicinai di colpo a Karjakin. La luce che m’ero piazzato dal basso verso l’alto rendeva il mio volto ancora più angosciante, al punto che il GM più precoce di tutti i tempi scoppiò in un pianto dirotto. Tutte queste lacrime cominciavano a darmi ai nervi. Pedini, intanto, gli allungò un fazzoletto e poi leccò le lacrime per infondersi acqua e sapienza.
“It wasn’t me… It wasn’t me…Hope you have a great tournament…” fece Karjakin.
“Per piacere! Siamo in un racconto, quindi togli quel patetico inglese e soprattutto quella frase stantia che hai ripetuto ogni volta che ti hanno allungato un microfono in mano!”.
Si riprese un po’.
“Sì, ma non sono stato io…”.
“Abbiamo il colpevole!” sentii da dietro. Centrai con un calcio rotante il malrasato, che volò a sei metri di distanza finendo nel centro della scacchiera gigante posta nel mezzo del chiostro. Chuck Norris sarebbe stato orgoglioso di me.
“Non è stato lui”. Il malrasato si scosse di dosso un alfiere nero e si riavvicinò al suo padrone come un cane bastonato.
“E allora perché è qui?”
“Era stato chiamato come partecipante e proclamato tale sulle locandine. Poi, tac!, non se la sente, con tutti gli avversari che già si erano studiati il suo gioco”.
“Avrei rischiato di perdere dell’Elo…” fece colui che diventò GM quando io venni scartato come giovane Marmotta.
“Tutti rischiano, giovanotto. Sei forte ma non hai la classe di, per intenderci, gente come il sottoscritto o come i veri grandi maestri del passato. Se sei pagato giochi, sennò a casa. Chiaro?”
“…Posso andare a casa? Ho una sete che stramazzo”. “Niente da fare. Anzi, ora ritrincerati nel tuo inglese”.
“But… I’m very thirsty and hope you have a great tournament…”.
Mi girai di sdegno e mi feci allungare un Gatorade bello fresco, mentre con l’acqua degli ospiti mi feci acconciare uno splendido pediluvio. Tirelli e la Seps mi guardavano ancora in trance. Bello esser guardati in trance, feci tra me e me. Bello esser guardati dalla Seps. Ah, la nostalgia!

Fine della quarta parte.

 

Quinta parte

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Pedini prima, molto prima di giocare con Sciortino.

Un affascinante detective, il cui fisico nulla ha da invidiare al paziente nudo de L’allegro chirurgo, viene coinvolto – nel bel mezzo di una battaglia sulle 64 case – in un caso altrettanto affascinante.
Scagionati già Dassisti, un cameriere e Karjakin rimangono solo tre indiziati. La polizia brancola nel buio e c’è già chi accusa il maggiordomo.

Il mistero, lo ammisi, cominciava ad infittirsi come il buio che rapidamente ammantava Lodi.
Tutti cominciavano a dare segni d’impazienza. Il mio stesso stomaco, che fino a quel momento aveva dato l’impressione di poter reggere agli urti della sera, aveva preso a lanciarmi segnali sotto forma di piccole fitte che come radar si placavano solo ogni volta che m’avvicinavo alla cancellata. Mi girai. L’avevo fatto fino a quel momento fra le trenta e le trentacinque volte, ma ogni volta il gesto sortiva il suo bell’effetto.
“Anghingò”, feci tra me e me…
“TU!” urlai.
Pedini cadde a terra, sconvolto, con la bavetta alla bocca.
“Abbiamo il colpevole! Abbiamo il colpevole!”
Presi il laptop di Dassisti e con quello centrai con quanta forza avevo in corpo la tempia del malrasato, che cadde in una pozza di ketchup fra la polvere e le stelle. Riuscivo ad emettere poesia anche nei momenti in cui la massima violenza si concentrava nelle mie mani.
“Alzati, Pedini…”.
“Lo sapevo… Lo sapevo di esser stato io… Non ricordo nulla, ma immaginavo nella confusione di aver sottratto quella Torre…”.
“E ora?” sorrisi sotto un paio di baffi che il buon Clark Gable m’avrebbe invidiato.
“Non lo so… Non so dove sia…”.
Mi misi a ridere. Il malrasato si alzò con un vistoso ematoma alla tempia e ridacchiò anche lui; lo centrai di nuovo con quanto rimaneva di hardware nella zona, facendolo tornare sagoma a terra.
“Non lo sai perché non l’hai rubata tu”.
“E allora com’è che non ricordo niente?” fece l’incauto.
“Lo sappiamo, Pedini, perché non ricordi nulla. Ora ti farò risalire dalla pozza di oblio in cui ti trovi”.
Mi guardò leccandosi le labbra (forse per la Seps, probabilmente per la parola ‘pozza’).
“Sciortino ti dice niente?”
“No”.
“Due cappelle commesse nel gioco lampo da parte del campione italiano semilampo?”
“N-no…”
“Due cavalli avversari di cui uno inchiodato e uno sulla colonna h?”
“No, basta…”
“Pedone passato? NON TI DICE NIENTE PEDONE PASSATO???”
“Nooooo! Ho perso due pezzi in due mosse!”.
Si mise a piangere come un neonato con l’otite. Provai un po’ di pena (ma neanche troppa), io che avevo assistito ad uno Zeitnot davvero impresentabile e io che – io! – avevo visto tutte le pseudominacce.
Non ritenni opportuno calcare la mano, ora che la soluzione si avvicinava. Mentre i tre già salvi stavano giocando a Tappo (la versione edulcorata di un simpatico giuoco lombardo) guardai Tirelli e la Seps. Il primo, nonostante la giovane età, era nervoso. La seconda sudata.
Ah, la nostalgia!

Fine della quinta parte

 

Sesta e ultima parte

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Le tre future morose dell’ispettore accanto alla sua recente conquista (in piedi a sx)

Un ispettore, al cui cospetto Sean Connery sembra il mostro di Loch Ness, conduce un fitto interrogatorio basato su alcuni fils rouges ben intrecciati tra loro: scacchi, caldo, Seps.  
Scartati quasi tutti gli inquisiti rimangono solo due insospettabili. Chi sarà il colpevole?

 

Il chiostro s’illuminò d’immenso. Un faro dopo l’altro squarciarono l’aria che si era fatta blu per la notte ormai incombente.
– Ispettore.
– Sì.
– Siamo vicini alla soluzione, vero? Mia moglie mi aspetta per cena…
Guardai con furia (se l’espressione ‘guardare con furia’ ha un senso) il malrasato che capì e, guaendo, tornò al suo angolo come un welter che abbia dato del sacco di trippa a Mike Tyson.
Ma non aveva tutti i torti (se l’espressione ‘non avere tutti i torti’ applicata a quell’omuncolo ha un senso). Si stava facendo tardi e, se il mio sesto senso non m’ingannava, la minestra si stava raffreddando nei piatti.
Mi girai di scatto verso il piccolo Tirelli. Che, unico tra i tanti, non si mise a piangere.
– Vuoi giocare?, mi fece.
– No, pargolo. Sei stato convocato per un processo, non lo sai?
– Sì, ma io non ho fatto niente.
– Lo so. Qui tutti hanno scheletri nell’armadio, e mai di un’amante. Tu no: sei ancora troppo giovane e imberbe per capire come funziona il catafalco degli scacchi.
– Cosa significa catafalco?
– Non lo so, ma suona bene.
– E allora?
– Allora ti ho portato qui perché tutti sappiano che esiste ancora gente che si diverte a giocare. I bambini in Italia stanno diventando una risorsa: Tirelli, gli Stella, Codenotti e gli altri che mi sfuggono perché da due giorni non mi collego a ‘Scacchierando’* possono essere i nostri Negi, che dico, i nostri Carlsen del futuro. Seguire le orme di Caruana, Brunello, Vocaturo, Ronchetti, Rombaldoni può essere una realtà, mantenendo oltre alla vis agonistica anche la voglia di correre dietro una palla, di giocare, di non diventare mostri delle sessantaquattro case.
– Cosa vuol dire vis agonistica?
– Non lo so, ma suona bene. E ora vai a mangiare, che qui s’è consumato un delitto. Apritegli le porte!
Il giovane polletto sgattaiolò col suo cappello giallo ancora calcato in testa.
Mi girai verso la Seps. Il malrasato trionfante urlò:
– Abbiamo la colpevole! Abbiamo la colpevole!
Lo spezzai con un grissino come un Tonno Rio Mare qualsiasi, colpendolo nei diversi punti di pressione che aveva nascosti tra la barba.
– Parla, Monika!
husw hasjfjashrp hfuwqie…
– In italiano, prego.
– Non sono stata io… Ammetto di aver distratto qualche giocatore con le mie procaci procacità, ma non sono stata io… Non mi piaceva nemmeno la scacchiera…
La guardai ammiccando, anche se il suo parterre richiamava maliziosamente il mio. Ah, come avrei voluto che i nostri sudori creassero una fragranza originale! Ah, la nostalgia!
– So che non sei stata tu.
Mille respiri si fermarono. Il Big Ben smise di ticchettare. Il mio cane di abbaiare, il vicinato di protestare. Che ci crediate o no, un politico che so io smise di dire cagate.
– Come non è stata lei?
Feci per centrare con la prua di Alinghi il malrasato, ma mi trattenni. Soprattutto perché tra prue di Alinghi e poppe di Seps non ci capivo quasi più niente io stesso. Se l’espressione ‘non capirci più niente’ si potesse applicare alla mia possente e villosa figura.
– Non è stata lei, ribadii. L’ho tenuta d’occhio per tutto il tempo e so che è stata alla toilette con le altre sue colleghe…
– Potrebbe aver fatto qualcosa là dentro.
– Impossibile. Sono entrato nella toilette vicina e, sempre per motivi professionali, ho scrutato salendo sulla tazza e guardando dall’alto.
– E allora?
– Notevole, ma niente.
– Allora chi è stato?
– Confesso di aver pensato alla piccola Kira Rombaldoni. Si aggirava con fare furtivo tra la scacchiera, mettendo in bocca i pezzi che le capitavano sottomano.
– Ma?, fece Pedini.
– Ma nemmeno lei avrebbe potuto trasportare una Torre che pesava mezzo chilo più di lei.
– Quindi?
– Articoli domande più lunghe di una parola, perdiana! O le rimembro il suo Zeitnot!
– Quindi chi è stato? fece guaendo (vd. supra).
Sorrisi, pronto al colpo di scena.
– E’ stato il caldo, signori. La Torre è EVAPORATA!
– Evaporata?
– Sissignori. Per tutto il giorno i raggi del Sole si sono concentrati sul luogo di coordinate h8 nel centro del chiostro. Come in una lente di archimediana memoria hanno letteralmente concentrato la loro forza. E cosa c’è in h8?
– L’alfiere! urlò il malrasato.
Non mi diedi alla violenza, ma lo vidi bene in una colonna di cemento.
– La Torre nera!!! urlò Pedini.
Sorrisi.
– Il caso è risolto, signori.
Tutti mi guardarono con invereconda ammirazione mentre mi recavo verso la Seps.
– Se ha fame e sete, signorina, conosco un localino in cui fanno le migliori bistecche alla brace della zona ammorbidite da un Chianti assai generoso…
– E chi paga?
– Penso che il malrasato non mi vorrà negare questo piccolo obolo…
Mi tese la mano. Me la presi sottobraccio mentre la Luna ci illuminava e le stelle suonavano una sinfonia suadente.
– E dopo?
– Dopo vedremo. Avrei una suite troppo grande per me…
Tirai fuori di tasca le chiavi della mia Zafira fiammante.
– Che strano portachiavi… fece lei.
– Ti piace? Un gingillino che ho trovato per terra oggi…
Mentre le serrature si aprivano a distanza illuminando d’arancio l’asfalto mi feci rimbalzare tra le mani la chiave tenuta da una grande, pesante torre nera.
E il naufragare ci fu dolce in quel mare.

 

* Direttore, qui vogliamo una percentuale.

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