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Portomannu 2008

Resta difficile scrivere queste righe e mantenere un senso di obiettività: nella mia esperienza personale Portomannu, dopo due sole edizioni, ha acquisito un senso che va oltre quello del semplice evento scacchistico, e si propone oramai come un frammento di vita al di fuori della mia quotidianità, immerso in un contesto incantevole ed al contempo  estremamente particolare. Deve essere il fatto di prendere un aereo, sorvolare il mare, farsi un viaggio tra i monti sconosciuti della Sardegna, e di arrivare “in un’isola nell’isola” che è il Residence Portomannu. Poi, sceso dal taxi, ritrovarmi come in colonia da bimbo, quando salutavi i compagni dell’anno precedente, e ricominciavi come se fosse passato un giorno, invece di un anno – amicizie virtuali che prendono forma solo durante le vacanze, per poi scomparire sino all’anno successivo.

Lo scorso anno avevo scritto di avere avuto l’impressione di essere andato a vedermi un film, e di essermi ritrovato alla fine a vederne un altro, pur bellissimo.
Quest’anno ho rivisitato un film già visto e, come spesso succede, mi sono potuto soffermare su dettagli che alla prima visione mi erano sfuggiti, approfondirne meglio altri, ed accorgermi che certe scene le avevo interpretate in maniera diversa. Sarà stato per il fatto che il Diving era chiuso (quindi niente immersioni), che il clima non si è riproposto come l’anno passato, che l’evento scacchistico in sè mi ha coinvolto di piu’, ma soprattutto, che quest’anno ero un po’ meno “estraneo fra gli estranei”, che ho vissuto questa mia seconda esperienza in maniera diversa.

L’articolo ha seriamente rischiato di intitolarsi “I’m singin’ in the rain”: la pioggia è stata ospite fissa durante la prima parte del torneo, segnando pero’ il passo durante la seconda metà, dopo l’intervento del direttore Stefano Lupini presso le Alte Autorità , o perlomeno cosi’ ci ha riferito l’altro direttore Yuri Garrett prima del 5° turno.
L’Organizzazione ha rappresentato la prima novità rispetto all’anno precedente: Lupini, se possibile, si è reso ancora più discreto e impalpabile, mentre Yuri Garrett, preso atto che tutti i meccanismi erano oliati e che la macchina andava quasi da sola, ha mollato un po’ le redini del torneo e si è calato a pieno regime nel ruolo di anfitrione e maestro delle danze, dispensando accoglienza e solarità da far invidia a quella dei Sardi. In realtà, il torneo tutto si è presentato con una veste meno formale. Questo è stato forse esemplificato maggiormente dal bollettino, improntato in maniera leggera, ed impreziosito, oltre che dalle interviste e cronache varie, dalla chicca delle avventure scacchistiche del cosiddetto “Pasionario”, un simpatico racconto quotidiano delle gesta di un giocatore di basso livello , seguito passo passo durante il torneo. La scelta è caduta sul CM Enrico Danieli, che tanto scarso non è, ma si è prestato volentieri al gioco. Fonti ben informate riferiscono che sono stati diversi a candidarsi al ruolo, ma alla fine hanno dovuto rassegnarsi a sperare ad un posto al sole solo per il prossimo anno.

L’unica situazione che era stata oggetto di critica nella edizione dell’anno passato era stato il meccanismo della accelerazione. Quest’anno, il sistema è parzialmente cambiato, ed è stato adottato un modello già utilizzato a Nizza, su cui ha lavorato ulteriormente il Maestro Bolognese Andrea Cocchi, che ha oggettivamente funzionato molto meglio rispetto alla scorsa edizione: Salvo rare eccezioni, e comunque nei limiti imposti da un Open generale, gli abbinamenti non sono mai stati troppo squilibrati. Creare meno differenze di punteggio iniziale (fasce da 2 / 1 / 0 invece di 3 / 1.5 / 0)  e assegnare ulteriori mezzi punti di accelerazione  durante il torneo a quei giocatori che si stavano comportando particolarmente bene, ha evitato grossi squilibri, ed ha portato gli abbinamenti verso quelle che erano le intenzioni iniziali degli organizzatori.

Per quello che riguarda l’evento agonistico, Jonathan Rowson ha dominato il torneo dall’inizio alla fine, torneo che si è tra l’altro contraddistinto per un alto tasso di combattività, disatteso in parte solo dall’altro scozzese (acquisito) Jacob Aagaard, che aveva la famiglia al seguito ed era chiaramente affaticato e distratto dalle necessità impostegli dal suo ruolo di neo-papà. Valido antagonista, il GM Russo Oleg Korneev, e acclamatissimo terzo con conseguente norma di GM, il MI Fabio Bruno, che ha così guadagnato il diritto al “Sollevamento del Premiato”, che è già diventata solida tradizione di fine torneo. Sorvolando sulle performance dei vari titolati, presenti in numero piuttosto elevato, e provenienti da ogni parte d’Europa, (con l’aggiunta del mitico GM peruviano Julio Granda Zuniga), da segnalare soprattutto la bellissima prestazione del CM imolese Federico Galassi, che mandava in archivio una performance da 2362 (con relativa norma di Maestro) permettendosi il lusso di pattare con Godena, Garcia Palermo ed il GM olandese De Vreugt.
Un’altra performance da rimarcare particolarmente, e spero che non me ne vorrà per la segnalazione, è quella del forte CM Marco Ori, che è passato con disinvoltura da una comoda patta con il GM svedese Hillarp Persson ad una sconfitta contro il 3N Stefano Santiloni (di cui fonti ben informate, a onor del vero, riferiscono una forza di gioco da forte 1N, malgrado non abbia profonde conoscenze in apertura) . C’è sicuramente una morale da tirare da questa altalena, e da altri risultati sulla carta imprevisti che si sono verificati durante tutto l’arco del torneo, tutto questo senza considerare i giocatori dotati di Elo chiaramente inferiore alla loro forza effettiva, e che si sono prodotti in risultati superiori a quelli teoricamente attesi: dal 2N Graziani passando per il 1N Razzano sino al NC scozzese Robert Rough, che passa da una fallimentare edizione 2007, dove aveva iniziato addirittura con uno 0/6 , ad un lusinghiero 4/9 con performance da 1802.

Per il resto, l’organizzazione si conferma sui livelli di eccellenza dell’anno precedente: la sala, malgrado qualche scacchiera in più, era comoda ed accogliente come sempre, il materiale era lo stesso dello scorso anno, comprese le targhette identificative per tutti, ed il servizio offerto al Ristorante di primissimo ordine, con il team delle cameriere confermato praticamente in blocco. Detto del clima, (suggerimenti sono stati fatti di spostare un po’ più in avanti la data della manifestazione) va anche aggiunto che non è riuscito ad intaccare più di tanto l’atmosfera da “Cittadella degli Scacchi”, esemplificata soprattutto dalla veranda del bar, di fronte alla spiaggia, dove tutti, dal GM al NC e relative famiglie, si ritrovano ad analizzare, bere e chiacchierare fino a notte fonda. E’ soprattutto questo smantellamento di un codice non scritto del mondo degli scacchi, dove la differenza di punteggio rispetto ad un altro è un po’ anche la misura del rispettoso distacco (o senso di condiscendenza) che bisogna tenere, a rendere Portomannu un momento speciale del calendario scacchistico: a prescindere dalla bellezza del contesto o dai relativi successi alla scacchiera del singolo giocatore, sono i ricordi che portiamo a casa di momenti particolari quelli che restano veramente con noi. Solo alle Olimpiadi di Torino ho trovato un contesto simile, che mi permettesse di raccontare di momenti di famigliarità con personalità che sono abituato ad ammirare solo sulle pagine di riviste scacchistiche, ma anche di momenti con altri giocatori qualsiasi come il sottoscritto, che perdono quello schermo protettivo di cui si circondano nella “vita reale”, e instaurano dialoghi anche profondi con quelli che sono in fondo perfetti sconosciuti: giocare a Quadriglia con Brunello, scalare il Capo D’Orso con Hillarp Persson, ammirare Godena venire stracciato a Poker dall’amico Vincenzo Savarese, (che ha sbancato tutti, portandosi a casa ben 11 euro di premi alla fine delle convincenti vittorie nei due tornei organizzati) dividere un bicchiere di birra con Garrett, la compagna Francesca e Peter di Chessvibes e ascoltare direttamente alla fonte le peripezie e le difficoltà di chi vive di scacchi, sono piccoli episodi simpatici, che si aggiungono ai bei ricordi delle varie abbuffate alla tavolata “Britannica” del Ristorante e le lunghe conversazioni e momenti divertenti in spiaggia ed al bar.

Mi soffermo un momento sul mio torneo: la vita ha spesso l’abitudine di presentarci di fronte ad eventi fondamentali della nostra esistenza nei momenti e luoghi più impensati, senza preavviso e calandoli nel banale della nostra quotidianità, e non abbiamo il tempo per prepararci a dovere per affrontarli, ma dobbiamo gestire l’attimo. Così, un giorno me ne sono andato alla festa del secchione della classe e quella che è stata a lungo la donna della mia vita (e che adesso non lo è piu essendo io il perfetto cretino che sono) mi ha chiesto se avevo da accendere,  un altro giorno sono sceso a comprare il giornale e sgranocchiando un panino ho letto l’articolo che ha deciso la mia vita professionale, mentre un altro giorno ancora , durante un doppio turno, ho preferito starmene in stanza a riposarmi due secondi in piu’ senza prepararmi niente, tralasciando di andare a verificare l’accoppiamento, arrivando cosi’ in sala torneo mezzo addormentato, con la camicia stropicciata , la barba incolta, e scoprire che giocavo con Camelia Ciobanu.

I più attenti tra i miei sparuti lettori ricorderanno che l’anno scorso mi produssi in un breve volo pindarico in cui declamavo le grazie della signorina, (al tempo a me sconosciuta), vista vagare ogni tanto per la sala. Quest’anno, Camelia è stata la reginetta incontrastata del torneo: vestita sempre impeccabilmente in abito da sera, tacchi a spillo, e perfettamente truccata, a prescindere dall’orario, dal clima o dal luogo in cui si trovava, aveva la chiara missione di affermare irrevocabilmente che “Scacchi è Glamour”, dando un tocco di classe e ponendosi in netto contrasto ad un contesto di attempati signorotti in mutandoni e ciabatte , che componevano la gran parte del lotto dei partecipanti.

Premessa: nel turno mattiniero, la nostra eroina era incappata in una svista di prim’ordine, mangiandosi un pedone e beccandosi di conseguenza un matto immediato in prima traversa dal bel CM Lombardo Fabio Agrifoglio, la cui nordica avvenenza fu considerata causa principale della distrazione della giovane rumena (analisi dal bollettino del torneo). Di solito, dopo casi del genere, i giocatori hanno due diversi tipi di reazione: il primo tipo si piega su stesso, passando il resto del torneo in uno stato di catalessi, l’altro affronta il turno successivo avvelenato come una faina, con tutta l’intenzione di farsi restituire il maltolto dal malcapitato avversario del turno seguente.

La Camelia si presenta alla scacchiera con passo affrettato, e dandomi la mano mi sorride quel tenero ed amichevole sorriso che sul volto di una giovane donna in questi casi esprime un concetto semplice ed inequivocabile : “Io ti spiezzo in due …“.

Jones,Alessandro (1980) – Ciobanu,Camelia (2205) [D35]

1.d4 e6 2.Nf3 Nf6 3.Bg5 d5 4.c4 Nbd7 5.cxd5 exd5 6.Nc3 Be7 7.e3 0–0 8.Be2

Una mossa alquanto timorosa, dovuta al fatto di essere impressionato dalle sue repliche immediate e aggravato dal fatto di vederla dedicarsi alla lettura del bollettino mattiniero durante i miei lunghi momenti di riflessione (sicuramente per infervorarsi ancora di più a cercare immediata vendetta del disastro mattutino). Da notare, a differenza dei turni precedenti, una processione di curiosi intorno alla mia scacchiera: si è forse sparsa tardivamente la voce che sono il cronista di Scacchierando? Si sono già visti diverse volte un arbitro, qualche giocatore del torneo, (in particolare un giovanotto sito intorno alla scacchiera 70) ed un anziano spettatore.

… c6 9.0–0 Re8 10.Rb1 Nf8 11.Qc2 Bd6 12.b4 a6 13.a4 Ng6 14.b5 axb5 15.axb5

La partita si incanala nei sentieri classici della variante di cambio del gambetto di Donna: il Bianco imposta l’attacco di minoranza, sperando di sopravvivere all’assalto sul suo Re. Si intensifica il passaggio degli spettatori: da segnalare anche un giocatore che palesemente fa il vago fingendo di non guardare la mia avversaria, dirigendo ostentatamente lo sguardo verso la scacchiera alla mia sinistra.  Si fà vedere anche l’amico Fabrizio de Cristofano, che mi garantisce essere pronto a scommettere le sue ” gemme più preziose ” che avrei incentrato tutto il mio articolo intorno a questa partita: sarà sollevato di sapere che aveva ragione.

… h6 16.Bxf6 Qxf6 17.bxc6 bxc6 18.Rb6

Finalmente, la mia avversaria mette giù il bollettino, e comincia a riflettere su come meglio stracciarmi: l’attacco del Nero si delinea inevitabile, il Bianco può solo sperare di sopravvivere e incentrare meschinamente il suo contro-gioco sul pedone c6.
Nel traffico di spettatori passa addirittura il Presidentissimo Pagnoncelli, che dispensa alla nostra sorrisi, baci ed abbracci. Mi risento e seccato lo apostrofo : “E a me niente bacetti, Presidente?!”; “E’ che sono un tipo piuttosto all’antica…” mi risponde stringendomi austeramente la mano.

… Bf5 19.Bd3 Bg4 20.Be2

Pura provocazione: giocata istantaneamente, aveva come esplicito messaggio “brava, hai guadagnato un tempo, e adesso?”

… Re6

“E adesso ti faccio vedere io; se non la pianti ti vengo sotto con tutto, ti do un matto che non te lo scordi piu per tutta la vita, così impari a stuzzicarmi, pagliaccio! ”

21.Rc1 Bxf3 22.Bxf3 Nh4 23.Be2 Bxh2+

Cieco furore.
Sono rimasto impassibile per un minuto a guardare l’alfiere che sfondava la mia posizione, pensando fra me e me “ma possibile che non riesco mai a resistere neanche 20 mosse contro i titolati?”, prima di venire folgorato dalla ovvia confutazione 24. Kxh2 Qxf2 25. Bg4. Mi guardo e riguardo la posizione senza trovare continuazioni convincenti per il Nero. Cerco un’ulteriore conferma nella espressione della mia avversaria, e nel mezzo secondo in cui incrocio il suo sguardo, gli leggo chiaramente negli occhi quella disperazione che conosco cosi’ bene …

24.Kxh2 Qxf2 25.Bg4 ½–½

Ci sono momenti nella vita di un uomo in cui bisogna essere sinceri con gli altri, ma soprattutto con se stessi. Non mi nasconderò quindi dietro un dito, ma riferisco con molta serenità quanto segue:
1) Sì, sono un coniglio, almeno siamo tutti in chiaro
2) Mio malgrado, ho uno strampalato concetto della signorilità, che mi impediva di vincere una partita così ( anche se, ad onor del vero, in altre partite non mi sono mai fatto problemi, anzi … )
3) Avevo calcolato malamente una continuazione, in cui mi trovavo con un pezzo in più, ma con un solo pedone per vincere. Pensando che con un po’ di buona volontà sarei stato tranquillamente capace di perderla, questa partita, ho sfruttato l’attimo: ma la butti via una patta con la Ciobanu?
4) Il vero motivo però, il più profondo, il più sincero, è che se vincevo questa partita, come potevo poi fare l’articolo per Scacchierando, (sempre per via della signorilità di cui al punto 2) e rivelare a tutti che il Presidente ha l’abitudine di sbaciucchiare le giocatrici a orologio in moto?

Come ho detto all’inizio, se c’è una cosa che ha contraddistinto maggiormente il mio torneo quest’anno è stato il fatto di conoscere meglio molte persone rispetto all’anno scorso. Questo ha fatto sì che gli aneddoti ed i momenti simpatici si moltiplicassero. Quale raccontare oltre alla scontata analisi della partita con la Ciobanu? Per non fare torto a nessuno (o forse a tutti), ho deciso di raccontarne solo uno, perché oggettivamente è troppo bello per fare altrimenti.

Era l’ultimo giorno di torneo: come già successo qualche volta precedentemente, mi si avvicina con aria riverente un perfetto sconosciuto, che timidamente mi si rivolge con il classico “Ma tu sei Alessandro J., quello di Scacchierando, vero?…”. Faccio sorridendo un piccolo cenno di assenso, che vuole comunicare noncuranza e modestia, come ho imparato a fare per nascondere l’esultanza sfrenata della mia vanità in questi momenti. Istantaneamente, un velo ombroso di delusione cala sugli occhi e si spande sul volto mortificato del mio interlocutore, che si raccoglie un attimo prima di confidarmi “ah … mi immaginavo che eri piu’ magro…” e dopo una pausa straziante “e pure un po’ più brillante nel modo di fare… “. Raccolgo quanto mi resta della mia presenza di spirito per salvarmi dietro un “beh sai, quando scrivevo le prime cose ero magro come un chiodo, evidentemente lo stile deve essere rimasto quello … “.

Ha detto Jonathan Rowson nel suo discorso di chiusura: ” L’unico rischio che corre questo torneo è quello di diventare vittima del suo successo”. Non posso fare altro che sottoscrivere. Arrivederci all’anno prossimo.

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