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Paul Keres. Prima parte

Il Principe Ereditario

Dai banchi di scuola a Campione Nazionale, Prima Scacchiera Olimpica a 19 anni, una lunga sequenza di trionfi, incoronata dalla vittoria al Torneo AVRO del 1938, una vittoria in un match contro l’ex Campione Euwe: alla fine degli anni ’30 praticamente tutti vedevano in Paul Keres il successivo Campione del Mondo. La Seconda Guerra mondiale rimandò la questione. Keres ci sarebbe stato alla ripresa delle “sue” ostilità, quelle scacchistiche? La risposta non dipendeva da lui.

Paul Petrovič Keres nacque a Narva, in Estonia (all’epoca parte dell’Impero Russo), il 7 gennaio 1916. Questa città industriale, un tempo capitale commerciale del Nord chiamata “la perla del Baltico”, situata all’odierno confine con la Russia, non lo vide però a lungo tra le fila dei suoi cittadini: le vicende famigliari lo videro infatti muoversi poco più che neonato nella città di Parnu, dall’altra parte della nazione. Qui ebbe forse modo di sentire, attraverso il Golfo di Riga sul quale Parnu si appoggia, l’eco delle cannonate d’artiglieria che, circa 100 chilometri più a sud-ovest, l’Impero Tedesco e quello Russo si scambiavano nelle dure battaglie per il possesso dell’omonima città, capitale della “sorella” Lettonia. Ma che le sentisse o meno, presto quelle cannonate tacquero: già minato all’interno e dissanguato da una guerra troppo dura e gestita abominevolmente, l’Impero Russo fu investito dalla Rivoluzione d’ottobre nel 1917 e presto fu evidente come il neonato Stato comunista dovesse dedicare tutte le proprie energie alla propria sopravvivenza, accettando di conseguenza un durissimo trattato di pace con gli Imperi Centrali e rinunciando anche a gran parte delle conquiste accumulate dagli Zar. Di ciò ne beneficiarono anche i tre Stati baltici. L’Estonia, in particolare, firmò il 24 febbraio del 1918 il Trattato di Tartu, che ne sanciva l’indipendenza dalla Russia. Il 2 febbraio 1920 il trattato entrò in vigore, segnando ufficialmente il ritorno dell’Estonia tra gli Stati Sovrani dopo quasi 400 anni.

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I festeggiamenti per l’indipendenza a Parnu

Ma il mondo di un bambino di 3-4 anni, naturalmente, non è così vasto. Dovette intuire che un po’ tutti i “grandi” sembravano sovreccitati e possiamo immaginare suo padre fare a lui e a suo fratello un discorso il più chiaro possibile, ma a quell’età non è impossibile che per il piccolo Paul tutto quello che succedeva era riassumibile nel “bello” dei fuochi artificiali e nel “brutto” di dover mettere il vestito buono…

Tra i 4 e i 5 anni iniziò a provare curiosità verso il gioco da tavolo che suo padre aveva l’abitudine di praticare con gli ospiti. Unendo le forze assieme al fratello (maggiore di lui di 2 o 3 anni) riuscì a penetrare i misteri del gioco. Che in questa prima fase, naturalmente, consistono nel movimento dei pezzi e poco di più.

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Il padre di Keres, Peeter (Fonte: Chessbase)

Non deve destare sorpresa il fatto che a quell’età, in cui si deve in genere ancora imparare a leggere e scrivere, Paul e il fratello abbiano proseguito per quasi un anno nella totale mancanza di coscienza del fatto che le partite di scacchi possano “sopravvivere” ed essere ricostruite: solamente osservando dellescacchiere disegnate sui giornali, con sotto degli strani simboli, chieste spiegazioni al padre, i due scoprirono l’arcano. Non è un’esagerazione dire che la carriera di Paul Keres iniziò in questo momento. Benché in Estonia quasi tutti giocassero a scacchi, nella piccola città di Parnu non era facile recuperare materiale scacchistico: Keres compensò aggiungendo alla propria collezione personale ogni partita sulla quale riusciva a mettere le mani: quelle contro il fratello, contro il padre, tra il padre e gli ospiti, quelle riportate dai giornali, e così via. Lui stesso ci dice che in breve tempo si ritrovò con una collezione di quasi mille partite. La cifra sembra onestamente eccessiva, parliamo di un bambino in età prescolare, ma è probabilmente una buona indicazione della passione che aveva contagiato il giovane. Passione particolare per un bambino: infatti non solo giocava moltissimo ma inoltre divorava tutti gli studi sui finali e i problemi che passavano i giornali.

 

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Paul (a destra) e l’avversario di mille battaglie, il fratello Harald (Fonte: Chessbase)

 

Ebbe modo di recuperare anche il suo primo libro di teoria: un manuale di aperture di Jean Dufresne (oggi ricordato perlopiù per aver giocato la parte sconfitta della Sempreverde di Adolph Anderssen, colgo l’occasione, nel mio piccolo, di mostrarlo mentre con i neri sconfigge lo stesso grande tedesco in 13 mosse) Le partite con il fratello restavano in ogni caso la sua maggiore attività scacchistica. Il suo orizzonte si ampliò però grazie alla scuola: improvvisamente la quantità di avversari disponibili decuplicò e il suo gioco non poté che giovarne. Fu presto in grado di dire la sua contro il genitore e i suoi ospiti.

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“Caissa” in una foto del 1910

Nel 1928 Caissa lo annota nel suo taccuino: Vladas Mikenas è considerato una delle giovani (18 anni) promesse estoni. E’ sulla strada per diventare la 4a scacchiera alle Olimpiadi di Praga 1931 (ne giocherà in totale 5 ufficiali e una non ufficiale, quella di Monaco 1936), strada che passerà nel vincere il Campionato Estone nel 1930. Ma quando si recò a Parnu nel 1928 per dare unasimultanea, dovette inciampare contro un dodicenne assai determinato: gli scacchi hanno le loro tradizioni: al loro primo impegno contro un giocatore di rilievo Botvinnik (14 anni, simultanea) batté Capablanca (e il cubano glielo disse subito, “Ragazzo mio tu diventerai Campione del Mondo”…), Petrosjan (16, Campionato georgiano, Keres giocatore hors concours) pattò proprio contro Keres, Taimanov batté Lissitsyn (12, match telefonico) e Keres batté Mikenas.

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Tigran Petrosian a 16 anni, l’anno in cui pattò contro Keres

Mikenas ebbe poi lunga e dignitosa carriera, lo ricordiamo al volo come Arbitro capo del Match mondiale Karpov – Kasparov del 1985.

Questo risultato incoraggiò il giovane Keres: capì che poteva ambire a più di battere i compagni di scuola o il padre.

L’anno successivo la piccola Parnu ebbe modo di organizzare un avvenimento perfetto per ungiovane ricco di energie e di voglia di giocare: 6 tornei lampo avrebbero messo a disposizione del vincitore globale un posto nella squadra cittadina per la sfida contro la città diViljandi. Keres non si fece scappare l’opportunità: il posto fu suo. Gli capitò in sorte come avversario il giovane Ilmar Raud, che qualcuno ricorderà citato nell’articolo su Miguel Najdorf. Dopo aver pattato la prima partita, Keres si ritrovò nel finale della seconda con un pedone di vantaggio e una migliore struttura pedonale. Alla 39ma Raud sembrò crollare: …Td7, mettendolain presa. Senza pensarci un secondo, è lui stesso che ce lo dice, il giovanissimo Keres la catturò con 40. Cxd7. Non si hanno 13 anni senza conseguenze: 40. …Ce6#. “Doloroso, ma istruttivo”, commentò l’estone (con un sorriso, noto che in un suo libro Keres si concesse di scrivere “catturai la torre e… fui mattato in poche mosse”. Un po’ di umano pudore per non aver visto un matto in una gli doveva essere rimasto addosso…)

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Panorama d’epoca di Tallinn

Quello stesso anno partecipò anche al suo primo torneo vero e proprio, il Campionato cittadino di Parnu, dove ottenne un ottimo 2° posto. Questo risultato gli garantì l’accesso ai Campionati studenteschi estoni del 1930. Per l’occasione si recò per la prima volta a Tallinn, città dalla quale riceverà molto. L’esordiente non deluse: arrivò primo, e senza particolari problemi. Se l’anno successivo una malattia gli impedì di difendere il titolo, Keres lo andò a riprendere d’autorità nel1932 e lo difese poi con successo nel 1933. Era a quel punto evidente che il diciassettenne poteva ritagliarsi un suo spazio tra gli adulti. Un torneo tra giocatori di prima fascia nel 1933 a Tallinn avrebbe dato al vincitore il diritto di partecipare al Campionato Nazionale Estone. Keres affrontò l’impegno con enorme maturità, arrivando all’ultimo turno al primo posto in solitaria. Ma a questo punto la giovinezza alla fine lo tradì: affrontando con i neri tale Kappe scelse l’apertura, diciamo dubbia, 1.d4 e5 2.dxe5 Cc6 3.Cf3 De7: la sconfitta che ne seguì lasciò Keres al secondo posto del Torneo. Non un brutto risultato in sé, ma amaro. L’anno successivo ritentò l’assalto, nuovamente presentandosi all’ultimo turno con la possibilità di vincere l’evento. Trovandosi di fronte al giocatore meno forte del gruppo, Keres lasciò nuovamente che la  giovane età e le sue esuberanze prendessero il sopravvento sulla concentrazione: affrontando senza cura il più debole avversario, si trovò in una posizione inferiore e salvò a stento la patta, arrivando quindi secondo a mezzo punto dal vincitore. Questa volta però fu fortunato. Il divario mostrato tra i i primi due e il resto dei partecipanti convinse gli organizzatori a “staccare” non uno ma due biglietti per il Campionato Nazionale. A18 anni Paul Keres si guadagnò così il diritto di partecipare al più forte torneo esistente in Estonia.

 

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Il giovane Paul Keres (Fonte: endgame.nl)

Com’erano gli scacchi di questo neo pretendente alla Corona Nazionale? Originali, ricchi di verve, creativi. Pativa quando si trovava a dover difendere, ma con l’iniziativa in mano era completamente a suo agio. E l’iniziativa se la sapeva prendere: giocatore d’attacco, capace di trovare sempre modi per aumentare la pressione, spesso anche quando non ce ne erano, adorava le complicazioni e le sapeva gestire splendidamente. La giovane età a volte lo tradiva, facendogli pensare un po’ troppo bene di certe linee minori che presumeva il suo avversario non fosse del tutto pronto ad affrontare, ma nel complesso si stava delineando come un giocatore dal futuro più che promettente.

Uno dei segreti del suo gioco a tavolino era il gioco per corrispondenza: la cittadina di Parnu non era in grado di “produrre” abbastanza scacchi per le esigenze di Keres: a partire dal 1931 iniziò a scambiare lettere con giocatori di tutta la Nazione. E facendolo davvero sul serio: aumentando costantemente questo impegno si ritrovò a giocare sino a 150 (!) partite alla volta, accuratamente divise per apertura, temi, idee da sviluppare…. Queste partite non le giocava tanto per vincere, ma perstudiare. Le usava per testare le aperture, in particolare gambetti taglienti, le possibilità tattiche di una posizione, i finali che ne potevano risultare. Partite non eccelse, ci dice di nuovo lo stesso Keres, ma utilissime come mezzo per migliorare la visione strategica e, la sua preferita, quella tattica.

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Cartolina estone di scacchi per corrispondenza

Torniamo alla sua carriera: alla fine del 1934 iniziò il Campionato Nazionale. Keres lo iniziò con 3 su 3, meritandosi il rispetto della comunità scacchistica. Come suo stile, qualche eccesso in apertura gli fece però perdere due partite delle tre successive. Con determinazione e orgoglio vinse le successive due e si ritrovò così primo a pari merito all’inizio dell’ultimo turno, nel quale doveva affrontare Gunnar Friedemann, oggi poco noto ma allora tra i migliori e più esperti giocatori estoni, per combinazione l’altro giocatore al primo posto. Una combattuta patta tra i due rese necessario uno spareggio di tre partite. Keres perse la prima, ma seppe reagire nel modo migliore: vinse la seconda e la terza. A 19 anni divenne Campione Estone.

Come reagì a questo enorme successo? Con lo stile di un giocatore con alti obiettivi: a quell’età sarebbe stato scusabile riposarsi un attimo sugli allori, Keres non ne era il tipo. Innanzitutto non era soddisfatto dalla qualità artistica (parole sue) delle proprie partite, inoltre rivedendo la propria carriera notò come causa principale di molte sue sconfitte una grande mancanza di esperienza, del tutto incompatibile con la carica di Campione che ora ricopriva. Doveva essere all’altezza del titolo di Campione Estone, perché l’Estonia, pensava, non poteva accontentarsi di nulla che non fosse un giocatore di primissimo livello.

Nei sei mesi successivi alla conquista del Titolo Nazionale giocò molto: il Torneo di Parnu (1° +22 =2 -0 !), quello di Tallinn (2°, il suo primo impegno internazionale, +5 =1 -2), un match di allenamento contro Kibbermann (+3 =0 -1), oltre a diversi impegni locali, senza dimenticarci ovviamente le sue innumerevoli partite per corrispondenza.

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Varsavia 1935: gli autografi dei Francesi, degli Estoni, degli Inglesi, dei Finlandesi e dei Lituani (Fonte: Olimpbase)

La ragione di questa “fretta” è chiara, divenuto Campione all’inizio del 1935, Keres aveva poco tempo per prepararsi ad esserlo di fronte al mondo: a metà dell’agosto di quell’anno a Varsavia sarebbe iniziata la sesta Olimpiade ufficiale. Keres vi sarebbe stato chiamato a rappresentare la propria Nazione in prima scacchiera.

 

Ci dice Reuben Fine che il suo non fu esattamente un esordio anonimo. Molti dei giocatori neppure sapevano che esisteva una nazione Estone, e praticamente nessuno sapeva chi fosse questo diciannovenne allampanato, timido ed educato. Ma si fece notare subito: stupì tutti dimostrandosi avversario credibile per i migliori. Non solo, il suo stile originale, la sua determinazione, lasciarono subito il segno nella comunità. L’Estonia chiuse 11ma su 20 nazioni partecipanti. Keres ottenne un risultato di +11 =3 – 5 ( il 65,8% dei risultati utili, a fronte di una media di squadra del 49,3). Tuttavia dovette pagare il dazio della poca esperienza: contro l’élite, pur giocando bene, ottenne ben poco. Alekhine, Tartakower, Flohr (lo sconfisse in 20 mosse) e Book non gli lasciarono neppure mezzo punto (perse un’ulteriore partita controSteiner, ma solo per aver voluto vincere ad ogni costo).

 

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Gli Stati Uniti (Fine, Marshall, Kupchik, Dake e Horowitz) alla premiazione: per loro Oro di Squadra
(Oro personale per Horowitz, riserva, Dake, 4a scacchiera e Bronzo per Kupchik, 3a)
(Fonte: Olimpbase)

Gli anni immediatamente successivi sono per lui per lui una ricerca. Un avvicinamento a quell’élite. Il1935 lo vide giocare ancora un torneo, ad Helsinki, dove giunse 2° alle spalle del polacco Paulin Frydman. Ad un 1936 affollato, con 3 tornei (alti e bassi di gioventù: 1° a pari merito con Alekhine a Nauheim, 8°-9° a Dresda), un match con in palio il Titolo di Campione Estone (sfidato daPaul Felix Schmidt alle 7 partite, si ritrovò sul +1 =1 -3 depresso al punto di dire di voler scrivere già due begli 0 sui successivi formulari, prima di reagire da Campione e vincere le ultime due partite: con il pareggio il Titolo gli rimase) e le Olimpiadi non ufficiali di Monaco (Mikenas si “vendicò” della sconfitta in simultanea battendolo in una lunga Spagnola, ma il suo complessivo +12 =7 -1 gli valse l’Oro personale come prima scacchiera) rispose con un affollatissimo 1937 ricco di soddisfazioni: 1°-2° a Margate (Keres e Fine a 7,5 su 9, imbattuti, davanti ad Alekhine a 6), 1°-3° ad Ostenda (Keres, Fine e Grob a 6 su 9, davanti a Salo Landau a 5), 1° a Praga (uno schiacciasassi: 10 su 11), 1° a Vienna (4,5 su 6). In patria divenne in breve personalità di assoluto rilievo e a livello internazionale si iniziò a discutere di quando, e dove, avesse intenzione di fermarsi. Il record di 5 tornei internazionali vinti di seguito in un anno da Rubinstein nel 1912 sarebbe stato eguagliato? Superato, forse? Questo non era l’ultimo dei motivi di interesse al via del torneo di Kemeri.

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Kemeri 1937: Keres penultimo a destra nella prima fila

(Tra gli altri: Kmoch, Landau e Flohr, immediatamente prima di Keres, Alekhine, in camicia bianca nella seconda fila, e Tartakower , 4° da desta in seconda fila)

Torneo vinto infine a pari merito da Reshevsky, Flohr e…Vladimir Petrovs. Keres mancò l’impresa per mezzo punto, ottenendo 11,5 su 17, stesso punteggio di Alekhine. Un peccato, maKeres era tipo da tirare dritto: poco dopo tornò nella “sua” Parnu per giocare ancora, si dovette arrendere ad un Paul Felix Schmidt in splendida forma (5,5 su 7) e giunse 2°-3° assieme a Gideon Stahlberg.

Di nuovo tempo di Olimpiadi, questa volta quelle ufficiali di Stoccolma. Palcoscenico sensibilmente più elevato rispetto a Monaco, dove non tutti i grandi erano presenti. Keres ebbe quindi modo di mostrare la maturità acquisita in due anni di intensa attività: iniziò male, sconfitto al II turno dal Campione del Mondo Max Euwe (al suo ultimo impegno come tale, la sua rivincita con Alekhine si svolse poco dopo la fine delle Olimpiadi: bisogna fare i complimenti all’olandese per aver voluto guidare la propria Nazionale in un momento in cui per lui dovette essere molto difficile non pensare unicamente al suo sfidante), ma chiuse con +9 =4 -2, ottenendo l’Argento come Prima scacchiera. Una curiosità: Keres terminò i suoi impegni olimpici contro Flohr (Oro come prima scacchiera per la Cecoslovacchia), pattando in 25 mosse. Subito dopo la fine delle Olimpiadi iniziò il torneo di Semmering-Baden: i due si ritrovarono avversari al primo turno. Ci provarono con più determinazione, ma niente da fare: patta in 57 mosse (ma alla seconda tornata Keres si vendicò infine della sconfitta in 20 mosse subita nel 1935: in 24 mosse pareggiò il conto) IlTorneo fu una grande prova per l’Estone: con +6 =6 -2 terminò primo in solitaria, davanti a Fine (8 su 14), Capablanca e Reshevsky (7,5), Flohr (7), Elikases e Ragozin (6) e Petrovs (5).

 

Dopo una serie di sfide di allenamento (Keres, l’avrete ormai capito, giocava praticamente sempre, quando leggete questi elenchi di tornei dovere anche tenere a mente le sue centinaia di partite per corrispondenza), andò a chiudere l’anno al Torneo di Natale di Hastings, uno degli eventi di punta dello scacchismo mondiale. Chiuse 2°-3° imbattuto, con Conel Hughes Alexander a 6,5 su 9, alle spalle di Reshevsky ma davanti a Fine, Flohr e Mikenas tra gli altri.

Iniziò il 1938 con un pareggio (+2 =4 -2) in un match contro Stahlberg, seguito da un 2° posto aNoordwijk, nuovamente imbattuto, un punto in meno di Eliskases, davanti a Pirc, Euwe, Bogoljubow, Landau, Tartakower, Spielmann tra gli altri.

Nel frattempo la Algemeene Vereeniging Radio Omroep stava sistemando i dettagli di qualcosa di molto, molto, importante. Nel 1936 era nata l’idea di un SuperTorneo nel quale si sarebbero dovuti affrontare i giocatori più forti in circolazione. Il vincitore di questo “torneo dei Candidati” avrebbe sfidato il Campione del Mondo con in palio il Titolo. Max Euwe si disse felice dell’idea e diede il suo benestare. La Corona però, come noto, tornò nelle mani di Alekhine l’anno successivo. Egli preferiva mantenersi fedele al suo stile: non gradiva affrontare chissà chi, un avversario che non poteva sapere in anticipo chi sarebbe stato. Accettò quindi una sfida da Salo Flohr, che era riuscito nel doppio lavoro di essere un avversario credibile, non però certamente il più temibile, e di trovare sufficienti fondi per le esigenze del Campione. Fondi che però svanironoquando lo sponsor principale, le calzature Bata, si tirò indietro a causa dei tumulti nei Sudeti, che portarono prima l’annessione della zona alla Germania Nazista e successivamenteall’incorporazione dell’intera Cecoslovacchia al Reich (la ditta Bata era, è tuttora pur con sede in Svizzera, proprio Ceca, dal suo fondatore Tomáš Baťa).

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Lo Sponsor Mancato: Tomáš Baťa

Al che l’idea del SuperTorneo riprese piede. In Olanda Euwe era un eroe nazionale e non stupisce che proprio l’Olanda fece l’impossibile per organizzare l’evento. Le trattative andarono infine in porto e la Algemeene Vereeniging Radio Omroep divenne fiera sponsorizzatrice del, se non avete notato le iniziali la prima volta credo che ora il contesto non lasci spazio a dubbi, Torneo AVRO del 1938, destinato a contendersi tra pochi altri il primato di Torneo più forte mai disputatosi.

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E lo Sponsor ufficiale: il Direttore della AVRO Willem Vogt

La lista dei partecipanti è impressionate: Josè Raul Capablanca (Campione del mondo 1921-1927), Aleksandr Aleksandrovic Alekhine (Campione del mondo 1927-1935 e Campione del mondo in carica), Machgielis “Max” Euwe, (Campione del mondo 1935-1937), Salomon “Salo” Mikhailovich Flohr (Già sfidante di Alekhine), Samuel Herman Reshevsky (Campione Statunitense in carica), Reuben Fine (in palmares, oltre a tutto il resto, Amsterdam 1936, Leningrado 1937, Mosca 1937, Margate 1937 e Zandvoort 1938), Michail Moiseevič Botvinnik (la sua vittoria a Nottingham 1936 fu la prima di un sovietico al di fuori dell’URRS, relativamente poco noto in occidente, ma il fatto stesso che si sia guadagnato il diritto di rappresentare l’URSS in questo evento lo segnala come un giocatore da tenere d’occhio) e Paul Keres.

I partecipanti erano per 7/8 gli stessi del Torneo di Nottingham 1936, con una sola, importante, significativa eccezione: Emanuel Lasker era ormai troppo in avanti con gli anni per un simile evento. Fu Keres a prendere il suo posto. Negli ambienti estoni, ma non solo, questo fu considerato unottimo auspicio.

Lasker sapeva sempre fare i suoi conti: non era un torneo per vecchi. L’organizzazione decise di giocare in Olanda, il che era ovvio, ma intese “in Olanda” in senso letterale: I turno il 6 novembread Amsterdam, II a L’Aia l’8, III a Rotterdam il 10, IV a Groningen il 12 e poi a Zwolle il 13, ad Haarlem il 14, di nuovo ad Amsterdam il 15….I turni erano 14…E in tutto questo si dovevaspesso ritornare quotidianamente ad Amsterdam, poiché lì era previsto si giocassero le partite aggiornate. Si giocava spesso la sera, a volte i giocatori dovettero saltare la cena o accontentarsi di qualcosa di freddo al volo…

 

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L’ennesima sfida: Alekhine e Capablanca all’AVRO 1938

La moglie di Capablanca, Olga, ci dice che il cubano ebbe un leggero attacco di cuore durante il torneo, altra cosa che non dovette fargli piacere oltre all’essere sconfitto da Alekhine il giorno del proprio cinquantesimo compleanno…

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Intervistato da Tartakower durante il Torneo (Fonte: Chessbase)

Alla fine di questo tour de force Paul Keres si trovò all’ultimo turno contro Reuben Fine: l’americano, forse il più stanco dei due, non ci provò. Dopo 19 mosse, con un sorriso, propose patta: i due chiudevano a pari punti in cima alla classifica, 8 ½ su 14. Il risultato di 1 ½ a ½ negli scontri diretti rendeva Keres il vincitore al tie-break.

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Keres accetta la patta e trionfa all’AVRO (Fonte: endgame.nl)

Scrivendo questi articoli a volte mi trovo nella condizione di non riuscire a trovare fatti che spieghino, facciano sentire davvero, cosa certi eventi hanno significato all’epoca per chi li ha vissuti. Non credo sia questo il caso: saputo della vittoria di Keres, in Estonia le campane delle chiese vennero fatte suonare a festa e tutti gli studenti ebbero un giorno di festa. Keres fu salutato come un eroe nazionale.

 

Tornando alla cronaca: Keres e Fine (8 ½), Botvinnik (7 ½) Euwe, Reshevsky e Alekhine (7), Capablanca (6, l’uomo che in 29 anni di carriera nei Tornei aveva perso 26 partite (!), qui ne perse 4), Flohr (4 ½, ma giocando con più di un orecchio puntato sulla sua Cecoslovacchia, come detto appena annessa al Reich, pessima notizia per tutti i Cechi, ma in particolare per gli ebrei come lui. Visse per un po’ in Olanda, poi, sentendo aria di Guerra in Occidente e memore dell’invasione tedesca dell’Olanda nella Prima Guerra Mondiale, si trasferì in Svezia e infine, grazie all’amico Botvinnik, poté entrare in Unione Sovietica, dove riprese la carriera).

 

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Euwe e Alekhine in analisi nel 1935. Al centro della foto Flohr (Fonte: Chess-theory.com)

Alekhine si mostrò ovviamente meno entusiasta del popolo estone della vittoria di Keres. Fece sapere di essere più orientato verso una sfida contro Botvinnik, ma, bontà sua, non escluse un match contro l’Estone.

Tornato in patria e accolto con i massimi onori, si prese un mese “di vacanza”, giocando partite casuali e dando simultanee nel paese. Avrebbe invece, ritengo, dovuto prendersi una “vacanza studio”, preparandosi a livello teorico per il suo prossimo impegno, senza strapazzarsi in viaggi e simultanee e senza sprecare energie in partite prive di vero e proprio scopo. La verità è che Paul Keres non poteva non giocare a scacchi e non poteva neppure rendersi conto del fatto che era, umanamente, stanco (ma va anche considerato che forse non sarebbe stato molto facile, o educato, sottrarsi alle luci della ribalta per lui..). Così il 3 gennaio 1939 arrivò al primo turno dell’impressionanteTorneo di Mosca/Leningrado 1939 non preparato al meglio, alla fine di continui viaggi per il suo paese e stancato da una troppo intensa attività scacchistica. Se a questo si aggiunge che era alla sua prima esperienza diretta, diciamo pure al primo impatto, contro la nascente Scuola sovietica, non stupisce il dover constatare che il successo olandese fu ben lontano dal ripetersi: in un gruppo di 18 giocatori tra i quali spiccavano Flohr, Reshevsky (ospite straniero su invito), Smyslov,Panov, Bondarevsky, Lilienthal e Kostantinopolsky, Keres giunse 12°-13° con 8 su 17 assieme a Smyslov, con +3 =10 -4. Patì la stanchezza, come detto, ma anche il livello medio molto elevato e le particolari condizioni di gioco presenti: ai giocatori non era permesso parlarsi tra loro, non potevano lasciare l’area di gioco, tra il pubblico si aggiravano agenti in divisa pronti a multare chiunque “respirasse troppo rumorosamente”, un’atmosfera poco congeniale allo spirito di Keres.

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Il giovane in azione (Fonte: Chessbase)

A vincere, in stile, fu Flohr, a 12 su 17, un punto e mezzo di vantaggio su Reshevsky, riprendendosi pienamente la reputazione di sfidante al Titolo che lo scarso risultato all’AVRO gli aveva offuscato. Quando il 1° febbraio l’evento finalmente, per lui, finì, cercò il più rapidamente possibile una possibilità per rimediare a questa brutta figura che, va ricordato, lui sentiva averla fatta fare all’Estonia. Dopo, finalmente, un paio di mesi di riposo quasi assoluto, “quasi” perché portò avanti le partite per corrispondenza, si trovò in piena primavera nella ridente località marinara di Margate, Inghilterra. Le sue condizioni psico-fisiche e quelle locali (primavera sul mare, a fronte del precedente gennaio russo) erano sensibilmente migliori: +6 = 3 -0 e vinse con un punto di distacco suCapablanca e Flohr. Tra le sue vittime segnalo Miguel Najdorf, Harry Golombek e la Campionessa del Mondo Vera Menchik.

Sembrava tutto rimesso sul binario giusto. Ma nel frattempo, su scacchiere infinitamente più vaste, si stavano prendendo decisioni di importanza mondiale: il 23 agosto 1939 Germania e URSS firmarono il patto Molotov-Ribbentrop, che sconvolse i molti che vedevano nella Germania di Hitler e nella Russia di Stalin due colossi antitetici destinati ad un inevitabile scontro. Così sarebbe stato, ma per il momento le necessità politiche ebbero la precedenza su quelle ideologiche. Il patto stabiliva un accordo di non aggressione militare, i dettagli degli scambi commerciali e conteneva diverse clausole segrete. Secondo una di queste, dopo l’invasione programmata della Germania in Polonia, l’URSS avrebbe avuto campo libero nel Baltico. L’Estonia di Keres, indipendente in quel momento da meno di 20 anni, sarebbe dovuta diventare, come Lituania e Lettonia, una delle repubbliche sovietiche.

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I due “nuovi amici” in una caricatura dell’epoca

Ignaro, come tutti, di queste “grandi manovre” Keres si imbarcò per l’Argentina, nuovamente pronto a guidare la propria Nazione in un’Olimpiade. Di tutto quello che successe quando in piena Olimpiade la Germania infine invase la Polonia il 1° settembre 1939 ne ho parlato nell’articolo suNajdorf, chi se lo fosse perso ha ora una buona scusa per leggerlo, la storia, nella sua drammaticità, è interessante. Limitandomi quindi alle statistiche nude e crude, Keres fece un buon lavoro con +12 =5 -2 (quinto tra le prime scacchiere) e l’Estonia ottenne un meraviglioso 3° posto alle spalle di Germania e Polonia. Keres pattò con Capablanca, Alekhine e Tartakower, tra i grandi, fu sconfitto da un Elikases in gran spolvero (per lui Oro personale) e, inaspettatamente, da taleHeinz Foerder, che non deluse quindi la squadra rimpiazzando in prima scacchiera Moshe Czerniak nel pareggio tra Estonia e Palestina (il protettorato britannico nucleo del futuro stato di Israele).

Come tutti i giocatori potenzialmente coinvolti dal conflitto, Keres dovette decidere che fare. Restare in Argentina o tornare alla propria casa. Prudentemente, decise per il momento di controllare da lontano lo sviluppo degli eventi. Decisione non facile per un uomo, lo vedremo, disposto a rischiare tutto per rivedere la propria Terra.

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Scorcio di Buenos Aires nel 1939

Durane l’esilio argentino divise con Najdorf il successo al Torneo del Circolo di Buenos Aires(non tragga in inganno il termine “circolo”: i due, a 8,5 su 11, precedettero tra gli altri Stahlberg, Czerniak, Frydman e il giovane Benko), ma diversamente da lui, che resterà in Argentina sino alla fine della guerra, un evento inaspettato lo costrinse a rivedere le proprie idee sulla propria residenza: una lettera dall’Olanda gli chiedeva, con la cortesia tipica di Max Euwe, se non fosse interessato ad un match contro l’ex Campione del Mondo che, come si usava all’epoca, avrebbe avuto valore semi-formale per stabilire chi avrebbe avuto maggior diritto ad una sfida contro Alekhine. Purtroppo gli impegni lavorativi di Euwe escludevano un viaggio allo scopo in sud America o anche solo l’allontanarsi dall’Olanda. Poteva Keres di conseguenza recarsi nei Paesi Bassi?

Ottima domanda…Poteva Keres? Già il 23 agosto di quell’anno Stalin aveva minacciato di dichiarare guerra all’Estonia se quest’ultima non avesse acconsentito alla creazione di basi militari sovietiche all’interno del proprio territorio, richiesta che fu accettata. Questo, unito all’ingresso dell’URSS nella guerra contro la Polonia (12 settembre) rendeva facile capire che l’Estonia aveva molto da temere dal suo potente vicino. Ma Keres, infine, accettò l’idea. Tornò a casa, per lasciarla poco dopo destinazione Amsterdam.

 

Il match contro Euwe, disputatosi tra la fine del 1939 e l’inizio del 1940, ebbe un avvio particolare: 2 patte, poi 2 vittorie di Euwe, seguite da 2 vittorie di Keres. Alla settima partita l’Olandese si riportò al comando, ma a quel punto 3 vittorie di fila da parte di Keres gli consentirono di gestire il vantaggio sino alla fine delle 14 partite previste: Keres batté Euwe 7,5 a 6,5. Battere un già Campione del Mondo fu ovviamente enorme soddisfazione, un più che discretobussare alla porta di Alekhine.

Non ci fu poi tempo per altro: il, naturale, blocco totale dei Tornei internazionali in un Continente in conflitto lo mise a riposo forzato. Ma il 16 giugno 1940 l’Unione Sovietica infine si scatenò sul Baltico: le tre repubbliche poterono opporre ben poca resistenza: già il 21 luglio nelle tre Nazioni si svolsero “elezioni democratiche” alle quali furono ammessi unicamente i Partiti Filocomunisti. I parlamenti così “eletti” poterono votare l’ingresso dei paesi baltici all’interno dell’URSS.

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Trinceramenti alla periferia di Parnu

Così, in cambio della “semplice” perdita dell’indipendenza della propria amata Nazione, Keres acquistò un biglietto per il XII Campionato Sovietico di Mosca 1940. Seguiamo subito i primi eventi della carriera del sovietico Keres, parleremo poi del lato umano.

Per essere la seconda volta in due anni che partecipò ad un evento Sovietico, Keres non deluse, anzi: giunse 4° con +9 =6 -4, alle spalle di Bondarevsky e Lilienthal (13 ½) e Smyslov (13), precedendo Boleslavsky e Botvinnik (11 ½), oltre gli altri 14 partecipanti.

Dopo un ulteriore pausa forzata durante la quale si dedicò ai suoi studi universitari, Keres fu richiamato sul campo per un mega evento, sostanzialmente un’idea di Botvinnik: Il Campionato Sovietico Assoluto. I 6 migliori piazzati al precedente Campionato Sovietico si sarebbero sfidati tra loro, ognuno di essi giocando 4 partite contro i rivali. Questo notevole evento si concluse con Botvinnik 1° a 13 ½ su 24 (con 2 sconfitte!), Keres 2° a 11 (+6 =10 -4), Smyslov 3° a 10, Boleslavsky IV a 9, Lilienthal 5° a 8 ½ e infine Bondarevsky 6° a 8.

Nelle parole di Botvinnik, “Questo torneo chiarì definitivamente chi avrebbe dovuto giocare un match mondiale”. E’ per questa frase che ho rimandato le considerazioni sull’uomo Keres riguardo all’invasione dell’Estonia: con il massimo rispetto per Michail Moiseevič Botvinnik, no, non lo chiarì.

Giocò divinamente, meritando in pieno la vittoria, questo gli va riconosciuto. Ma se si parla di match mondiale allora è chiaro che si parla, in questo contesto, di Paul Keres. E Keres aveva talmentetutto contro, da considerare e il 4° posto al Campionato Sovietico e, sopratutto, il 2° a questo Campionato Assoluto come prove più che degne di uno sfidante al Titolo. La perdita dell’indipendenza dell’Estonia fu per lui un colpo al cuore, in senso letterale. Cadde in profonda depressione. Nulla di peggio, per un uomo con la sua mentalità, sarebbe potuto accadere. Ma non solo per amor di patria: trovava lo stile di vita sovietico avvilente oltre ogni dire, le condizioni di vita squallide, il comunismo un enorme errore. A questo si aggiunga che gran parte dei suoi risparmi, messi da parte in una vita di lotte sulla scacchiera, furono “nazionalizzati” (gli furono rubati) dopo l’arrivo dei sovietici. Ricordiamo inoltre come egli non fosse pratico delle particolari usanze che si rispettavano nei tornei locali. E se ci mettiamo che per lui, come per qualsiasi scacchista occidentale, era inconcepibile il doversene stare a casa aspettando che il regime decida a quale evento dovesse partecipare, ci mettiamo che, come detto, prima del Campionato Assoluto si stava dedicando agli studi e che aveva quindi un notevole handicap di preparazione, che contro Botvinnik ottenne tre patte e una sconfitta, che, in un discorso più generale, all’epoca i suoi successi internazionali erano di gran lunga più notevoli di quelli di Botvinnik, allora mi sento di affermare che, no, “questo torneo” non chiarì definitivamente la questione.

Ritornando alla nostra storia, Keres tornò in Estonia, aspettando ulteriori “inviti” da parte di Mosca.

Mosca ebbe presto altre preoccupazioni: il 22 giugno 1941 la Germania invase l’Unione Sovietica. Hitler aveva deciso che era tempo di chiudere i conti con i bolscevichi. Dopo un mese le truppe della Wehrmacht poterono occupare i Paesi Baltici: furono accolte come liberatori. Da secoli i Baltici guardavano ai russi come oppressori e ed facile capire che si sentissero più affini ai tedeschi che non agli slavi. L’entusiasmo Estone, come quelli Lettone e Lituano, si affievolì quando sembrò evidente che neppure la Germania sembrava prendere in considerazione l’idea di Stati Baltici indipendenti, tuttavia diversamente da come accadde in Ucraina o in Polonia, l’occupazione Tedesca in Estonia fu relativamente mite, considerando Hitler gli Estoni un popolo di stirpe germanica.

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22 giugno 1941: prende il via l’Operazione Barbarossa

Il 1941 per lui però è un buon anno dal punto di vista personale: si sposò infatti con Maria Riives, che sarà sua compagna per tutta la vita.

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Gli sposi (Fonte: Chessbase)

Keres, non deve sorprendere, nelle sue memorie non fu prodigo di dettagli della sua vita durante quegli anni. di guerra ed occupazione. Riportò diligentemente tornei, vittorie, sconfitte, le loro cause, ma nulla ci dice di cosa pensava, cosa si aspettava, sopratutto perché prese certe decisioni. Proviamo a seguirlo.

Nel 1942 vinse, forse “vinse” non rende l’idea, il Campionato Estone a Parnu con un perfetto +15 = 0 – 0, notevolissimo malgrado fosse di altra categoria rispetto agli altri partecipanti. Dopodiché ebbe modo di riflettere su di un fatto. L’America era irraggiungibile, notevolmente più vicina ma molto più irraggiungibile l’Unione Sovietica. I primi anni di quella guerra avevano visto la scomparsa di Lasker (1941) e Capablanca (1942), quand’anche avessero potuto giocare in Europa, cosa che non era. Max Euwe sembrava non mostrare interesse nel gioco attivo in quel periodo, l’Olanda, diversamente dall’Estonia, non aveva sconti da fare alla Germania che l’aveva invasa. C’era un solo giocatore tra l’élite che si muoveva a suo agio tra i tornei dell’Europa Occupata. Aleksandr Alekhine. Keres non voleva lasciarlo libero di dominare il Continente. Loseguì a Salisburgo (1° Alekhine a 7 ½, 2° Keres a 6, due sconfitte contro Alekhine), a Monaco (1° Alekhine a 8 ½, 2° Keres a 7 ½, una sconfitta contro Alekhine), a Praga (1° Alekhine a 17, su 19 imbattuto (!), 2° Keres a 14 ½, una patta contro Alekhine). Keres non lo poteva sapere, ma questa sua puntualità nell’arrivare secondo era destinato a tenersela addosso per lungo tempo. Merita due parole in particolare Monaco 1942: fu il Campionato Europeo, per quanto le circostanze potevano permetterlo. Le autorità speravano in un qualcosa di grandioso e le premesse c’erano: Alekhine, Keres…Se fosse stato possibile convincere infine Euwe…L’Olandese, si scusava, ma proprio non era in salute. Max Euwe non aveva in realtà la minima intenzione di passare mezzo secondo in una stanza dentro la quale era presente anche Alekhine: la pubblicazione di quei deliranti articoli in cui si parlava della mediocrità degli scacchi ebraici, condizionata dall’inferiorità razziale, culturale, intellettuale di quel popolo, l’arrivare a definire Capablanca razzialmente poco più che un negro, tutto questo aveva avuto l’effetto di far precipitare la stima di Euwe verso Alekhine troppo in basso per frequentarlo. Poco importava, alla fine, che quegli articoli li avesse scritti lui o meno, portavano la sua firma. E se si accetta che il proprio nome sia associato a certe idee, allora si deve anche accettare che Machgielis Euwe ti disprezzi. Per l’Olandese, la questione finiva semplicemente lì.

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Durante una simultanea, 1943, contro membri in licenza della Wehrmacht (Fonte: Chessarch)

Tornando a Keres, in quegli anni giocò diverse simultanee contro soldati in licenza (gli scacchi erano un’attività molto in voga tra la truppa dell’esercito tedesco), proprio di ritorno da una di questa ricevette un’offerta. Un’offerta seria. Alekhine aveva fatto i suoi conti: voleva Keres giocare contro di lui una sfida per il Titolo?

Non so se Keres, in una conversazione, ebbe 5 secondi per rispondere o se, tramite scambio epistolare, ebbe diversi giorni per farlo, vorrei saperlo. So solo la risposta: “No, non credo di potere”. Si possono fare solo illazioni sul perché abbia rifiutato questa proposta. Insicurezza, paura di compromettersi eccessivamente, considerazioni di rispetto verso i tanti assenti causati dalla guerra, la vostra opinione vale la mia.

Alekhine, in ogni caso, la prese malissimo. Era una “prima donna” poco abituata ad essere “rifiutata”: “Stanno tutti aspettando che passi la sessantina!”.

 

Nel 1943 vennero le prime (se si escludono i campionati Nazionali: Keres bissò a Tallin 1943 con +6 =4 -1) vittorie di Keres durante la guerra, a Madrid nel 1943 (13 su 14, ma Alekhine assente), aPoznan (davanti a Grunfeld) e a Salisburgo (a pari merito con Alekhine)

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Alekhine nel 1945 (Fonte: Quilmes Escuela de Ajdrez)

Lentamente, le sorti della guerra si andavano delineando. Dopo le disfatte di Stalingrado e El-Alamein, una mente critica come quella di Keres poteva avere dubbi sulla durata, non sull’esito. Dovette pensare alla propria patria, alla propria famiglia, alla propria vita. L’URSS, sembrava certo, avrebbe alla fine prevalso sulla Germania. Lui, cosa avrebbe dovuto fare? Quanto poteva considerarsi compromesso per aver giocato a scacchi sotto la croce uncinata? Doveva scappare? Dove? E sua moglie? I figli? Ebbe modo di parlarne con Alekhine, nel tardo della guerra. “Lei crede che mi fucileranno se tornassi indietro?”, gli chiese. La risposta di Alekhine fu precisa come le sue mosse: “Sì, lo faranno. Lo faranno sicuramente”.

Nel 1944 si trovava nella neutrale Svezia, per un Torneo che lo vide arrivare 2°. Finito di giocare,s’imbarcò per l’Estonia. L’Armata Rossa, che Keres sapeva benissimo stava da tempo dedicando le massime energie allo scopo, dopo un paio di settimane spazzò via le difese naziste sul Fronte Baltico.

L’Estonia era di nuovo sotto il controllo Sovietico. Tornare sotto quel controllo fu una mossa molto più che azzardata. Keres aveva vinto e perso centinaia di partite giocando mosse del genere. Ora poteva solo aspettare la risposta.

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