Gli Studi di Mario Micaloni (7)
PAL BENKO 90JT
M. MICALONI & A. RUSZ
2nd PRIZE
( 4+4 ) BIANCO MUOVE E VINCE ( +- )
1. e5 Cc3 2. Cf6! Rc4 3. Rd6 Ne2 4. Ch5! Cd4 5. Cg7!! Rb4 6. Rd5 Ce2 7. Ch5! Cc3+ 8. Rc6! Ce2 9. Rd6 Cd4 10. Cg7! a5 11. Rd5 Ce2 12. Ch5! Cc3+ 13. Rc6 Ce2 14. Rd6 Cd4 15. Cg7! a6 16. Rd5 Ce2 17. Ch5! Cc3+ 18. Rc6 Ce2 19. Rd6 Cd4 20. Cg7! Rc4 21. e6 Cxe6 22. Cxe6 Rb4 23. Cc5 1-0 Le ambizioni maturano e si punta ai tornei più prestigiosi. Il torneo fu indetto per celebrare i 90 anni del Grande Maestro Pal Benko, egli stesso compositore, che però si ammalò e non fu in grado di giudicare i lavori, né purtroppo di sopravvivere fino al verdetto. Arpad Rusz, rumeno-ungherese, è uno dei migliori studisti viventi, che oltre al talento compositivo mostra di essere una persona squisita. Tra le altre cose è anche chess-programmer e curatore dello splendido blog “Chess Endgames Study Composition”, fonte preziosa per tutti gli appassionati. Link assolutamente imperdibile : http://ruszchessstudies.blogspot.com Annotazioni: 2. Rd7 ? Ce4 ! ( 2… Cxa4 ? 3. Rc6! E vince ) 3. Rc6 Cg5! patta 15… Cb5+ 16. axb5 a4 17. Cf5 a3 18. Cd4 Rc3 19. b6!! a2 ( 19… a6 20. b7 a2 21. Cb3 ) ( 19… axb6 20. Cb5+! ) 20. Cb5+ Rd2! 21. b7! a1=D 22. b8=D e vince 15… Rxa4 16. Rc5 Rb3 17. Rxd4 a4 18. Cf5 a3 19. Rd3 a2 20. Cd4+ Rb4 21. Cc2+ Rc5 22. Re4 e vince La storia di questo studio è a mio parere interessante per almeno 2 aspetti : dimostra i vantaggi offerti dalla collaborazione tra compositori, e l’importanza della valutazione dei contenuti artistici e tecnici nel confronto tra posizioni apparentemente equivalenti. Nel mio bozzetto iniziale era presente una lunga preparazione che conduceva ad uno schema molto simile quello presentato, che sospettavo essere uno zugzwang ciclico: memore delle malefatte precedenti non volevo assolutamente rovinare una probabile gemma, per cui chiesi l’intervento dell’artiglieria pesante, e il risultato è stato di assoluto prestigio: il giudice Richard Becker, vice-campione del mondo nel 2010-12, ci sorprese assegnando il secondo premio, essendo superati solo da un capolavoro del GM Jan Timman ( non scherzo, proprio lui ). Gli studi premiati possono essere visionati su scacchiera dinamica qui : http://www.arves.org/arves/index.php/en/awards/awards-replayable/1394-benko-90jt-2019 Il verdetto : “The type of play demonstrated in this study, an extended triangulation maneuver, is sometimes referred to as “cyclic zugzwang”, though, technically, there are no zugzwang positions in the study’s solution. White loses a tempo repeatedly with a maneuver of five moves to Black’s four. This not an especially long cycle, but it is attractive one with the white Knight twice imitating the moves of the black Knight to maintain diagonal opposition. The beginning play cleverly increases this Knight opposition effect to a third pair of squares.” ( the Judge of Benko 90JT – Richard Becker- Oregon City – March 2019 ) Il termine “zugzwang” è ormai universale : deriva dal tedesco e significa “obbligo di muovere”, che negli scacchi giocati si attribuisce genericamente a chi pur dovendo muovere non ha mosse utili, cioè resta impossibilitato a migliorare la posizione o a parare tutte le minacce dell’avversario. Nel gioco a tavolino esistono molte situazioni nelle quali si usano valutazioni sospese, non definitive ( “il bianco sta meglio”, “leggero vantaggio nero”, “con compenso” ) perché sarebbe impossibile, e spesso nemmeno utile, prolungare ogni volta le analisi fino al limite di intercettare un risultato incontestabile. Negli studi invece bisogna essere concreti, si considera la soluzione proposta e i 3 possibili risultati, pertanto l’obbligo di muovere è visto nella sua forma più cinica, cioè se determina di per sé stesso lo spostamento di almeno mezzo punto nel risultato, qualora si potesse lasciare la mossa all’avversario. E’ curioso che nella evoluzione di questo studio l’idea era invece proprio quella di creare una posizione di zugzwang. Roma, Agosto 2018, mentre osservo da circa 1 ora una posizione nello schermo, la ventola del computer lotta con il condizionatore per la supremazia nel determinare la temperatura della stanza. Nel laborioso tentativo di costruire una posizione nella quale una sotto-promozione in b8 risultasse vincente, incappo casualmente in un assetto interessante. BIANCO MUOVE E VINCE 1. Cd7+ Rb5 2. Cf6 Ch3 3. e5 Cg5 4. Rd5 Rb4 5. Ce4! Ch3 6. Rd6! Cf4 7. Cf6 Rc4 8. a4!! ZUGZWANG! BIANCO VINCE SOLO SE MUOVE IL NERO Se toccasse muovere al Bianco, sarebbe solo patta : e6 Cxe6 =; a5 Rb5 =; Cd7 Rb4! =; Rc6 Ce6!! =; Ce8 Rb4! =; Ma tocca al nero! 8… Ce2 9. Ch5!! Il B. inizia un ciclo di mosse nel quale il cavallo farà pendolo con Cf6, Ch5 e Cg7, in modo da impedire al cavallo avversario l’entrata, rispettivamente, nelle case d5+e4, f4+g3 e f5+e6. Siccome i cicli dei cavalli hanno lunghezze pari, il re compie una triangolazione ( Rd6-d5-c6-d6 ) che gli consente di invertire la polarità della posizione. Per ritardare la sconfitta il Nero può spendere qualche mossa di attesa alla fine di ogni ciclo, ma ne possiede solo due. 9… Cd4 10. Cg7! Rb4 11. Rd5! Ce2 12. Ch5! Cc3+ 13. Rc6! Ce2 14. Rd6! Cd4 15. Cg7 a6 16. Rd5! Ce2 17. Ch5! Cc3+ 18. Rc6! 1-0 Dal nutrito scambio di messaggi con Arpad, durato una manciata di settimane, è poi scaturito lo schema finale dello studio, che vide la sparizione della lunga fase preparatoria, e l’aggiunta di un pedone nero che portò a tre il numero di cicli nella soluzione. Da quanto detto, appare chiaro che una stessa idea può essere realizzata in modi più o meno differenti, e non è detto che funzionino alla stessa maniera.
7 novembre 2020 - 22:47
Mi piacciono molto gli studi con pochi tipi di pezzi in gioco.
Una domanda sciocca: la prima semimossa di Bianco e Nero sembra abbastanza intuitiva, né sono presentate varianti alternative. C’è una ragione per cui lo studio non inizia una mossa più tardi? O è appunto 1. e5 che “abilmente aumenta l’effetto di opposizione a una terza coppia di caselle”, come scritto dal giudice, ed è quindi funzionale al tema?
8 novembre 2020 - 00:12
Altro che sciocca, domanda molto “tecnica”, grazie.
Diciamo che non c’è una formula, ogni compositore decide sul singolo schema e secondo un suo gusto che è tutt’altro che immutevole.
Posso parlare di me e di questo studio, altre opere possono avere una storia ribaltata.
Come ho sintetizzato nel testo, sono partito da una posizione diversa, cercando di preparare lo zugzwang che appariva dopo 8.a2-a4! nello schema originario, che a me appariva degna di punto esclamativo. Nello schema iniziale la mossa e5 è preceduta da 2 mosse preparatorie, meno scontate, in quello finale può servire a mascherare la soluzione ma non è funzionale al meccanismo, nè risulta sorprendente.
La scoperta dello zugzwang ciclico è del co-autore Arpad Rusz al quale avevo chiesto supporto. Lui aveva già costruito meccanismi simili con altre combinazioni di pezzi, in particolare con le torri, e dopo alcune iterazioni abbiamo concordato che la soluzione non doveva essere troppo lunga, in quanto si era già aggiunto un terzo ciclo alla soluzione.
La difficoltà nel costruire questi schemi sta nel fatto che molto frequentemente lungo la soluzione appaiono duali, cioè mosse del bianco che realizzano lo stesso risultato, a maggior ragione quando i pezzi sono pochi e la scacchiera è libera.
A differenza della maggior parte degli altri, gli studi di questo genere sono come orologi, quello che colpisce è la precisione dell’intero meccanismo, e non la brillantezza di mosse o sacrifici.
Infine, direi che gli studi più apprezzati non sono questi, ma piuttosto quelli con molte mosse paradossali, quelle che stordiscono la nostra concezione del gioco e ribaltano i luoghi comuni, quelle dove con molto materiale in meno si riesce a forzare uno stallo eccetera, quindi il piazzamento in un torneo prestigioso e appena dietro ad un famoso GM mi sorprese abbastanza favorevolmente 🙂
8 novembre 2020 - 19:57
Dimenticavo: le regole che ingabbiano i compositori lasciano poche chances di modellare la soluzione, però se uno studio è nato per sviluppare una idea, quando essa è già stata mostrata nella soluzione si può scegliere una continuazione “meno tenace” del difensore, che però contenga mosse più spettacolari.
Nello studio in questione esisteva quella seguente, già indicata nelle note, che sicuramente risponde allo scopo:
15… Cb5+ 16. axb5 a4 17. Cf5 a3 18. Cd4 Rc3 19. b6!! a2 ( 19… a6 20. b7 a2 21. Cb3 ) ( 19… axb6 20. Cb5+! ) 20. Cb5+ Rd2! 21. b7! a1=D 22. b8=D e vince
27 novembre 2020 - 10:43
http://didok.ru/2020/06/17/%d1%82%d0%b5%d0%be%d1%80%d0%b8%d1%8f-%d1%8d%d1%82%d1%8e%d0%b4%d0%b0-%d0%b2-%d1%82%d0%be%d1%81%d1%82%d0%b0%d1%85/
17 aprile 2024 - 19:36
Nota dal futuro: per molto tempo ho pensato che il blog di Didukh fosse scomparso insieme ai suoi articoli, invece ha solo cambiato nome. Per chi volesse leggere l’articolo (probabilmente solo io stesso), ecco qui il link aggiornato.
http://chessstudy.art/2020/06/17/теория-этюда-в-тостах/
27 novembre 2020 - 10:48
Per IrishGambit e altri interessati :
ho aggiunto qui sopra un link ad un articolo molto autorevole che risponde in modo esaustivo su quali caratteristiche dovrebbe avere un ottimo studio da concorso, ciascuno con esempi concreti.
27 novembre 2020 - 23:30
Grazie, materiale molto interessante e ulteriore spunto per me per proseguire lo studio della lingua russa. La traduzione automatica è leggibile ma di certo danneggia la bellezza della prosa. I contenuti sono molto interessanti e didattici, e ho trovato anche molto illuminanti i post in cui l’autore critica altri giudici di concorsi, illustrando un po’ cosa passa per la testa di giudicanti e giudicati.
28 novembre 2020 - 14:24
Ti dirò, il sito di cui parliamo è uno dei punti di raccolta della elìte mondiale della composizione.
E’ curato da quello che molti considerano il più autorevole teorico di questa specialità, Sergei Didhuk che ne è stato anche campione del mondo, è frequentato dal gotha della studistica contemporanea ( Oleg Pervakov, Yuri Bazlov, Vladislav Tarasyuk, Valery Gurov, Steffen Nielsen, Martin Minski, Vladimir Kuzmichev, Ilham Aliev, Amaznia Avni, Arpad Rusz, Gady Costeff, etcetera ), e quindi puoi trovarvi di tutto, dagli articoli teorici più specialistici, fino alle più accese dispute sui verdetti contestati.
Purtroppo S. Didhuk è anche un inguaribile purista, quello che in religione chiameremmo fondamentalista, e spesso in ciò che scrive si notano eccessi sia verbali sia dogmatici, che a me e ad altri amatori non piacciono. Resta il valore indubbio delle questioni “tecniche” trattate, per cui mi limito a leggere e apprendere quello che si può, senza quasi mai intervenire.
Se ti piace il russo, segui i commenti originali di Yuri Bazlov, un santone della vecchia scuola sovietica ( in forte contrasto con Didhuk, che invece è ucraino ), sempre pieni di citazioni poetiche e letterarie, aneddoti storici e modi di dire popolari del suo paese.
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