Le vignette e le interviste di Angelmann
Prosegue la pubblicazione di alcuni dei principali articoli del sito storico del blog Scacchierando.net, recuperati grazie all’archivio internet Archive.org e ripresentati in vista del quindicesimo compleanno di Scacchierando.
Dopo l’ingresso di “Runner” nel novembre 2005, del quale abbiamo detto la volta scorsa (QUI), nel corso del 2006 la Redazione si è ampliata ulteriormente con l’ingresso di altri appassionati. Il primo è stato “Angelmann”, al secolo Angelo Mammana, scacchista romano frequentatore negli anni 80 di circoli storici della capitale come il Cral INPS DG. Angelo ha portato in Redazione le sue doti professionali ed umane di profondo analista ed educatore: è il “saggio” del gruppo, l’àncora per gestire al meglio i momenti difficili, ma come vedremo anche la sottile ironia!
In questo articolo riproponiamo, tra le centinaia di pezzi prodotti, alcune delle migliori vignette che siamo riusciti a recuperare, pubblicate tra il 2006 ed il 2008, insieme a due succulente interviste del 2010.
Le prime tre vignette riguardano il Mondiale 2006 tra Kramnik e Topalov, che sancì la riunificazione del titolo mondiale dopo 13 anni, ribattezzato Toilet Gate per le accuse di Topalov al suo avversario di recarsi troppo spesso in bagno.
Seguono la striscia dedicata a Michele Godena nel corso del CIA 2006 e il duetto del 2008 tra il Presidente Sergio Mariotti ed il CT Fabio Bruno nelle vesti di allenatori, in un connubio tra scacchi e calcio.
Chiudono, come anticipato, due interviste, entrambe realizzate al torneo di Roseto 2010 con i miti Sveshnikov e Romanishin.
“Angelmann”, vincitore dell’Open B a Roseto 2010
Mondiale 2006 Kramnik – Topalov
Michele Godena a Cremona 2006
La serie CT, con Mariotti e Bruno
CT 1
CT 2
CT 3
CT 4
CT 5
CT 6
Quattro chiacchere con… Evgeny Ellinovic Sveshnikov!
Dopo tante giornate di pioggia il sole ha deciso di intervenire sin dall’inizio del torneo qui a Roseto, ponendo l’ultimo tassello per una manifestazione davvero bella, che fruisce dei pregi di un villaggio sul mare, dalle ottime attrezzature e dagli spazi ampi, a partire dalla sala di gioco, situata nella sala congressi dell’hotel. Ci si incontra, si rinnovano o instaurano conoscenze ed amicizie, e gli scacchi sono un po’ dappertutto, dai tavolini della struttura a quelli delle verande delle villette che compongono la zona residence.
Un bel clima per un ottimo festival, che verrà con ogni probabilità riproposto, incrementando con apposite iniziative quell’aspetto di cittadella degli scacchi che già quest’anno sta affascinando i partecipanti.
Avevo sperato di intervistare Sveshnikov già a Cesenatico 2008 ma sapevo che il grande campione e teorico non parla molto l’inglese (nemmeno o, peraltro…) e il mio russo non è particolarmente fluente… 🙂 Qui ho la fortuna di essere aiutato da Sandra, una splendida ragazza lituana, e Sveshnikov accetta subito di essere intervistato, specialmente sentendo che si tratta di un blog amatoriale, che ha come unico fine la promozione del gioco.
Scacchierando: Lei è nato a Cheliabinsk e vive a Riga.
Sveshnikov: Sì, a Cheliabinsk, nel 1950. Ho 60 anni (segnalo il bell’articolo di Chessbase in occasione del suo 60mo compleanno www.chessbase.com/
S. : A che età ha imparato a giocare?
Sveshnikov: A due anni giocavo con una scacchiera e le pedine della dama! A 5 anni mio padre mi ha insegnato le regole degli scacchi. Giocavo con lui e con mio nonno, e abbastanza presto sono arrivato a batterli entrambi, anche se gli scacchi restavano solo un passatempo familiare. Le cose sono cambiate quando avevo 8 anni, partecipando ad un campeggio estivo, con ragazzi di tutte le età. Venne organizzato un torneo di scacchi e lo vinsi! Lo considero il primo dei 93 tornei che ho vinto fino ad oggi. Il premio era una grande targa di legno con inciso “Il vincitore” e lo conservo tutt’ora! E quanto alle vittorie spero di arrivare a quota 100.
S. : Poi, ha giocato nelle Case dei Pionieri, ha avuto dei maestri?
Sveshnikov: Sì, ho cominciato a giocare più assiduamente. Ho avuto un unico maestro, un candidato (non ci si inganni, un candidato maestro russo dell’epoca corrisponde a un MF o IM di oggi! – ndr), Leonid Aronovitch Gratvol, che oggi ha 73 anni e vive in Israele, siamo ancora in contatto. Non sono mai stato comunque un bambino prodigio. La mia crescita è avvenuta lentamente, studiando con impegno grazie alla mia passione per il gioco.
S. : Oltre agli scacchi ha portato avanti anche gli studi?
Sveshnikov: Sì, mi sono laureato in ingegneria a 22 anni e ho iniziato a lavorare. Non avevo ancora fatto il servizio militare e a 24 anni mi fu chiesto se volevo svolgerlo normalmente o, in quanto Maestro, se volevo giocare a scacchi. Scelsi gli scacchi, diventando rapidamente Maestro Internazionale e Grande Maestro a 27 anni. Da piccolo adoravo la geografia e sognavo di vedere tutto il mondo; gli scacchi mi hanno aiutato a farlo e sono pochi i luoghi dove non sono stato!
S. : Ha avuto da subito l’interesse per l’approfondimento teorico? Ho letto che ha lavorato molto con Gennadi Timoshchenko.
Sveshnikov: Non proprio. Anche Timoshchenko viveva a Cheliabinsk e dopo una nostra partita, in cui vinsi, mi chiese delle mie idee e degli sviluppi strategici su cui ero impegnato, lavorando insieme per un po’. Sono sempre stato interessato dal lavoro teorico e peraltro ho iniziato molto presto, a 30 anni, ad insegnare.
S. : Pensavo che come lettone e grande attaccante avesse avuto dei legami con la grande scuola di Riga, ma mi sembra di capire che non sia stato così…
Sveshnikov: No, in effetti no, Gratvol è stato il mio unico insegnante.
S. : Quale successo della sua carriera ricorda più volentieri?
Sveshnikov: Forse nessuno in particolare, da un lato amo il gioco nel suo insieme, dall’altro sono a volte legato più alle singole partite, alla creatività, alle belle combinazioni, momenti del gioco che mi entusiasmano. Botvinnik ha lavorato molto per una visione scientifico–matematica degli scacchi, anche come pioniere della ricerca informatica, influenzando la scuola russa e lo stesso sviluppo moderno degli scacchi. Io ho sempre preferito una visone più artistica e creativa.
S. : Quindi dovrebbe apprezzare particolarmente i grandi attaccanti creativi, come Tal, Nezhmetdinov…
Sveshnikov: Certamente. Ho conosciuto bene Nezhmetdinov, dividendo con lui la stanza per un mese durante una fase di training. Un uomo interessante e geniale, l’unico che conoscessi capace di eccellere sia nella dama che negli scacchi. Con Tal ho uno score positivo, 4 a 3 per me, mi sembra.
In prima fila, all’estrema sinistra, il 15enne Karpov. Alle sue spalle, sempre all’estrema sinistra, Sveshnikov, qui 17enne (foto Chessbase)
S. : Ha incontrato molti campioni del mondo…
Sveshnikov: Tanti! Il mio punteggio complessivo contro i campioni del mondo è quasi alla pari, 22 a 23. Otre a Tal ho giocato con Smyslov, Petrosjan, Spassky, Karpov, Kasparov, Kramnik, Anand. Non considero tra i campioni del mondo i vincitori dei tornei knock-out della Fide, per me il titolo è passato da Kasparov a Kramnik ad Anand.
S. : Che ricordo ha dell’Olimpiade di Torino?
Sveshnikov: In generale non amo particolarmente le Olimpiadi. Ho giocato in molte competizioni a squadre, in particolare agli europei, anche con risultati lusinghieri. Di Torino ricordo particolarmente la sala di gioco, davvero splendida. Ho giocato molte volte in Italia, la prima occasione fu a Marina Romea, nel 1977. Mi piace molto la Sicilia, dove ho vinto anche un torneo. Mi sembra di aver vinto sei tornei in Italia.
S. : Gli scacchi richiedono molto tempo e grande impegno. Prendono più di quello che danno?
Sveshnikov: Ognuno cerca qualcosa negli scacchi e gli scacchi offrono molto. Io ho sempre avuto una grande passione e li trovo sempre meravigliosi.
2 vittorie e 1 sconfitta per Evgeny contro il grandissimo Smyslov
S. : Lei sostiene che sarebbe necessario introdurre delle regole per tutelare i grandi giocatori, dando loro i diritti sulle partite che giocano.
Sveshnikov: Assolutamente. Le partite in pochi istanti sono disponibili in tutto il mondo. Basterebbero pochi centesimi da parte di chi segue le partite in diretta per cambiare le cose. E i database rendono molto difficile giocare, innovare. Oggi è troppo facile diventare GM e troppi Grandi Maestri si limitano a “muovere i pezzi”. Lo spazio per creare si è troppo ridotto.
S. : Gli scacchi 960, il Fischer random, possono essere una frontiera?
Sveshnikov: Non mi piacciono gli scacchi 960, molte posizioni iniziali sono troppo innaturali o sbilanciate (qui e in qualche altro punto abbiamo avuto qualche difficoltà a capire e speriamo di aver interpretato bene il pensiero di Sveshnikov, dato che la nostra interprete non conosceva affatto gli scacchi – ndr).
S. : Un’ultima domanda, il campione del passato che ha amato di più?
Sveshnikov: Ah, amando gli scacchi, tutti! Forse, ho una grandissima considerazione non tanto, o non solo, per i campioni del mondo quanto per i grandi innovatori. Mi vengono in mente Paulsen, Chigorin, Nimzowitsch, soprattutto. In epoca più moderna citerei Boleslavsky, Geller, lo stesso Polugaevsky. Sono uomini che hanno intrapreso un viaggio più profondo di conoscenza, che non hanno esplorato solo la partita ma il gioco nella sua interezza. Forse, come grandi esploratori, sono i veri vincitori della storia degli scacchi.
Qui si è chiusa l’intervista, una passeggiata per oltre un’ora nella storia e nella visione degli scacchi di un grande come Evgeny Sveshnikov. E parlando di grandi innovatori… Mark Taimanov ha definito la variante Sveshnikov della Siciliana come l’ultima grande acquisizione della teoria delle aperture.
Ieri sera, 8 giugno, lo stage. Sveshnikov ha parlato delle aperture, partendo da concetti semplicissimi e noti a tutti gli scacchisti. Pian piano, però, continuando ad utilizzare come guida l’occupazione del centro, lo sviluppo dei pezzi e la sicurezza (non solo del re), il fascino della visione della scacchiera del grande giocatore e ricercatore si è fatto strada nella percezione dei partecipanti. E Sveshnikov l’ha sentito, spendendosi con passione per tre ore, fino all’una di notte! Una considerazione dell’apertura molto legata all’occupazione del centro con i pedoni, coerente con le linee di apertura da lui sviluppate. Un ultimo dettaglio: parlando con loro della spinta e5, Petrosjan e Karpov gli dicevano che non poteva giocare così, che non poteva essere giusto. “Ma credo che la storia abbia detto il contrario”, ha concluso Evgeny Ellinovic Sveshnikov!
Un pomeriggio con Oleg Romanishin!
Roseto, sabato 12 giugno, ore 14, il torneo si è appena concluso. Per il caffè del dopopranzo ci sediamo al bar con Oleg Mikhajlovhic Romanishin: è il momento della promessa intervista. Romanishin parla un inglese fluente, come già dimostrato nel magnifico stage tenuto mercoledì sera. Per fortuna Scacchierando è presente in forze, con LightKnight e Stefano Bellincampi che se la cavano molto meglio di me.
Per una ventina di minuti si è seduto con noi ad ascoltare anche Lorenzo Pescatore, alle prese con un gelato. Giovanissimo speciale Lorenzo, scacchisticamente e non solo! Il clima della chiacchierata è immediatamente piacevole e cordiale: non si parte con una domanda ma parlando di scacchi azzurri.
Romanishin: Gli scacchi in Italia stanno sicuramente crescendo e si disputano molti tornei. Ho incontrato molti giocatori italiani: ho giocato con Mariotti, a Leningrado nel 1977, un giocatore molto creativo, molte volte con Godena, giocatore interessante, sempre molto solido, e con tanti altri. Ho anche avuto modo di tenere un breve training con Vocaturo e Piscopo, organizzato da Nicola Pienabarca.
Scacchierando: Che impressione ha di Caruana?
Romanishin: con tutta evidenza un giovane di talento, ma non saprei dire di più senza conoscerlo direttamente, giocarci e analizzare con lui.
S. : Qui ha giocato con Axel Rombaldoni.
Romanishin: Sì, l’avevo già incontrato a Bratto. Ho vinto entrambe le volte, anche se è un giovane con buone qualità e potenzialità. Forse, per ora, tende a sbilanciarsi troppo in attacco. Ho incontrato due volte anche Denis.
S. : Quando è venuto per la prima volta in Italia?
Romanishin: Nel 1978, a Genova, in occasione di una Festa dell’Unità, tenendo diverse simultanee. Sono tornato nel 1984, sempre per delle simultanee, in varie città. Il primo torneo è stato quello di Reggio Emilia 1984 / 85 . Da allora sono venuto molte volte e mi trovo sempre benissimo in Italia, mi piace molto la cucina e adoro il caffè. Durante il Torneo di Frascati, nel 2006, ho avuto modo di passeggiare per Roma con la mia famiglia e di prendere un caffè a Piazza di Spagna: ho un magnifico ricordo di quella giornata. Prima di ripartire (per un torneo in Ungheria, a Heviz, sul lago Balaton) mi fermerò un giorno a passeggiare per Roma, città che mi piace moltissimo.
S. : Ha imparato a giocare a 5 anni.
Romanishin: Sì, con mio padre, che era un forte giocatore, ha vinto anche un Campionato di Leopoli (Lvov), la nostra città. Mio padre aveva molti libri e a casa c’era una bella atmosfera scacchistica. Io sono l’ultimogenito: anche i miei fratelli giocavano ma con minor dedizione.
S. : C’era grande spazio per gli scacchi nell’Unione Sovietica di allora.
Romanishin: Ah, sì, erano il gioco più seguito dopo il calcio! Il governo promuoveva il gioco, che era davvero molto diffuso. Si parlava di scacchi sui giornali, non solo su quelli specializzati ma anche sui quotidiani, e c’erano delle trasmissioni alla radio. Durante il match tra Botvinnik e Petrosjan, nel 1963 (Romanishin aveva allora 11 anni – ndr), c’era un aggiornamento ogni ora, con le mosse giocate. Io e mio padre seguivamo le partite alla scacchiera, analizzando e in attesa delle mosse successive.
S. : Poi ha studiato con Viktor Kart. Oltre che un ottimo istruttore, Kart era un forte giocatore?
Romanishin: Non proprio allora, era un buon Candidato Maestro (ricordando che un CM sovietico dell’epoca corrisponde almeno a un forte FM di oggi – ndr), in un certo qual modo è cresciuto anche lui con noi, il suo primo gruppo di allievi, con me, Alexander Beliavsky e Adrian Mikhalchishin. I successi di Stejn, buon amico di Kart, avevano entusiasmato l’ambiente scacchistico di Lviv. Nel 1973 io vinsi il titolo europeo dei giovani e Beliavsky vinse il mondiale. Viktor si dedicava con passione e capacità. Invitava forti giocatori per un periodo di allenamento con noi, ad esempio Korchnoj, nel 1976. Oggi vive in Germania, ha 80 anni, siamo ancora in contatto.
Beliavsky, Viktor Kart e Romanishin a Lviv in occasione del festeggiamento dell’80° compleanno di Kart (foto Chessbase – segnalo il bell’articolo http://www.chessbase.com/newsprint.asp?newsid=5548)
S. : La sua crescita è stata rapida?
Romanishin: Abbastanza, sono diventato Candidato Maestro a 14 anni e Maestro a 16. Ho avuto il titolo di Maestro Internazionale con la vittoria all’europeo e sono arrivato a quello di GM nel 1976 (dopo aver già partecipato a due finali del Campionato Sovietico, con un fantastico secondo posto nel 1975, con Tal, Vaganjan, alle spalle di Petrosjan… Altri tempi e altri titoli! – ndr).
S. : Come giovane promettente fu affiancato a Tal.
Romanishin: No, questo non è esatto. Sono stato mandato a giocare un torneo insieme a Tal. Poi, nel 1975, abbiamo giocato di nuovo insieme e siamo diventati ottimi amici. Abbiamo svolto tre periodi di training insieme. Nel 1977 abbiamo vinto a pari merito il torneo di Leningrado, davanti a Karpov, Smyslov, Vaganjan, Taimanov, Ribli, Balashov, Beliavsky… Io sono stato fortunato, ho avuto modo di giocare e lavorare con grandissimi campioni.
Mikhalchishin, Romanishin e Beliavsky (foto Chessbase)
S. : Il suo stile è stato ispirato da qualcuno in particolare?
Romanishin: Non direi… Si apprende da tutti, da tanti diversi stili. Era la forza dell’Unione Sovietica di allora, c’erano tanti fortissimi giocatori, una grande diversità di idee e di fermenti. Ho sempre dato molto valore alla molteplicità dei punti di vista. Ho giocato con quasi tutti, anche con Leonid Stejn (detto con un sorriso, nel ricordo del grande campione ucraino, prematuramente scomparso). Oggi i giovani lavorano molto con i database ma hanno minori opportunità di allenarsi con i grandi campioni. Gli scacchi sono cambiati, sono diventati più veloci, forse troppo, i giovani hanno l’energia giusta per gli scacchi di oggi. Io dopo una partita di 5 – 6 ore sono esausto, per non parlare di un doppio turno.
S. : Lei è un attaccante e un grande teorico delle aperture.
Romanishin: Era maggiormente possibile proporre novità teoriche una volta, se lavoravi molto alla scacchiera. Oggi giochi una novità e dopo poche ore è conosciuta in tutto il mondo. Io ho sempre giocato cercando la vittoria, senza calcoli rispetto al torneo. Quando ho usato prudenza non sempre è andata benissimo. Nel 1975 giocai un torneo ad Olot, in Spagna. Ad un certo punto della gara ero in testa con 7,5 insieme a Csom e Filip. Il turno dopo giocavo con il bianco contro Csom, che usava spesso una sorta di “Riccio”. Pensai poco prima della partita a una novità nella sequenza 1.Cf3 Cf6 2.c4 e6 3.Cc3 b6 4.e4 Ab7 , giocando Ad3 al quinto tratto (la mossa era stata già sperimentata da Huebner contro Johannessen a Oslo, l’anno precedente, ma allora non c’erano i database e Romanishin non conosceva quella partita – ndr). Tuttavia non volli rischiare, giocai in modo diverso e persi malamente. Ci restai malissimo e passai tutta la notte ad analizzare la partita e la nuova variante. Alla fine dello stesso anno, al Campionato Sovietico disputato a Yerevan, giocai con Petrosjan e stavolta utilizzai Ad3: vinsi una bella partita! (http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1107067) Il giorno dopo Lev Polugaevsky giocò allo stesso modo contro Boris Gulko, poi è stata una variante giocata anche da Tal e da molti altri. In quel Campionato giocai un’altra buona novità contro Geller. Ricordo che Petrosjan mi disse che potevo anche giocare due buone novità a torneo ma che poi dovevo anche giocare tutte le altre partite! C’è una piccola curiosità successiva: nel 1996, 21 anni dopo, durante le Olimpiadi di Yerevan, andai in una farmacia e l’uomo dietro il banco esclamò: “Io la conosco! Lei ha distrutto il nostro grande Petrosjan nel Campionato del 1975!”. Mi sono trovato in una situazione simile al penultimo turno di Groningen, nel 1993, in una partita con il nero contro Beliavsky, decisiva per la qualificazione al Torneo dei Candidati della PCA. Due ore prima della partita pensai ad una novità nella variante Capablanca della Nimzoindiana, con Donna f5 (1.d4 Cf6 2.c4 e6 3.Cc3 Ab4 4.Dc2 d5 5.cxd5 Dxd5 6.Cf3 Df5 ). Stavolta, a differenza di Ad3, la giocai e vinsi! (http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1105910) All’ultimo turno affrontai Benjamin, non feci calcoli, giocai per vincere e andò bene, chiudendo con 7 su 11.
S. : Ha giocato con molti campioni del mondo.
Romanishin: Si, molte volte. Sono in vantaggio con Tal, Petrosjan, Spassky, anche con Kasparov, anche se ho giocato con lui solo quando era molto giovane, prima che arrivasse al titolo mondiale. Ho uno score tremendamente negativo con Karpov. Parlando della molteplicità degli approcci, Karpov ha una visione della scacchiera molto globale: di fronte a una posizione tende a valutare quali pezzi cambiare, quali valorizzare, a formulare un piano generale più che varianti. All’estremo opposto c’è Ivanchuk, con il quale ho svolto un periodo di training. Ivanchuk si affida alle sue eccezionali capacità di memoria e di calcolo, con varianti profondissime, anche di una quindicina di mosse!
S. : Ha vinto qui a Roseto!
Romanishin: Oh si, ho vinto, ma gli avversari mi hanno aiutato!
S. : Ha vinto molti tornei, ricorda quanti?
Romanishin: No, assolutamente! Poi bisogna distinguere tra i diversi tornei. Un secondo o terzo posto in una gara di valore mondiale ha un peso rilevante. Ho vinto tornei importanti, come a Odessa 1974, Hastings 1976, il già citato Leningrado 1977, Jurmala 1983, Mosca 1985, ma ricordo anche con piacere, ad esempio, il secondo posto a Tilburg 1979, a mezzo punto da Karpov e precedendo tanti grandissimi giocatori, come Portisch, Larsen, Spassky, Timman, Smyslov, Huebner, Hort, Sax, Sosonko e Kavalek… Un torneo durissimo!
S. : C’è una partita a cui è maggiormente legato?
Romanishin: Tutte! Forse di alcune sono particolarmente orgoglioso, come quella con Tibor Karolyi, a Tbilisi nel 1986, con un bel sacrificio, una partita incredibile (http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1118572). Anche quella con Amador Rodriguez, nel 1977, una partita particolare, con tantissime mosse consecutive di pedone. Poi sicuramente la vittoria con Spassky a Tilburg (http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1118162), le già citate partite con Petrosjan e Beliavsky.
S. : Ha giocato alle Olimpiadi sia con l’Unione Sovietica che con l’Ucraina.
Romanishin: Nel 1978, a Buenos Aires, venni convocato in quanto mancava Karpov, impegnato per il match con Korchnoj. Sono stato vicino alla convocazione altre volte ma quella fu l’unica occasione olimpica con l’URSS, mentre ai Campionati Europei ho vinto sei medaglie d’oro. Con l’Ucraina alle Olimpiadi ho vinto due argenti e due bronzi. Non mi piace molto il sistema attuale delle Olimpiadi, con i punti squadra. Soprattutto non mi piace la tolleranza zero nell’arrivo alla scacchiera, una regola idiota, in particolare alle Olimpiadi, con migliaia di persone in sala. Basta nulla per un ritardo. E’ una regola insensata per gli scacchi. Nel tennis, e il tennis ha grandi esigenze televisive, è ammesso un ritardo di un quarto d’ora! E nel tennis e in molti altri sport il riscaldamento pre – gara si svolge in campo, a scacchi non è così! A Wijk Aan Zee si paga una penale per il ritardo, più alta per il torneo A. E’ già un buon compromesso.
S. : Gioca a scacchi da 50 anni, ha ancora la stessa passione?
Romanishin: Da giovane ero più motivato, avevo molte ambizioni. Oggi vivo di scacchi, e si, comunque, li amo molto tuttora.
S. : C’è un campione del passato che le piace particolarmente?
Romanishin: Tutti! E’ come ho accennato per la scuola sovietica, la molteplicità di punti di vista e di stili è un valore. Mi dispiace non aver mai giocato con Keres, lui ha disputato il suo ultimo Campionato Sovietico nel 1973 e io il primo nel 1974. Ma l’ho conosciuto! (con un sorriso molto simile a quello fatto ricordando Stejn, con un segnale di stima, e di affetto per il ricordo – ndr).
La premiazione, con l’Assessore al Turismo di Roseto, Dr. Antonio Porrini
Qui si conclude l’intervista, durata ben due ore, ma non il pomeriggio con Oleg! Ci offriamo di dargli un passaggio per la premiazione, che si svolgerà nella piazza del comune; nell’attesa ci troviamo davanti a una scacchiera della sala analisi e Stefano chiede a Romanishin delle valutazioni su alcune varianti minori della Nimzoindiana. Ne esce fuori una diversa sequenza di mosse, naturalmente segreta!! Si va alla premiazione e dopo accompagniamo Romanishin a fare il biglietto per il pullman, verificando in albergo la possibilità di essere accompagnato l’indomani mattina presto alla stazione. Alla compagnia si aggiunge il Maestro Internazionale Pap. In macchina si chiacchiera, non solo di scacchi. Si parla di Roma e risulta evidente l’interesse che susciterebbe un bel Festival nella città eterna. Romanishin trova un interesse in comune con Stefano nel tennis, sport che ha scoperto tardi ma che gli piace molto. Oleg ha anche una figlia sedicenne che è una buona promessa del tennis e disputa già tornei internazionali giovanili. Dopo il torneo sul Balaton, Romanishin giocherà un open in Germania e il suo carnet di impegni è già pieno fino ai primi di settembre, senza la previsione per ora di altri tornei in Italia.
Si torna al Villaggio e dopo cena ci salutiamo con grande cordialità. In macchina verso Roma io e Stefano commentiamo le belle giornate di Roseto e lo splendido pomeriggio. E’ stato davvero un grandissimo piacere conoscere Oleg Mikhajlovhic Romanishin!
13 giugno 2020 - 07:26
Sei GM tu? ?
13 giugno 2020 - 08:37
Un vero piacere ritrovare queste pagine, grazie!!
Galeotta fu Torino 2006, l’incanto di quelle giornate mi fece riallacciare qualche contatto, di lì a poco l’inizio della passeggiata con Scacchierando.
Per un vecchio dinosauro come me internet è un luogo stupefacente. I rapporti in redazione sono sempre stati prevalentemente virtuali ma hanno cementato amicizie di valore. Ci si conosce davvero, si sviluppa stima e coesione intorno alla nostra piccola creatura del blog. Penso e spero che Scacchierando abbia portato la sua piccola pietruzza agli scacchi azzurri.
Anni belli ma porca miseria quanto corrono!
13 giugno 2020 - 15:58
mitico Agel
13 giugno 2020 - 17:18
volevo scrivere mitico Angel
13 giugno 2020 - 18:06
Capito uguale, grande Tigrotto, e grazie!
Mi hai ricordato una vecchia striscia del fumetto comico “Colt”, di T.K.Ryan, che credo in pochi ricordino. Il protagonista, Colt appunto, viene a un certo punto catturato dagli indiani e deve vincere un combattimento per ottenere la libertà. Il capo lo porta così dal loro campione, Bufalo Bucolico, un indiano enorme e muscoloso. Il capo gli chiede se ricorda le regole del combattimento e Bufalo Bucolico risponde “Cidere, cidere, cidere…”.
Il Capo si rivolge a Colt e gli dice “Smozzica un po’ le parole.” “Ho capito lo stesso!” risponde Colt!
14 giugno 2020 - 19:21
La vignetta Mariotti Bruno è graficamente molto simile, come Caruana Vallejo.
Di quell’epoca c’è anche uno speciale Scacchitalia 2008 scritto da Bruno relativo alle Olimpiadi:
http://www.federscacchi.it/str_reg.php?tipo=6
Ho ritrovato con piacere altre citazioni negli scacchitalia 2007 e 2012 :-).
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