Il punteggio Elo dal 1971 al 2023 (2)
Nel precedente articolo ho cercato di analizzare la differenza tra i punteggi alti della prima fase dell’Elo (1971 – 1984) e quelli attuali, valutabile in 156 punti circa. Non tutti questi punti però sembrano derivare dall’inflazione, con altri fattori che probabilmente hanno inciso, a partire dalla diffusione del gioco. È tuttavia difficile dare una dimensione a questi fattori.
Rinviando a questo successivo articolo, accennavo ad un metodo assolutamente empirico per cercare di ottenere un dato più “preciso” sulla inflazione intercorsa: la nostra percezione della forza di giocatori di periodi diversi! Un metodo altamente “spannometrico”, come evidenziato dal prof. Apard:
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Sono partito da Karpov, molto adatto per l’età (nato nel 1951, ha attraversato in gran parte il periodo teoricamente migliore, che va dai 25 ai 35 anni circa, nella fase di stabilità iniziale dell’Elo, 1971 – 1984) e per l’idea piuttosto chiara che potremmo avere della sua forza di gioco. Ho ricavato una prima impressione e ho poi analizzato il percorso di diversi altri giocatori (Timman, Ljubojevic, Beliavsky, Yusupov, Kasparov, ecc.). Dopo diverse prove e verifiche, una differenza di 132 punti tra i due periodi di “stabilità” dell’Elo (1971 – 1984 e 2011 – 2023) mi è sembrata la più aderente alla mia percezione e ho stilato una tabella di modifica del punteggio Elo anno per anno, scalando via via i vari punteggi in base al livello degli anni analizzati nelle medie fatte per il grafico iniziale (ovvero, non con una differenza identica di anno in anno ma seguendo le maggiori o minori accelerazioni della fase di incremento dell’Elo).
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Intendiamoci, si tratta più di una curiosità, quasi un gioco, anche se, spero, interessante e non del tutto peregrino. Già il punteggio Elo in sé non è niente di così preciso…
Alcuni percorsi Elo, con i dati effettivi e quelli “rivalutati” (ovviamente, arrivati al 2011 rimane solo la linea dell’Elo pubblicato). Per semplicità e data l’indisponibilità di molte liste di luglio, ho utilizzato solo i dati delle liste di gennaio, i grafici dovrebbero comunque restare indicativi.
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Di seguito alcune liste (top 25) con l’Elo FIDE e quello modificato con la tabella. Quella del 1970 non è una lista pubblicata ma è stata calcolata all’epoca dal prof. Elo (approssimata ai 10 punti e non ai 5, diversamente da quelle successive).
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Una discreta mole di dati, di carne al fuoco mi sembra ce ne sia abbastanza. Sarebbe interessante sentire la vostra opinione sul mio “spannometrico” 132, che impressione avete? Potrebbe essere di più? Di meno?
Il giochino dell’Elo “rivalutato” potrebbe prestarsi ad altri articoli, forse abbastanza “sfiziosi”, vedremo in futuro.
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22 febbraio 2023 - 00:45
Le vignette del prof. Apard mi mancavano 🙂
Quanto al resto, sembrerebbe che la fine dell’inflazione abbia portato di conseguenza alla fine delle discussioni sulla medesima. La mia opinione, che conta davvero nulla, è che mi pare azzardato sostenere che cinquant’anni di progresso nello studio del gioco, peraltro amplificato dall’avveto dei calcolatori, possano avere avuto un effetto nullo sulla forza di gioco dei giocatori d’élite. Però, ripeto, la mia è chiacchiera da bar.
22 febbraio 2023 - 11:14
Mah, matassa difficile da dipanare.
Nel mio esempio l’aspetto dell’aumento della forza dei giocatori d’élite non è nullo ma corrisponde a 24 punti Elo (156 la differenza media tra i due periodi di “stabilità”, 132 punti l’ipotesi di inflazione, 24 i rimanenti), che non sono poi pochissimi, corrisponderebbero ad un aumento della base dei praticanti del 60 – 70% (con l’esempio del raddoppio dei praticanti fatto nell’altro articolo, la differenza media tra il 25° e il 50° giocatore nelle liste è di 34 punti circa, tra il 50° e il 100° è di 38 punti circa).
Lo stesso concetto di base dei praticanti è difficile da definire, a me sembrerebbe più pratico valutare il rapporto tra una fascia Elo “intermedia” (ad esempio 2250 – 2299, che potrebbe avere una certa “stabilità”) e il numero di giocatori over 2700, dati però non facilmente disponibili (almeno, non per i miei modesti mezzi / capacità). Va considerato che nei primi 20 – 25 anni dell’Elo vi era un numero importante di forti giocatori che non comparivano nelle liste FIDE, in particolare in Unione Sovietica, è insomma difficile disporre di dati omogenei.
La tua impressione, mi sembra di capire, è che i 132 punti di inflazione che ho ipotizzato siano troppi e ovviamente potrebbe essere così. A me, a parte la plausibilità del livello Elo dei vari giocatori secondo la mia percezione, convince abbastanza il fatto che i diversi percorsi riacquistino una certa “logica” rispetto all’età, riportando ad una situazione in cui si tocca un massimo livello personale intorno a 30 anni (25 – 35), resistendo poi più o meno bene fino ai 40 – 45. Se il livello dell’inflazione fosse di “soli” 80 – 100 punti questa “plausibilità” sarebbe meno evidente, con diversi giocatori che avrebbero raggiunto il loro livello massimo a 40 – 45 anni, cosa che contrasta con tanti altri dati e che per me è difficile da credere.
Aiuta perdere un po’ di tempo a guardare i grafici. Quello di Karpov ci parla di un giocatore che si è mosso a lungo intorno ai 2830 – 2840, ovvero un po’ di più di giocatori come Caruana e Aronian (zona 2810), per la mia percezione “ci sta”. È interessante anche Beliavsky, giocatore che precede l’era dei database ma che è rimasto a lungo avversario di tutto rispetto anche per le successive generazioni. Kasparov “vola” un poco oltre il livello di Carlsen ma l’aumentare o il diminuire l’importanza dell’inflazione incide meno nel suo caso, essendo più vicino ai giorni nostri. Questo non significa che Kasparov sia stato più forte di Carlsen ma solo che ha dominato in misura ancora superiore sui suoi contemporanei… E poi, parliamo di Kasparov, peraltro con la sensazione che la sua abnegazione per gli scacchi sia stata maggiore di quella di Carlsen.
Il metodo “spannometrico” ha ovvi limiti ma offre sicuramente spunti di interesse.
22 febbraio 2023 - 21:18
Si chiamava Arpad.
22 febbraio 2023 - 22:14
Prof. Apard è solo il nome del personaggio delle mie modeste vignette.
23 febbraio 2023 - 23:21
Devo però ammettere che solo ora vedo il nesso 🙈
16 marzo 2023 - 11:09
Ho letto solo ora, ma non è mai troppo tardi per andare controcorrente.
Esiste l’inflazione nel punteggio ELO ?
Nessuno può dirlo con certezza, ma alcuni indizi conducono a ritenere di sì.
Quanto peserebbe l’inflazione nei punteggi attuali ?
Nessuno può dirlo con certezza, ma alcuni indizi portano a ritenere che pesi relativamente poco.
A cosa è dovuto l’aumento del punteggio medio della fascia alta dei giocatori agonisti ?
Bè qui non c’è alcun dubbio che in massima parte è il risultato dei progressi sia teorici che tecnici.
Provo a motivare questa convinzione.
La teoria delle aperture ha fatto enormi progressi negli ultimi 30 anni, grazie alla informatizzazione del gioco e ai software che sono sempre più forti: i giocatori che gradualmente subentrano nella TOP 1000 sono mediamente molto più preparati della TOP 1000 di 30 anni fa e hanno beneficiato delle conoscenze acquisite e rese pubbliche dai predecessori.
A prescindere da talento e dedizione, elementi troppo soggettivi per ricavarne certezze, in un match a squadre una rappresentativa di giocatori odierni prevarrebbe facilmente su una ipotetica rappresentativa degli anni ’90 o dei primi anni 2000, per il semplice motivo che la conoscenza del gioco progredisce costantemente.
Il punteggio ELO non può registrare fedelmente questo progresso, perchè non è possibile congelare un GM del 1995 e confrontarlo con quelli odierni.
Fattostà che dopo i 40 anni di età gli agonisti rallentano i loro progressi e devono gestire un declino più o meno rapido, ma comunque cedendo punti del loro rating, semplicemente perchè anche quando migliorano le loro conoscenze, lo fanno più lentamente dei loro avversari più giovani.
È la costante cosmica del progresso scacchistico, e anche la difficoltà maggiore di chi fa agonisno a qualsiasi livello : puoi studiare, migliorare, crescere, ma se lo fai più lentamente della media dei tuoi avversari perdi rating.
La inflazione in se invece, ammesso che esista, avrebbe un andamento frastagliato, dipendente soprattutto dalle regole imposte per l’acquisizione del primo punteggio e dal coefficiente K che determina la pendenza delle variazioni.
Ci sono stati scossoni su questo fronte, ma limitati nel tempo e ristretti alla fascia bassa degli agonisti.
Non è dato sapere con certezza quanta inflazione si sia davvero trasferita sui punteggi più alti.
16 marzo 2023 - 15:18
Ho l’impressione che tu non abbia letto il primo articolo Mario, questo è solo una appendice “divertente / interessante”, con una ipotesi a spanne (secondo la mia percezione) per vedere cosa ne esce fuori. C’è il link a inizio articolo e lo metto di seguito:
https://www.scacchierando.it/elo/il-punteggio-elo-dal-1971-al-2023-1/
Non vai “controcorrente”, è un argomento che non consente grandi certezze e lascia spazio a opinioni e percezioni, più o meno legate ai pochi elementi disponibili. In questo quadro ricavi le tue percezioni – opinioni, ovviamente legittime.
Non è del tutto chiaro come faccia il punteggio Elo a rispecchiare la maggior forza di gioco dei giocatori di oggi, dato che si muove non su una scala assoluta ma solo nella relazione con il punteggio degli altri giocatori.
Nei due articoli ipotizzo che questo avvenga solo in modo indiretto, in relazione al numero dei praticanti e per il maggior numero di professionisti rispetto a 40 anni fa (ipotizzando che un professionista ricavi maggior vantaggio dagli strumenti, database software ecc., disponibili oggi).
Sull’argomento ricordo una domanda di Marin a Ivanchuk (a Rocca di Papa) sulla forza dei giocatori del passato. Ivanchuk disse che riteneva che ci fosse differenza nell’evoluzione della teoria delle aperture ma non per altro, sentendo i campioni di allora del tutto analoghi a quelli di oggi. Marin disse che era anche la sua percezione. C’è da dire che siamo ancora (2007, mi sembra) in epoca pre – reti neurali, oggi il gioco viene avvertito in termini ancora più dinamici.
Parlo più volte di “inflazione dei punteggi alti” perché non è affatto chiaro cosa sia accaduto nell’intero sistema di rating, nel complesso potrebbe essere più probabile una deflazione.
In ogni caso, un aumento dei punteggi dei giocatori più forti è di tutta evidenza, si tratta di capire quanta parte derivi dall’eventuale (e probabile) inflazione e quanta sia attribuibile alla maggior forza di gioco dei top player.
Non apparendomi possibile alcuna misurazione obiettiva, ho giocherellato un po’ con le varie ipotesi, arrivando a quella si adatta meglio alla mia percezione e proponendola per quella che è: un coefficiente a spanne del tutto arbitrario ma, credo, interessante.
Rispondendo ad IrishGambit (che come te si aspetta una maggiore incidenza della crescita della forza dei giocatori) ho segnalato qualche argomento che attiene alla mia percezione.
20 marzo 2023 - 08:44
Sì Angelo, ho letto anche la prima parte, ma poi ho scritto solo qualcosa che ribadiva la mia quarantennale percezione del fenomeno.
Sarà che la parola inflazione provoca sempre in me reazioni simili all’orticaria.
In campo economico si usa il termine per descrivere un aumento dei prezzi causato dalla proliferazione del valore del denaro circolante e/o dalla scarsità di beni. In sostanza alla sommatoria delle valute corrisponde un corrispettivo inferiore in beni prodotti e/o materie prime disponibili.
Traslato nella materia scacchistica equivale a dire che la sommatoria dei punteggi Elo cresce più rapidamente della sommatoria del valore scacchistico, cioè del connubio tecnica + talento + preparazione agonistica.
La mia impressione registra esattamente il contrario !
La prima motivazione che trovo più calzante è che il punteggio Elo prende atto delle variazioni con un certo ritardo ( inevitabile ) cioè registra il progresso dei giocatori in crescita e il calo di quelli in declino con un consistente ritardo rispetto a quando avviene realmente.
Questo particolare determina che una consistente inflazione sarebbe possibile solo se il numero dei giocatori diminuisse, invece accade esattamente il contrario.
Viceversa, il ritardo di cui parlo è inversamente proporzionale alle partite complessivamente giocate, se per assurdo ognuno giocasse 100 partite al giorno e il punteggio fosse aggiornato in diretta, il ritardo sparirebbe.
La seconda motivazione è che nel sistema economico si stampa denaro ( e si brucia quello vecchio ), nel sistema scacchistico entrano ed escono nuovi giocatori, è quello il contributo che si vede complessivamente.
L’assurdo è che se i giocatori di scacchi fossero complessivamente sempre gli stessi, il valore complessivo del loro punteggio Elo sarebbe identico, pur migliorando costantemente la loro forza.
Il sistema Elo in sè dovrebbe indurre piuttosto deflazione !
Non la vediamo perchè il numero di giocatori che entra nel sistema è assai più alto di quelli che ne escono, e perchè il meccanismo registra glj eventj con un certo ritardo.
20 marzo 2023 - 10:19
Leggo: <>.
Lodevole understatement di Marin e Ivanchuk, che mostrano il dovuto rispetto ai grandi del passato sulle cui spalle poggiano tutte le loro conoscenze attuali.
Ma, lasciando da parte i giusti omaggi ai miti del passato, davvero a me non pare che le conoscenze di mediogioco e finale di oggi (o del 2007) siano pressappoco sovrapponibili a quelle di diversi decenni fa.
Fermo che, se pure la differenza stesse “solo” nelle aperture, a livello top sarebbe comunque una differenza notevolissima. Noi comuni mortali possiamo giocare male l’apertura e confidare su un erroraccio dell’avversario che ci rimetta presto in gioco, ma a livello di 2800 giocare male l’apertura può avere conseguenze molto durevoli e gravi.
Altra considerazione: il numero di giocatori di torneo in generale e di giocatori professionisti in particolare è enormemente superiore rispetto a diversi decenni fa.
Ad un allargamento gigantesco della base corrisponde inevitabilmente un numero molto superiore di giocatori di vertice ed una molto superiore competitività al vertice.
Peraltro la base si è allargata non solo quantitativamente ma pure qualitativamente.
Oggi ci sono giocatori relativamente deboli con conoscenze di aperture, temi strategici, pattern, finali tipici, che qualche decennio fa avevano solo alcuni professionisti.
Con quali conseguenze?
20 marzo 2023 - 11:35
Mah. Queste comparazioni secondo me lasciano il tempo che trovano.
SI vuole a tutti i costi comparare giocatori di epoche diverse, che (non) avevano strumenti a disposizione (teoria, motori, ecc…) , giocavano con *regole* diverse (mossa in busta, tempi di riflesisone diversi, ecc… ) e con una base di giocatori diversa (elo minimo 2200 negli anni 70, poi via via il floor si è abbassato).
E’ come voler paragonare, nel tennis, il gioco di campioni anni 70, che avevano racchette in legno, superfici diverse, palline divere, con i tennisti attuali… divertissement, null’altro.
IL punteggio Elo è fatto apposta per stablire i più forti *tra i giocatori dello stesso periodo*
20 marzo 2023 - 13:30
Concordo con molte considerazioni e sicuramente ogni tentativo di comparare epoche diverse è molto aleatorio e, di fatto, non percorribile in modo obiettivo. Pure, vi sono molti tentativi di paragonare giocatori di epoche diverse e di stilare classifiche “all time”, è argomento che incuriosisce, Ho quindi provato a dare una occhiata in più al punteggio Elo, fermo restando che lo sviluppo di questo articolo è solo una curiosità, un gioco, come già scritto nell’articolo.
Sia il prof. Elo che Sonas (Chessmetrics) chiariscono che i loro punteggi non consentono di paragonare giocatori di epoche diverse, anche se in parte una occhiata al tema provano a darla.
Come ho scritto nel primo articolo, non saprei valutare l’aumento della base di partecipanti, mi sembra che vi sia stato ma è difficile precisarlo, anche rispetto al “sommerso” di tanti decenni fa. Quello che mi sembra più evidente è che il gioco è in grado di raggiungere più ampiamente ogni angolo del globo e molti talenti che un tempo non avrebbero nemmeno iniziato a giocare oggi hanno la possibilità di emergere. Un numero maggiore, quindi, di forti giocatori, peraltro supportati da un maggior giro di denaro.
Come opinione / percezione personale tendo ad attribuire al talento un peso maggiore rispetto alla crescita delle conoscenze scacchistiche. A parità di preparazione in apertura (che considero cosa diversa dalle conoscenze relative a medio gioco e finale) sono dell’opinione che forti giocatori del passato (ad esempio Keres, Fine e Botvinnik del torneo AVRO, con le conoscenze di allora) batterebbero nettamente i “normali” 2600 di oggi. Ritengo che velocità e profondità di calcolo incidano in misura più forte. Ovviamente, è solo una impressione non dimostrabile.
In linea di massima, una certa inflazione dei punteggi alti a me sembra molto probabile (se non evidente). Tutt’altra cosa è darle una dimensione, non dico precisa ma almeno ragionevolmente approssimata.
Se si ritenesse che non ci sia stata una variazione nel valore dei punteggi troverei strano, come ho accennato in un commento precedente, il percorso Elo di Karpov, Kasparov, Beliavsky, Gelfand, ecc. , con una fase di massimo rendimento intorno ai 40 – 45 anni, per me poco credibile.
Solo chiacchiere ma, secondo me, chiacchiere interessanti.
21 marzo 2023 - 16:47
Il percorso Elo di Karpov, Kasparov, Beliavsky e Gelfand è ben motivato dal fatto che essendo costantemente in lotta per le prime posizioni, e costantemente invitati nei tornei tra Top-GM, per non soccombere sono stati costretti a progredire ulteriormente, ben oltre la età media di un professionista ( che raggiunge il massimo attorno ai 28-30 anni ).
Anche altri ci sono riusciti ma è ben più alto il numero di quanti non hanno tenuto il passo, e pur non essendo meno forti, hanno smesso di progredire, anche se con motivazioni diverse.
Ho persino dubbi sul fatto che il talento di Botvinnik del 1938 possa prevalere facilmente sulla preparazione e la tecnica di un odierno 2700 : perchè scrivi 2600 ? La proiezione del rating di Boto lo stima a 2850 ( totale congettura secondo me, ma forse non secondo te ) per cui chi vuole azzardare dovrebbe ipotizzare un match con uno dei primi 3 al mondo di oggi ( nel quale a mio avviso non ci sarebbe storia ).
La cruda verità sta nel fatto che gli scacchi progrediscono costantemente, e il sistema Elo è largamente imperfetto per registrare questo progresso, semplicemente perchè è nato per fare altro.
La preparazione tecnica, la forza agonistica e l’aggiornamento teorico di un odierno GM professionista preso a caso tra i primi 50, secondo me farebbe carne trita di qualsiasi giocatore del torneo AVRO magicamente catapultato in un torneo odierno. Ma di questo possiamo accumulare solo congetture.
21 marzo 2023 - 17:42
Credo anch’io che gli AVRO-1938 avrebbero parecchi problemi con i top-50 del 2023, se un confronto fosse mai possibile.
I top mondiali migliorano di decennio in decennio più o meno in tutti gli sport. Figuriamoci negli scacchi, nei quali più che in altri sport si può sfruttare un bagaglio di conoscenze in continua espansione.
Prendiamo il leggendario Capablanca, dominatore un secolo fa, che all’AVRO c’era (anche se in parabola discendente).
Leggendari sono soprattutto i suoi finali.
Guardiamoli oggi, quei finali. Lui era talora geniale, per carità. Ma come giocava la larga maggioranza dei suoi avversari?
Mica tanto precisi, eh?
Prendiamo adesso un Carlsen, altro soggetto noto – un secolo dopo – per vincere finali duretti. Ma la qualità degli avversari è un po’ diversa, direi.
21 marzo 2023 - 21:01
Ho scritto normali 2600 perché mi riferivo a quella fascia di giocatori, avendo in mente le liste degli anni 70, in cui giocatori come Spassky, Petrosian, Portish, Larsen, Geller, Polugaevsky, Tal, avevano punteggi dell’ordine di 2620 / 2630. Non avevo controllato l’Elo storico di Arpad Elo per Keres, Fine e Botvinnik ma l’ho fatto adesso. Per Botvinnik segnala un picco di 2720 ma probabilmente riferito al dopoguerra. Per Keres indica 2670, per Fine 2660 (sicuramente riferito agli anni dell’epoca AVRO). Va ricordato che per il prof. Elo il senso era il paragone con i loro contemporanei. Suppongo sia andato a ritroso con gli stessi parametri con cui aveva avviato il sistema (non ho letto il libro).
Intorno ai 2630 troviamo giocatori come Iturrizzaga, Lenic, Popov. Salendo ai 2660 / 2670 incontriamo Cheparinov, Guseinov, Volokitin, Howell, ecc. . Con questi giocatori la mia sensazione è chiaramente a favore “degli AVRO”. Salendo ancora diventa più difficile. Lascerei stare Carlsen, diciamo che i due sfidanti del prossimo mondiale vincerebbero probabilmente in modo netto. Anche Giri e So sarebbero favoriti. Forse i Keres / Fine / Botvinnik del torneo AVRO se la giocherebbero con i “2700 bassi”, tipo Sjugirov, Vallejo, Shankland, e forse a questo livello propenderei di nuovo per i reduci del 1938. Ovviamente, solo impressioni personali.
L’articolo però si muoveva in altra direzione. Ero partito dalla valutazione media di 156 punti di differenza tra l’Elo degli anni 70 e quello di oggi. Ho considerato che non tutti questi punti derivano dal rigonfiamento dei punteggi alti, facendo vari esempi e considerazioni (aumento della base, maggior numero di professionisti, ecc.).
In questo secondo articolo ho giocherellato con una ipotesi a spanne, derivante dalla mia percezione, proprio come curiosità interessante / stuzzicante.
Che ci sia stata una certa inflazione dei punteggi alti sembra francamente evidente e ne è evidente la causa (la modifica dei coefficienti del prof. Elo con il limite a 350 di differenza). E’ probabile che il sistema nel suo complesso abbia visto una deflazione ma le partite giocate sono poche (rispetto a quanto servirebbe statisticamente), il numero dei giocatori rated è aumentato moltissimo, c’è spazio per entrambi gli effetti.
Non ho avuto idee per valutare con una qualche obiettività quanta parte dei 156 punti “misurati” dipendesse dall’inflazione e quanta dalla crescita scacchistica. Da qui questo secondo articolo “a occhio”. E’ possibile che la mia ipotesi di 132 punti (con cui ho costruito tabella e grafici) sia abbondante, magari anche molto. Per dare una dimensione con la propria percezione bisognerebbe fare varie prove, ipotizzare una differenza (ad esempio, 96 punti di inflazione e 60 di crescita, o 56 di inflazione e 100 di crescita, ecc.) e vedere se si accorda con la nostra personale impressione.
Giocatori arrivati, più o meno a lungo, alla terza posizione nel ranking mondiale (Yusupov, Beliavsky, Timman) si sono mossi su un livello dell’ordine di 2630 / 2650 e questo qualche riflessione potrebbe indurla. Con la tabella che ho stilato faticano a raggiungere i 2750 nei momenti migliori, e qui mi sembra in linea con la mia percezione.
Se non ricordo male, le valutazioni delle mosse da parte dei software non trattavano così male i giocatori del passato.
Tutto grandemente opinabile ma, ripeto, per me abbastanza interessante.
21 marzo 2023 - 22:55
La mia considerazione è la più banale, non credo si possa affermare che i geni del passato siano inferiori ai contemporanei.
C’è qualche scrittore avvicinabile a Dante, a Shakespeare, a Borges? Qualche artista paragonabile per qualità tecniche a Raffaello, a Monet, a Picasso?
Le riflessioni sull’elo sono senz’altro interessanti, ma forse accostare Nepomniatchi o Giri a Capablanca, Fischer e Kasparov è un esercizio un po’ troppo acrobatico.
22 marzo 2023 - 12:07
Una piccola riflessione sull’inflazione dell’Elo, perché sull’argomento ho letto fiumi di parole ma questa spiegazione non l’ho sentita praticamente mai.
Ai tempi della Genesi l’ELO FIDE era solo per gli over 2200 e si acquisiva praticamente soltanto in tornei chiusi. Se io venivo invitato a un torneo chiuso ed ero l’unico senza ELO, prima veniva calcolata la mia performance (mettiamo 2210, che diventava il mio punteggio nella successiva lista FIDE) E POI ai miei avversari veniva calcolata la VARIAZIONE per la vittoria, patta o sconfitta contro un 2210. Quindi NON ESISTEVANO partite in cui UNO GUADAGNAVA E L’ALTRO NON PERDEVA.
Dagli anni ’80 in poi tutto cambia, prima con i tornei a sistema svizzero e poi con le tranche. Con le tranche negli Open, un giocatore poteva entrare in lista per i suoi buoni risultati contro avversari titolati SENZA CHE QUESTI VENISSERO PENALIZZATI. Quindi non più “gioco a somma zero” ma drenaggio unilaterale di punteggi verso i nuovi entrati.
In più, siccome venivano calcolate solo le tranche in cui il giocatore era in forma (inizialmente sopra i 2200, poi ridotti per molto tempo a 2000), era facile che uno scacchista entrasse in lista FIDE con un punteggio SUPERIORE ALLA SUA REALE FORZA. Piano piano, quando si confrontava con altri giocatori, questo suo punteggio immeritato veniva ceduto ad altri e si generava un’inflazione che finiva per ripercuotersi sull’intero sistema.
Nel nuovo millennio, anche perché le potenzialità di gestione del sistema informativo sono infinitamente aumentate, la FIDE ha deciso che tutti gli scacchisti agonisti devono avere un punteggio internazionale. Ora quindi tutte le tranche valgono (anche quelle bassissime) e l’effetto inflattivo si è molto ridotto, ma se ci sono altri fattori di cui tener conto, come i giovani in continuo miglioramento e con un K più alto degli avversari, quindi vengono di nuovo immessi nel sistema più punti di quanti non ne escano.
Queste a mio avviso le principali cause dell’inflazione ELO, le altre spiegazioni (come l’effettivo miglioramento del livello medio di gioco, che non contesto anche perché dimostrabile oggettivamente con l’aiuto dei motori) esistono ma c’entrano poco.
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